Cultura. Punto e accapo

Nato dal confronto di un gruppo di tecnici attivi nel settore culturale, “Cultura. Punto e accapo” è un Programma chiaro e sintetico e un prontuario di cinquanta “parole chiave” pensato per essere una piattaforma di confronto e, al tempo stesso, il punto dal quale partire per rinnovare il “sistema cultura” in Italia.

La crisi mondiale delle economie avanzate, la globalizzazione e una competizione sempre più stringente tra i mercati, accentuata dall’emergere di nuove potenze economiche hanno comportato la necessità di ripensare gli attuali modelli di sviluppo. Nel ricercare nuovi asset di crescita, l’intangibile è apparso essere la risposta dell’Europa e delle economie mature. Ed ecco emergere al centro del dibattito temi quali la creatività e la riscoperta della cultura non solo come bene da tutelare, ma come strumento di crescita economica.

 

Un contesto di profondo mutamento che sembra essere sfuggito all’Italia, paese in cui la cultura si respira in ogni dove e che, tuttavia, non è in grado di sfruttare appieno il vantaggio competitivo che potrebbe derivarle da tale ricchezza.

 

“L’attuale sistema di organizzazione e di gestione della cultura in Italia non risponde più a logiche di sviluppo”. Questa è la costatazione di evidente realtà con la quale si apre il testo “Cultura. Punto e accapo”. Nato dal confronto di un gruppo di tecnici operanti in diversi settori della cultura e curato da Francesco Paolo Campione, il volume  è un Programma chiaro e sintetico,  un prontuario di cinquanta “parole chiave” pensato per essere una piattaforma di confronto e, al tempo stesso, il punto dal quale partire per rinnovare il “sistema cultura” in Italia.

 

Una spesa pubblica in costante decremento, unitamente a “regole obsolete, procedure opache, prevalenza dello status quo, forti ostacoli all’innovazione, disprezzo per la produzione culturale non convenzionale, diffidenza nei confronti dei fermenti creativi” sono i problemi da affrontare “mettendo in circolo competenze, creatività e risorse che già esistono e aspettano solo di essere attivate”. Come?

 

Considerando “lo spettacolo, il paesaggio e il patrimonio artistico e culturale come beni comuni”, l’invito è ad agire su più fronti e coinvolgere non più il solo settore pubblico, sino a ora principale se non esclusivo attore nella gestione della cultura, ma anche il settore privato, le fondazioni, il “non profit” e la società civile per una piena affermazione del principio di sussidiarietà verticale e orizzontale.

 

Affinché la cultura possa affermarsi quale asse strategico di sviluppo si rileva, anzitutto, la necessità di “riorganizzare il sistema centrale e regionale di governo della cultura” a favore di un sistema di soggetti dotati di maggiore autonomia, nonché della capacità di integrare esigenze e capacità gestionali pubbliche e private. Una rete diffusa sul territorio di strutture che possono essere organizzazioni di interesse pubblico, o fondazioni a controllo pubblico (minimo 51%). Di pari passo alla revisione delle strutture, si suggerisce di approntare un “nuovo strumentario normativo che traduca, anche a livello linguistico, una concezione integrata e flessibile degli organismi di governo della cultura”.

 

Non meno urgenti sono la ridefinizione di un regime fiscale che incentivi gli interventi di sostegno ai progetti culturali e una politica tesa a sostenere e a rendere maggiormente accessibile la cultura. A mutare deve essere soprattutto l’atteggiamento di fondo che guarda in modo sospetto al possibile ritorno economico del privato che intende investire in cultura.

 

Si auspica, infine, l’adozione di standard internazionali per la gestione delle attività e di sistemi di verificabilità dei risultati. Lo standard suggerito è, in particolare, la norma ISO 9001:2008, ma più in generale a essere caldamente suggerita è la revisione delle modalità di gestione sinora adottate: la tendenza a elargire finanziamenti pubblici a pioggia, senza andare a verificare come questi siano poi effettivamente spesi, ha spesso incentivato una scarsa propensione delle organizzazioni culturali a ricercare modalità di finanziamento alternative, oltre che un progressivo allontanamento dalle esigenze del pubblico. Appare oggi indispensabile cambiare rotta in nome di una maggiore sostenibilità.

 

Questi sono solo alcuni dei tratti salienti del Programma “Cultura. Punto e accapo”, una lettura da non perdere per tutti coloro che sono convinti che la cultura possa essere la strada italiana allo sviluppo e con tale tema vogliono confrontarsi.

 

Cultura. Punto e accapo
A cura di Francesco Paolo Campione
Testi di: Gabriella Belli, Marco Biscione, Francesco Paolo Campione, Paolo Cerruti, Francesco De Biase, Luigi Di Corato, Sonia Farsetti, Aldo Garbarini, Loredana Perissinotto, Antonio Scuderi, Michele Trimarchi.
Franco Angeli Editore, 2013
Euro 15,00