Addio al Sud. Un comizio furioso del disamore

“Addio al Sud. Un comizio furioso del disamore” di Angelo Mellone è un libro che va letto con cauto rispetto. Sarebbe un errore intenderlo l’ennesimo manifesto pro – o anti – meridionale. Basta con i luoghi comuni: il Sud di Mellone è un percorso di formazione, l’estratto poetico e denso di un bildungsroman lungo quanto una vita.

Esiste davvero il Sud? In tanti tempi e luoghi è una metafora potente di valori retrogradi, dallo schiavismo della cotton belt alla povertà dei “sud del mondo”, dalle protervie mielose della mafia alle nostalgie magnogreche o borboniche. Oleografico per colpa dei suoi apostoli e dei suoi detrattori, il Sud prende dimensioni mitiche come nelle favole per l’infanzia.

 

Nella visione di molti dei suoi figli, il Sud è un simbolo che mescola geografia e desideri, combina tenerezza e odio. Chi rimane lo ridipinge come un’approssimazione dell’eden; chi lo lascia convive con tante ferite cosparse di sale ma lo usa come un paio d’occhiali speciale per vedere le cose a fondo. Amarezza e ironia, ecco le tracce dell’essere meridionale. Vale per tutto il mondo, e da noi assume le valenze conflittuali e pietistiche che tracciano tanti bar dello sport con la complessa indole italica.

 

“Addio al Sud. Un comizio furioso del disamore” di Angelo Mellone è un libro che va letto con cauto rispetto. Sarebbe un errore intenderlo l’ennesimo manifesto pro – o anti – meridionale. Basta con i luoghi comuni: il Sud di Mellone è un percorso di formazione, l’estratto poetico e denso di un bildungsroman lungo quanto una vita. E’ una storia individuale, magari comune a quella di tanti altri ma sanamente priva di empiti tribunizi; è l’infanzia tra gli scaloni, la filosofia tribale con i compagni di scuola, il gioco condiviso e beffardo, l’agitarsi di affetti e intuizioni, l’assistere arrabbiati a tanto avvitarsi della società frettolosa e cinica, il subire con dolcezza un coagulo di bizzarrie ingiustificate e decisamente folcloristiche.

 

Certo, è il Sud, ma potrebbe essere qualunque altro luogo. Quello che conta è lo struggimento feroce nei confronti della propria storia, capace di generare visioni e afflati, seduta magnificamente su una mappa umana e sociale carica di complicità, condivisione, confronto. In questa heimat meravigliosa e costosa si cresce tanto, e non si dimenticano mai gli orizzonti dell’adolescenza. Ma a ben guardare la narrazione personale si intreccia con un’analisi acuta e per molti versi impietosa (come un buon figlio sa e deve fare con la propria madre) di tante storie orientate a Mezzogiorno, che spesso hanno inoculato un virus supponente e superficiale nella tediosa vulgata meridionalista.

 

Mellone non pratica alcuno sconto, neanche a sé stesso. Fabbricato tra le mollezze joniche e forgiato in una società forse troppo ricca di furbi e di servi, dimostra con forza che il (suo) Sud sta tutto nello zaino, bagaglio di memorie e di prospettive attraverso il quale comprendere e forse anche anticipare un mondo troppo sazio di etichette e terrorizzato dalla logica elementare. Dopo aver letto “Addio al Sud” sarà difficile viaggiare in Puglia e comunque in fondo allo stivale senza riconoscerne archetipi e prassi, automatismi e linguaggi, in una parola senza godersene l’irripetibile weltanschauung.

 

Addio al Sud
Un comizio furioso del disamore
Angelo Mellone
Irradiazioni, 2012
Euro 8,00