Culture di paesi terzi: le biblioteche di Timbuctù e la luce del Sahara. Un caso studio

Africa. Il contente della tradizione orale ha nascosto nelle sabbie del Sahara un tesoro inestimabile. I manoscritti in lingua araba di Timbuctù sono testimoni di una cultura scritta che ha animato questa zona del Sahel in epoca medioevale. I proprietari dei fondi lanciano la sfida: conservare e valorizzare il patrimonio documentale e rilanciare economicamente la città. Può la cultura funzionare come dispositivo di sviluppo economico in un paese del terzo mondo?

1. Premessa

 

Le politiche dell’inclusione culturale(1) nascono per incentivare i diritti dei singoli a partecipare al consumo e ai mezzi di produzione e distribuzione della cultura, nella convinzione che questa possa avere ripercussioni positive verso altri tipi di inclusione: sociale, economica, politica.

 

L’idea che la cultura sia fonte di sviluppo e generi economia è oramai diffusa nei paesi liberi da costrizioni materiali; come possiamo declinare questo paradigma a quelli in via di sviluppo?
Nella maggior parte degli stati africani, per esempio, la ristrettezza economica e l’instabilità socio-politica impediscono che ogni individuo possa facilmente accedere alla produzione e al consumo di cultura.

 

Nonostante ciò la scacchiera internazionale dell’offerta culturale si va estendendo e diversificando e alcune delle proposte più interessanti vengono proprio dal Continente Nero.
Nel presente articolo verrà esposto un caso studio centrato sull’analisi di un’offerta culturale made in Africa e riguardante le biblioteche di manoscritti arabi di Timbuctù, in Mali.

 

L’indagine è stata effettuata tra l’ottobre del 2006 e l’aprile del 2007, attraverso una ricerca sul campo (questionario e intervista) indirizzata a rilevare:
1.la gestione manageriale delle biblioteche;
2.la percezione che i cittadini tombouctiens hanno di manoscritti e biblioteche in quanto patrimonio culturale/simbolico e fonte di sviluppo economico partecipato.

 

2. La storia: analisi del contesto

 

La città di Tombouctou è stata un rinomato centro intellettuale e commerciale dell’Africa sub sahariana; fondata nel XII secolo, raggiunge il massimo splendore tra il XIV e il XVI, quando era abitata da 2.500 studenti su una popolazione di 100.000 abitanti e contava 180 scuole coraniche.
Il suo singolare passato vive nella monumentale architettura religiosa(2) e nei manoscritti, testimonianza dell’enorme patrimonio ancora conservato in quest’area del Sahel.

 

Si tratta di testi intimamente legati alla storia della città; diverse famiglie posseggono tomi che si sono tramandati da una generazione all’altra per oltre 500 anni, in virtù del loro valore affettivo.
I manoscritti tombouctiens sono, di fatto, un compendio della cultura islamica di epoca medioevale(3).

 

Il fenomeno delle biblioteche è invece molto recente.

 

Intorno al 1970 il governo maliano intraprende un’opera di sensibilizzazione per convincere le famiglie detentrici di manoscritti a cedere i propri fondi, col fine di garantire un’adeguata conservazione dei beni documentali.

 

L’operazione ha successo e nel 1973 il centro viene edificato.
Si tratta del CEDRAB, la prima biblioteca pubblica di manoscritti – ovvero sponsorizzata dal governo maliano che conserva fondi provenienti da famiglie diverse – oggi nota come Institut Ahmed Baba Centre de Documentation et de la Recherche Ahmed Baba -IHERI-AB(4); il centro diventa luogo di ricerca, conservazione e documentazione.

 

Vi sono inoltre un numero stimato di 60-80 collezioni private, per un totale di circa 300.000 manoscritti disseminati nella regione(5) di cui solo il 10% è catalogato, il lavoro da fare è immane.
Nel 1997, alcuni privati, detentori di un cospicuo fondo familiare, cominciano ad attivarsi per ottenere finanziamenti da sponsor esteri con l’intento di salvare e gestire in autonomia l’eredità in loro possesso.

 

Timbuctù vede nascere le prime biblioteche private e la notizia ha risonanza internazionale(6). Nel 2007 ci sono 21(7) fondi privati aperti al pubblico, ma i centri materialmente edificati, con una struttura ricettiva stabile, strumenti di catalogazione e digitalizzazione sono quattro: Fondokati,  Mamma  Haïdara, Al Essayouti e Al Wangari.

