Nel corso di questi ultimi anni all’interno della nostra esperienza di operatori abbiamo potuto osservare come la realtà circostante in tutte le sue manifestazioni mutasse repentinamente creando nuovi punti cardinali mentre molte organizzazioni culturali continuano ad avere comportamenti ed atteggiamenti ispirati ai vecchi modelli di riferimento. Cambiamenti rapidi e profondi della società e delle sue attese che inducono ad una maggiore complessità dei contesti a cui fare capo: consumatori, istituzioni, regole, linguaggi artistici, trame di relazioni, tecnologie, competenze. Ma anche problematiche settoriali stringenti che pongono alla punta dell’iceberg la diminuzione delle risorse finanziarie ma che poi invece si misurano alla base con una crisi di legittimazione sociale ed istituzionale, con la questione del ricambio generazionale, con la necessità di una ridefinizione dei rapporti con i propri pubblici di riferimento.
Riteniamo che tutto ciò proponga il tema del rinnovamento delle organizzazioni che operano nei vari comparti della cultura, dell’arte e dello spettacolo, a partire da una profonda riconsiderazione dell’agire strategicamente non soltanto come slogan e retorica manageriale ma come visione, intenti, ricerca di obiettivi, azione concreta, verifica dei risultati. Con questo approccio, idoneo a qualsiasi latitudine organizzativa, dimensionale e di attività, abbiamo voluto identificare le sfide dell’innovazione per chi produce e propone cultura senza intaccare le pratiche della creazione, della tradizione, del savoir faire artigianale, della memoria, della sperimentazione artistica, dell’interculturalità. Ci sembra che tali sfide partano dall’esigenza inderogabile di saper leggere il mondo esterno in primo luogo, senza restare prigionieri delle proprie suppellettili di conoscenza ma ampliando lo sguardo con occhi innocenti e da lì orientando strategie ed indirizzi.
Ci appare chiaro che il cambiamento per le nuove organizzazioni culturali si espliciti nel rivedere progettualità, offerta, modalità nel gestirsi, meccanismi operativi, sistema di relazioni, queste ultime centrate su una più virtuosa e cogente attenzione agli stakeholder, da individuare e governare rispetto all’interesse ed influenza che possono manifestare. Sfidante è certamente restituire centralità al capitale intellettuale delle organizzazioni culturali quando esso è valorizzato soprattutto nella sua essenza del capitale umano e di quello creativo, con la capacità di apprendere collettivamente ed all’occorrenza di saper disapprendere per affermare un modo nuovo del fare e dell’essere. Ma le sfide richiedono risposte sartoriali, fatte su misura di ciascuna organizzazione e tali risposte possono essere individuate solo da chi la vive quotidianamente e si misura con quella realtà esterna così mutevole eppure così piena di opportunità e possibilità se solo si riuscisse a vederle senza miopia o totale cecità intellettuale oppure rinunciando a scrutare troppo spesso lo stesso quadro a favore di orizzonti sconfinati, come sostiene un grande viaggiore e scrittore come Bruce Chatwin. Con la generosità, il coraggio ed il senso del proprio sogno come motore del cambiamento e del rinnovamento.