Cittadellarte-Fondazione Pistoletto

“Era de maggio”, quando entrai per la prima volta a Cittadellarte-Fondazione Pistoletto. Da allora continuo a collaborare alle attività di questo grande laboratorio. È un generatore di energia creativa, che sviluppa processi di trasformazione responsabile nei diversi settori della società. Vi voglio raccontare dell’origine di questo luogo e del mio innamoramento. Se sarete abbastanza curiosi scoprirete anche perché un semplice gesto, come stendere un braccio davanti a sé, rappresenta a mio avviso l’energia vitale di Cittadellarte.

Era de maggio(1), quando entrai per la prima volta a Cittadellarte-Fondazione Pistoletto. Da allora continuo a collaborare alle attività di questo grande laboratorio. È un generatore di energia creativa, che sviluppa processi di trasformazione responsabile nei diversi settori della società. Vi voglio raccontare dell’origine di questo luogo e del mio innamoramento. Se sarete abbastanza curiosi scoprirete anche perché un semplice gesto, come stendere un braccio davanti a sé, rappresenta a mio avviso l’energia vitale di Cittadellarte.

Un gruppo creativo e le visioni di un grande artista
Maggio 2002, Biella. Il giorno che entrai per la prima volta a Cittadellarte trovai ad accogliermi un gruppo di ragazzi intraprendenti. Ognuno di loro, come me, sembrava giunto lì attratto da un magnetismo inspiegabile alla mente. Persone con una formazione universitaria differente, mosse dalla voglia di sperimentare.
Il gruppo si riuniva attorno a Michelangelo Pistoletto. Artista noto a livello internazionale per le sue opere, che nel 1994 aveva pubblicato un manifesto, denominato Progetto Arte, in cui dichiarava l’urgente necessità di un nuovo modo di fare arte.
“Progetto Arte – dichiara Pistoletto- si fonda sull’idea che l’arte è l’espressione più sensibile ed integrale del pensiero ed è tempo che l’artista prenda su di sé la responsabilità di porre in comunicazione ogni altra attività umana, dall’economia alla politica, dalla scienza alla religione, dall’educazione al comportamento, in breve tutte le istanze del tessuto sociale”(2).

Pistoletto aveva da poco lasciato l’insegnamento all’Accademia di Vienna per dedicarsi completamente alla Fondazione che, creata nel 1998, porta il suo nome.
Non si tratta di un’istituzione che celebra il lavoro passato di un artista, ma uno spazio volto all’attuazione di una nuova opera collettiva: Progetto Arte. Cittadellarte, città dell’arte o cittadella dell’arte è un luogo protetto dedicato alla ricerca e la sperimentazione del nuovo ruolo sociale dell’arte e della creatività.

Scopro che Pistoletto, il grande artista, non pretende di essere chiamato per cognome o tanto meno di ricevere l’appellativo “Maestro”. A Cittadellarte tutti si chiamano per nome ed è facile essere invitati a sedersi alla tavola della famiglia Pistoletto che è composta non solo dai parenti, ma da tutte le persone che collaborano allo sviluppo di Progetto Arte. Le relazioni tra persone e luoghi sono stati da sempre il fulcro della ricerca artistica di Michelangelo: siano essi la propria famiglia, gli studenti con cui ha un costante rapporto di collaborazione, la gente del villaggio dove risiede o quella della grande città dove espone. Sono entrato, così, a far parte di un gruppo che ruota attorno a un leader visionario, che crede nella collaborazione creativa.

Durante le riunioni, Michelangelo ci presentava le sue visioni e definiva in maniera lucida le linee progettuali da percorrere. Ci invitava a ricercare, a scovare best practices, a identificare quelle pulsioni creative che generavano azioni nuove. Eravamo soprattutto interessati a quei progetti che valorizzavano potenzialità esistenti inespresse, che attraverso la creatività si tramutavano in trasformazione sociale. Era chiara l’idea che i nostri progetti dovevano creare un canale di collegamento tra queste differenti realtà. Cittadellarte voleva diventare un luogo aperto per chi era impegnato nella definizione della società futura. Si era creato un dialogo che permetteva ad ognuno del gruppo di suggerire progetti da mettere in mostra, temi da sviluppare durante il programma di residenza(3) o nuove azioni da intraprendere. A Cittadellarte stavamo percorrendo i primi passi di una nuova via. Come giovani capitani si navigava a vista. Eravamo spinti a compiere in maniera netta un radicale strappo nel modo di fare arte alla fine del XX secolo. A Cittadellarte si incontravano soggetti impegnati nel rendere possibile un progetto di “avvicinamento” tra quelle che, all’epoca, erano due radicate visioni in contrasto tra loro, quella tecnologica e quella umanistica.
Le attività racchiudevano in nuce un nuovo approccio interdispicplinare e intersettoriale, basato sull’operare in gruppo, attraverso processi che valorizzano la creatività del singolo nel collettivo. Operatori nei vari campi dello scibile, mossi da un richiamo di natura etica, si impegnavano per la creazione di momenti straordinari di civiltà alla ricerca di nuovi equilibri. Come ci insegnava Michelangelo, eravamo sicuri di lavorare a un progetto “trasmittente”. Dall’altra parte c’era una “trasmittente ricevente”, la società, che voleva comunicare con noi.