 

Le biblioteche fanno fronte ad una grande sfida: valorizzare il passato della città e creare possibilità di sviluppo partecipato a tutti gli abitanti, promuovendo il territorio attraverso le risorse culturali esclusive di cui dispongono.

 

Nell’analizzare tale offerta emergono una serie di criticità:
– come valutare il valore immateriale del prodotto culturale in un contesto in cui i beni materiali rappresentano la priorità?
– come determinare le esternalità positive e l’utilità marginale?
– può la cultura  funzionare come dispositivo di sviluppo sociale ed economico in un paese del terzo mondo?

 

Nel descrivere i progetti delle biblioteche e gli eventi che si muovono intorno ad esse, otterremo parziali risposte che si configurano come un work in progress.

 

3. I progetti e lo sviluppo locale

 

Fondokati ha una storia unica nel suo genere, il suo fondo ha infatti origini andaluse(8) ed è finanziata dalla Junta de Andalucia, mentre le altre 3 sono gestite dalla Ong Savama-DCI(9).
I direttori delle biblioteche si muovono su fronti diversi e complementari e la loro priorità consiste nel conservare, preservare, catalogare e indicizzare i manoscritti.
L’attività di fund raising è dunque costante e risulta indispensabile per la salvaguardia dei fondi e la messa in opera dei programmi di valorizzazione.

 

Gli sponsor dello IHERI-AB sono il Ministero dell’educazione del Mali e dell’Arabia Saudita, il governo del Sud africa, il Norwegian Agency for Development Cooperation- NORAD, l’Unesco, il governo del Lussemburgo, l’ISESCO(10) e la Ford Foundation. Quest’ultima, insieme alla Junta de Andalucia e al governo del Lussemburgo, finanziano anche le biblioteche private; in particolare, la Ford è il main sponsor della Ong SAVAMA, mentre  la Junta di Fondokati.

 

I primi finanziamenti hanno permesso la costruzione di edifici moderni, con sistemi di aerazione e climatizzazione adeguati ad accogliere i documenti.La somma più grossa che la Ford ha finora erogato a Savama è di mezzo milione di dollari(11). I programmi di valorizzazione del patrimonio si muovono parallalemente alla costruzione di un network, che metta in connessione le biblioteche del Mali con altre strutture africane dello stesso tipo. A questo proposito si sono tenuti 2 meeting.

 

Il primo, organizzato dalla ONG Aide Transparence(12), è una riunione regionale (Dakar 20-23 Aprile 2008) che ha coinvolto importanti stakeholders e specialisti del settore (biblioteconomisti, bibliofili e bibliotecari, conservatori e ricercatori).
In seno a quest’evento si è deciso di organizzare una conferenza internazionale sullo stato del patrimonio scritto. “Harnessing ancient manuscripts in Africa for social change”, questo il titolo della conferenza, (finanziata dalla Ford Foundation e organizzata da SAVAMA in partenrship con Aid Transparence) è stata realizzata ad Addis Ababa dal 17 al 19 dicembre 2010.
Contemporaneamente si è inaugurata (17 dicembre 2010), un’esposizione internazionale sugli antichi manoscritti africani (dall’antichità al XIX secolo) e sui sistemi endogeni di scrittura del continente.

 

La seconda esposizione degna di nota è stata inaugurata nel 2008 in Sud Africa, col titolo  “Timbuktu: script and scholarship”(13).
Si tratta di una selezionione di circa 40 manoscritti dello dell’IHERI-AB in tour per il paese.
Esistono inoltre proposte internazionali per la salvaguardia dei manoscritti, come il progetto Sauvegarde des Manuscrits de Tombouctou – Proposition de Projet(14), in cui è stilata una piattaforma programmatica rivolta ad un’adeguata conservazione, valorizzazione e divulgazione di tutto il patrimonio documentale conservato in città.

 

Secondo i firmatari del progetto: “uno dei maggiori risultati del progetto, in grado di garantire una sua durata nel tempo è il turismo, nella misura in cui questo genera reddito locale(15) ”.
Il turismo, presupposto indispensabile a sostenere il programma di salvaguardia dei manoscritti, è implementato dalla nascita delle biblioteche.
In questi termini il patrimonio tombouctien rappresenta un’attrattiva culturale perfettamente inserita nel circuito turistico classico del Mali(16).

