Cultural Commons. A New Perspective on the Production and Evolution of Cultures

Cultural Commons. A New Perspective on the Production and Evolution of Cultures è una raccolta di saggi che offre una nuova prospettiva per lo studio delle dinamiche culturali – interdisciplinare (economica, giuridica e antropologica) e originale – derivata dall’applicazione della teoria dei beni comuni alle principali manifestazioni creative e culturali.

Cultural Commons. A New Perspective on the Production and Evolution of Cultures è una raccolta di saggi che offre una nuova prospettiva per lo studio delle dinamiche culturali – interdisciplinare (economica, giuridica e antropologica) e originale – derivata dall’applicazione della teoria dei beni comuni alle principali manifestazioni creative e culturali.

 

L’intento è quello di realizzare il punto zero di un’indagine da approfondire per dare risposta alle criticità irrisolte e agli interrogativi emergenti del settore e per definire le linee guida delle future politiche gestionali di valorizzazione e sviluppo.

 

Il volume è una selezione di contributi che spaziano da un approccio specialistico, concentrato sullo studio di un determinato ambito culturale (la gastronomia, la produzione creativa di un dato movimento artistico, il patrimonio UNESCO) a uno più trasversale, connesso all’astrattezza del contesto di riferimento, il mondo virtuale, a dimostrazione dell’interdipendenza e della complementarietà delle espressioni culturali e dell’influenza che un determinato ambiente esercita su di esse.

 

Il campo d’indagine è vasto: partendo dalla produzione delle espressioni culturali si arriva alle modalità di condivisione e di partecipazione, tramite l’utilizzo di concetti familiari, come quelli di distretto culturale e di patrimonio culturale tangibile e intangibile, adattati ai nuovi contesti e condizioni spaziali e all’emersione di comunità transnazionali virtuali.

 

Una volta individuato l’oggetto della trattazione come l’insieme di risorse espresse e condivise da una comunità, diviene chiara l’ importanza del tema per questioni sociali di attualità, interessando sfere come l’economia, l’attivismo politico, la ricerca scientifica e la produzione artistica.

 

La conservazione e la produzione delle risorse culturali risultano infatti condizionate dall’interrelazione e dal reciproco condizionamento di due rilevanti dilemmi sociali: il free riding e la battaglia tra innovatori e conservatori. La cosiddetta “tragedia dei cultural commons” pone l’individuo dinnanzi a una duplice scelta: usufruire opportunisticamente “consumando cultura” senza apportare un proprio contributo alla trasmissione alle generazioni future, oppure partecipare al processo di riproduzione e protezione. Ma anche qui, con la globalizzazione e l’avvento del web 2.0 risulta favorita la commistione tra un’indefinita varietà di living tradition, e l’individuo può esser indotto ad abbandonare il proprio “gruppo di appartenenza” per sostenerne un altro, qualora gli orientamenti di chiusura e conservazione del proprio gruppo culturale prevalessero sulle istanze di innovazione.

 

Argutamente, lo studio evidenzia come il ciclo di vita di ogni bene culturale risulti condizionato da tre dimensioni interdipendenti: cultura, spazio e comunità, governate da una logica binaria, a seconda della prospettiva circoscritta o generalizzata dalla quale si sceglie di operare.

 

La cultura può infatti essere considerata come un fenomeno localizzato, che genera risorse condivise da un numero circoscritto di individui (per esempio i dialetti linguistici), o come una manifestazione globale, partecipata da un insieme indefinito di soggetti (come la produzione di un articolo scientifico).

 

Anche lo spazio può esser visto come confine fisico, un determinato territorio determina il luogo d’origine e conseguentemente le caratteristiche dei beni ivi prodotti (come avviene per la produzione vinicola), oppure può esser considerato un universo virtuale, astratto e impalpabile (come una piattaforma web, che genera contenuti “made of information”).

 

A sua volta la comunità dal punto di vista “materiale” è l’insieme di individui che esprimono una cultura fisicamente delimitata (è il caso di una comunità rurale); ma può anche comporsi di appartenenti che interagiscono al di fuori di confini naturali, in tal modo generando valori e simboli condivisi su scala globale (vedi il caso dei videogiocatori online).

 

Dopo una prima parte introduttiva, la struttura del testo segue il percorso d’analisi di queste tre dimensioni, esaminando dapprima la cultura come espressione dei confini fisici e naturali all’interno dei quali si sviluppa (Part II-  From cultural districts to cultural commons) così da sottolineare l’importanza della sostenibilità e della conservazione delle risorse naturali per il mantenimento della coesione etnica e socioeconomica di una cultura fortemente localizzata, sulla base dell’innegabile dipendenza tra opportunità ambientali e necessità sociali (di qui lo studio ad esempio del settore gastronomico).

 

Si passa così alla dimensione “spazio” (Part III- Understanding heritage as cultural commons), illustrando dapprima il passaggio da una concezione fisica a una più vasta di patrimonio culturale, e quindi dal bene tangibile a quello intangibile, per arrivare a trattare la trasformazione delle modalità di condivisione dovuta all’innovazione tecnologica (Part IV- Cultural commons in the virtual and digital environment), soprattutto con l’avvento del web 2.0, che incentiva meccanismi di produzione collaborativa da parte di una comunità diffusa di partecipanti e quindi anche la generazione di nuova cultura (vedi a esempio il crowdsourcing e le varie forme di collaborazione dal basso applicate ai campi più vari della cultura e della creatività).

 

Cultural Commons
A New Perspective on the Production and Evolution of Cultures
(a cura di) Enrico Bertacchini, Giangiacomo Bravo, Massimo Marrelli, Walter Santagata
Edward Elgar Publishing, 2012
£ 70.00