Un’opera d’arte che produce energia creativa rinnovabile
Lavorando all’interno di Cittadellarte, mi interrogai su quali fossero le origini della straordinaria energia innovativa propria del luogo. Passai i primi mesi a studiare la ricerca di Michelangelo Pistoletto. Trovai molte risposte(4) ma soprattutto apprezzai una caratteristica propria di Michelangelo artista: la costante ri-contestualizzazione dei suoi lavori. Come con i quadri specchianti: superfici specchianti sulle quali è applicata una silhouette a grandezza naturale che crea con lo spettatore un unico scenario, la realtà riflessa.

Pistoletto nel corso della sua vita ritorna di fronte ai quadri specchianti alla ricerca di nuove chiavi di lettura della contemporaneità, e le trova. Lo stesso processo lo mette in gioco con molte altre opere. Con l’oggetto creato il dialogo è costante. L’artista sa bene che siamo noi che, trasformandoci, possiamo caricare le opere di nuovi significati e messaggi. Ne consegue una costante ricostruzione storica del suo lavoro.

Tra le tante operazioni, una in particolare mi ha affascinato per la carica evocativa. Nel 1991, durante Documenta IX, a Kassel, in un vecchio negozio Pistoletto posiziona da una parte, L’autoritratto attraverso mio padre (1933-1973), ritratto dell’artista realizzato dal padre, dall’altra il video Mouth Piece, che ritrae sua figlia Cristina mentre declama cantando e mangiando notizie da un quotidiano. Lo spazio è tagliato da una ricostruzione in pietra di una strada romana. La strada “termina e inizia” con uno specchio in cui si riflette L’Etrusco, opera di Pistoletto del 1976, una riproduzione della statua dell’Arringatore, scultura etrusca di Aulo Metello. La statua ha un braccio alzato, guarda nello specchio e lo tocca con la mano che avanza. Lo spettatore si trova di fronte due statue una reale e una riflessa. Si crea una simmetria capace di coinvolgerci. Pistoletto indica ancora una volta la necessità di uscire dallo specchio per agire nella vita reale e ci segnala, che ciò, effettivamente sta già accadendo.
Ci allontaniamo dall’opera; la nostra immagine riflessa si addentra sempre più nell’opera mentre noi percorriamo la strada romana con una nuova consapevolezza. Seguiamo la prospettiva che Pistoletto ci indica.
Pistoletto scrive parlando di quest’opera: “È necessario che l’arte (…) elevi un braccio e tenda l’indice della mano per indicare nello specchio la strada che porta al di là del muro su cui l’umana individualità si sta sfracellando: muro altissimo in qualità progressiva dei mezzi moderni impastato di vetuste credenze, metodi associativi antiquati e aberranti, regole devastanti. La lunghezza di un braccio è già la prima distanza che si può prendere rispetto al punto tragico dell’impatto finale.”(5)

Questa consapevolezza la trovai a Cittadellarte, la voglia di svelare a molti quella capacità insita in ognuno di alzare il proprio braccio e creare.

Cittadellarte ecosistema trascendente
La crescita di Cittadellarte è costante: in poco tempo, l’area ex industriale di fine ‘800 è diventata oggi uno dei centri culturali più grandi del Paese con i suoi 27.000 metri quadrati, in cui lavora un gruppo di più di 30 collaboratori. Sono stati acquisti spazi, recuperati secondo i dettami della bio-architettura. Si aggiungono alle aree precedenti, dedicate a residenza per artisti, esposizione di nuove forme di arte contemporanea a tema sociale e a mostre sull’Arte Povera.