 

L’affascinante storia della città e il prestigio dei raffinati testi medioevali accresce progressivamente la nomea di Timbuctù, ormai oggetto di visite ufficiali(17) e meta turistica per coloro che intendono vedere di persona la scrittura del deserto.

 

Le biblioteche stanno diventando una realtà consolidata del territorio; sono conosciute da un pubblico internazionale, ricevono finanziamenti da sponsor stranieri e organizzano o catalizzano eventi che hanno grossa eco nella stampa e su web.

 

4. La ricerca sul campo: metodo, strumenti di ricerca e popolazione di riferimento

 

La città è strettamente legata ai manoscritti anche nel tempo presente e l’offerta culturale delle biblioteche sta generando entrate per il territorio. Qual è il punto di vista locale a questo proposito?
Questa domanda è stata indagata con una ricerca sul campo, concepita e strutturata per sondare come i cittadini tombouctiens percepiscono l’impatto di questo nuovo e crescente fenomeno.

 

Il metodo

 

E’ stato stabilito un doppio livello d’indagine.
1) Il primo è mirato alla conoscenza diretta delle biblioteche  – nascita, rapporto con gli sponsor, gestione manageriale dei fondi e sviluppo economico della città – e si è reso operativo con un’intervista rivolta a tutti i maggiori bibliotecari. In questa fase è inoltre emersa la percezione che questi hanno dei propri concittadini, in rapporto al patrimonio culturale.
I bibliotecari concordano su un fatto: i cittadini non percepiscono realmente l’importanza dei manoscritti in quanto bene simbolico.

 

2) In un secondo momento le informazioni emerse dalle interviste sono state convertite in ipotesi di lavoro, successivamente verificate con un questionario semi-strutturato rivolto ai cittadini (analisi quantitativa) attraverso cui si sono resi operativi gli indicatori necessari a rilevare i dati. Lo stesso questionario ha ispirato inoltre una griglia tematica sulla quale impostare delle interviste aperte (analisi qualitativa).

 

Il core della ricerca indaga sui binomi Identità/Cultura e Economia/Cultura, ovvero:
i vincoli esistenti tra offerta culturale e aspetto identitario;
le eventuali esternalità positive legate a tale offerta.

 

La scelta della popolazione di riferimento a cui somministrare il questionario ha risposto a diversi criteri. Il primo e più importante è quello dell’alfabetizzazione: abbiamo escluso i soggetti incapaci di leggere e compilare il questionario in modo autonomo(18). Il secondo è stato funzionale alla verifica dell’ipotesi sul rapporto cultura/economia(19), mentre il terzo ad ottenere una popolazione di riferimento ampiamente variegata. Abbiamo somministrato 152 questionari su una popolazione di 54.000 abitanti di cui 94 sono rivolti agli studenti e 58 agli altri soggetti coinvolti; di questi 40 sono uomini e 18 donne.

 

Per quanto riguarda le interviste, abbiamo selezionato la popolazione allo scopo di ottenere un campione qualitativamente distribuito, è stato eliminato uno dei criteri fondamenentali per il questionario, quello dell’alfabetizzazione, riuscendo quindi ad intervistare anche un’altra fetta di popolazione per un totale di 31 interviste.

 

5. Presentazione dei  risultati

 

Il questionario consta di 10 domande e il campione è così composto: 75% uomini, 25% donne.
Per quanto riguarda le interviste, la percentuale delle donne è del 30% , quella degli uomini del 70%.

 

Se incrociamo i dati quantitavi con quelli qualitativi  [chiamiamo (Q) le percentuali rilevate col questionario e (I) quelle rilevate con l’intervista] emerge che:  il 54% dei rispondenti (Q) sostiene di frequentare le biblioteche, ma nessuna delle donne intervistate vi è mai stata. Le ragioni sono diverse, tra cui “una mancanza di sensibilizzazione soprattutto verso gli studenti”. L’84% della popolazione femminile (I)  afferma che le biblioteche sono maggiormente frequentate dai turisti.
Per quanto concerne la relazione tra patrimonio culturale e sentimento d’identità collettiva, il 97% (Q) dei cittadini sostiene che le biblioteche sono una ricchezza culturale della città, ma il 75% delle guide turistiche a cui è stato somministrato il questionario, sostiene che il ruolo delle biblioteche è di preservare il passato della città senza alcun legame col presente e affermano (60%)  che l’identità della città è rappresentato dalla  Moschea di Djingareiber.  

