Città e regioni nel nuovo capitalismo. L’economia sociale delle metropoli

Dalla deindustrializzazione all’affermarsi del capitalismo della cultura e della conoscenza, il volume affronta i cambiamenti in atto nelle città contemporanee, mettendo in evidenza le interazioni esistenti tra economia e società nello spazio urbano.

Scienziato sociale specializzato in economia sociale delle metropoli, Allen J. Scott analizza da anni la questione dell’interazione tra società e spazio urbano, riassumendo nel saggio “Città e Regioni nel nuovo capitalismo” gli esiti delle ricerche da lui condotte.
Principio cardine degli urban studies è senz’altro il legame imprescindibile che esiste tra la conformazione fisica di un territorio e di un centro, produttivo e residenziale, e gli abitanti che lo popolano; ma tale vincolo viene di solito ricondotto alle radici culturali e alle tradizioni locali, senza dare agli aspetti economici una rilevanza maggiore di una variabile dell’intero sistema. E qui Scott arriva a stravolgere il metodo.
Partendo dall’analisi della fisionomia delle città industriali, l’autore vuole dimostrare come il capitalismo, nelle sue differenti declinazioni dettate dall’assetto economico dominante, svolga una funzione determinante tanto sulla forma fisica delle città, quanto sulle caratteristiche culturali e sociali degli abitanti.
L’economia assume quindi il ruolo di artefice dell’esistenza stessa dello spazio urbano e della sua conformazione. Le radici dell’attuale “economia sociale”, l’economia della cultura e della conoscenza, iniziano a diramarsi dai primi anni ’90, quando a seguito della crisi del capitalismo industriale e della deindustrializzazione delle grandi metropoli, si affermano quei fattori che porteranno alla rinascita delle città come luoghi dell’economia cognitiva e dell’industria culturale.
Una nuova struttura economica che influenza la globalizzazione, rendendola destandardizzata, multidisciplinare ed innovativa, e al tempo stesso ne è influenzata, in quanto l’esigenza di riduzione dei costi e dei rischi e lo stimolo alla circolazione di informazioni e conoscenza, comporta una concentrazione nelle aree urbane di attività produttive e di gruppi socioeconomici. E qui si innesta l’ulteriore riflessione di Scott: così come l’“urbano” risulta dall’assemblaggio spaziale di attività umane, allo stesso modo il corpo sociale del territorio viene influenzato dal tipo di struttura cittadina. Infatti, ogni economia ha la sua frattura sociale: se nell’età industriale le “tute blu” si contrapponevano ai “colletti bianchi”, nell’era del capitalismo della cultura e della conoscenza la classe privilegiata dei professionisti ad alto reddito legati alle nuove attività creative è antitetica a quella dei lavoratori che svolgono servizi secondari o che sono addirittura fuori dal mercato legale del lavoro. Una contraddizione che, a sua volta, si riflette sul profilo urbano, comportando la segregazione delle residenze e confinando i meno privilegiati nelle periferie, sempre più diffuse e impoverite.
L’analisi di Scott si concentra essenzialmente su esempi di megalopoli americane, ma il suo studio è utile a sollevare questioni importanti anche in Europa, e in Italia in particolare.
Il nuovo punto di partenza per le politiche sia teoriche che pratiche del territorio dovrebbe considerare la soluzione delle fratture sociali un imperativo, rischiando tali contraddizioni di minare l’economia e la crescita stessa delle città, e dovrebbe tendere allo sfruttamento positivo della globalizzazione per valorizzare non solo le grandi aree urbane, ma anche i piccoli centri a forte caratterizzazione identitaria e creativa.

Città e regioni nel nuovo capitalismo
L’economia sociale delle metropoli
Allen J. Scott
Il Mulino, 2011
Euro 21,00