Cittadellarte continua la sua crescita secondo un principio che Michelangelo definisce organico. “Dal nucleo primario di Cittadellarte – dichiara Pistoletto – si sono generate differenti cellule, denominate “Uffizi”. Le finalità degli Uffizi consistono nel produrre un cambiamento etico e sostenibile, agendo sia su scala globale che locale. Gli Uffizi, oggi si occupano di Arte, Educazione, Ecologia, Economia, Politica, Spiritualità, Produzione, Lavoro, Comunicazione, Architettura, Moda e Nutrimento. Le attività di Cittadellarte, attraverso gli Uffizi, perseguono un obiettivo di base: portare operativamente l’intervento artistico in ogni ambito della società civile, per contribuire a indirizzare responsabilmente e proficuamente le profonde mutazioni epocali in atto”.(6)

Un numero sempre più crescente degli Uffizi matura, cresce, fino a formare nuovi soggetti giuridici, autonomi a livello economico da Cittadellarte, che li ospita: Associazione di Idee, gruppo attivo nella didattica e nella gestione della Scuola Libera “Maria Montessori”; Love Difference, Movimento Artistico per una Politica InterMediterranea e per il dialogo tra culture; N.O.V.A. Citivas, studio di bio architettura; ReMida, associazione impegnata nel riuso creativo di materiali di scarto della produzione industriale.

A Cittadellarte trova casa anche il mercato di prodotti ortofrutticoli del territorio secondo la filosofia del km 0.

Pistoletto teorizza e costruisce Cittadellarte come un’opera trascendente, che comprende tutto, assunta come termine di riferimento assoluto, simbolo di una ricerca interdisciplinare indirizzata a una trasformazione della società.

L’arte e la cultura riacquistano, qui, un ruolo centrale nei confronti delle altre discipline (economia, politica, educazione, comunicazione eccetera) per indirizzare un cambiamento di sviluppo dell’umanità che appare sempre più urgente quanto più appare inadeguato il vecchio sistema d’interessi.

Il gruppo delle persone attive a Cittadellate negli anni si è notevolmente arricchito di competenze. La nuova struttura organica ha portato a sperimentare nuove forme di gestione. I “cittadinidellarte” si interrogano, oggi, su come la struttura possa evolversi in vista delle future sfide. Ancora una volta, questo gruppo percorre vie inesplorate.

Attraverso la mia collaborazione pluriennale ho maturato, insieme a molti miei colleghi, una nuova consapevolezza. Per creare una trasformazione sociale responsabile non occorre solo ricercare strumenti, pratiche, metodi di gestione delle risorse, ma è indispensabile contribuire a diffondere una visione “ecologica”(7) capace di dialogare con persone, contesti e ambienti.
L’uomo è un essere singolare, plurale(8), “naturale”. La presa di responsabilità valorizza l’individuo e la sua unicità come parte di un tutto. La co-creazione e co-operazione sono processi sostenibili che realizzano idee nate dall’ascolto dei più profondi (basilari e ancestrali) bisogni delle essere umano. Un essere umano di fronte allo specchio è nudo.

Illustrazioni di Pietro Corraini

Note
(1) “Era de maggio; io, no, nun me ne scordo, na canzona cantàvemo a doie voce; cchiù tiempo passa e cchiù me n’allicordo, fresca era ll’aria e la canzona doce”. S. Di   Giacomo, Era de maggio, 1885.
(2) M. Pistoletto, Manifesto Progetto Arte, 1994.
(3) All’interno della Fondazione, nel 1999, nasce UNIDEE-Università delle Idee, programma di residenza internazionale indirizzato a sviluppare e promuovere progetti di trasformazione sociale responsabile. Il suo programma è rivolto a singoli o gruppi eterogenei e multidisciplinari di artisti, professionisti, ricercatori, studenti e laureati provenienti da ogni paese del mondo.
(4) F. Fabbrica, Creare il proprio tempo – Michelangelo Pistoletto, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pavia, 2007.
(5) M. Pistoletto, La distanza senza ritardo in M. Pistoletto, Libro, n.14 di fama&fortune bulletin, P&S, Vienna, maggio 1993.
(6) M. Pistoletto, www.cittadellarte.it
(7) Ecologia nell’accezione che un grande pensatore come Gregory Bateson a ridefinito in Verso un’ecologia della mente, Milano, Adelphi, 1977.
(8) J. L. Nancy, Essere singolare plurale, Einaudi, Torino, 2001.

Link
www.associazionedidee.eu
www.cittadellarte.it
ReMida: http://www.cittadellarte.it/progetti.php?prog=19
www.lovedifference.org
http://www.novacivitas.it