 

Il 92 % (Q) afferma che la ricchezza culturale di Timbuctù è un patrimonio pubblico che appartiene a tutti i cittadini ma l’88% (I) delle donne intervistate non ha la minima idea di quale sia la mission delle biblioteche di manoscritti, che spesso vengono confuse con le biblioteche scolastiche. Il 75% (I) degli studenti sostiene che le biblioteche costituiscono l’identità della città, perché conservano “antichi e importanti documenti” che loro neanche conoscono.

 

Il 90% (Q) vede una relazione tra l’offerta culturale delle biblioteche e lo sviluppo economico della città, confermato da tutte le categorie intervistate, tra cui il 100% (I) dei commercianti/albergatori. Anche la maggior parte degli studenti 75% (I) sostiene che l’economia della città beneficia della nascita delle biblioteche, ma non sono in grado di argomentare questa risposta. Il 62% (I) delle guide turistiche sostiene che le biblioteche hanno portato vantaggi economici in città grazie al turismo, ma alcuni di essi pensano che  i maggiori profitti siano destinati solo ed esclusivamente ai bibliotecari.

 

6. Conclusioni

 

Il confronto tra l’analisi quantitativa e qualitativa ha evidenziato contraddizioni evidenti e in diversi casi la popolazione di riferimento ha risposto secondo il desiderabile, affermando spesso di conoscere “la risposta corretta” alla domanda somministrata.

 

Ad ogni modo, secondo i dati rilavati, i cittadini non conoscono realmente le biblioteche di manoscritti e nonostante siano orgogliosi della ricchezza ivi conservata conferiscono solo alle moschee cittadine lo status di eredità comune nella quale identificarsi. La maggior parte non ha i mezzi intellettuali per fruire dell’offerta, ma non possiede neanche mezzi economici, ovvero dedicano il loro tempo ad attività mirate alla sussistenza che non includono il consumo di cultura.
In questi termini analfabetismo e condizioni di vita precaria rappresentano una forte discriminante.
Gli intervistati pensano altresì che l’offerta culturale abbia apportato benefici economici, ma coloro che profittano realmente della nuova onda sono i commercianti di tutte le categorie.

 

In conclusione la cultura può funzionare come dispositivo di sviluppo economico in una paese del terzo mondo, ma i processi che ne regolano l’andamento sono lunghi e molto più complessi che in Occidente.

 

Note

(1) Per una definizione di “esclusione sociale” come punto di partenza per la definizione di “inclusione” cfr. Bodo S. e C. Da Milano., “Cultura e inclusione sociale”, Economia della Cultura, n. 4, 2004, pp. 487-488.
(2) Le più importanti Moschee di Timbuctù –  oggi patrimonio dell’Unesco – sono:  la Moschea di Djingareiber (costruita nel 1325 da un architetto spagnolo, assegnato dall’imperatore Kankou Mouss) e la moschea di Sankoré. Edificata nel XVI secolo ospitava una delle prime Università islamiche.
(3) Le  tematiche trattate spaziano dal Diritto al  Commercio e dalla Medicina alla Fisica; ma non mancano testi di Storia, Poesia, Lingua e Grammatica araba, Filologia,  Teologia,  Logica, Filosofia, Mistica, Matematica, testi religiosi e copie del  Corano.
(4) Il numero dei documenti conservati arriva a 25.000. Per ulteriori informazioni a riguardo cfr il sito web: http://www.tombouctoumanuscripts.org/
(5) Per info cfr  Shamil Jeppie, Souleymane Bachir Diagne (eds), 2008
(6) A differenza dell’ IHERI-AB le biblioteche private gestiscono il proprio fondo familiare e sono comunque aperte al pubblico.
(7) Shamil Jeppie, Souleymane Bachir Diagne (eds), 2008,  cit. chap. 18.
(8) Per info cfr Hunwick J. O., and Boye Alida J. “The hidden treasure of Tombuktu. Rediscovering Africa’s Literary Culture”, Thames & Hudson, London, 2008.
(9) La Ong Savama-DCI (Sauveguarde et Valorisation des Manuscrits pour la Défense de la Culture Islamique) nasce nel 1996 con l’obiettivo di preservare i manoscritti. Per info cfr http://www.savamadci.com
(10) Acronimo di Islamic Educational Scientific and Cultural Organization.
(11) Quest’informazione si riferisce all’incontro avuto con Abdelkader Haïdara – direttore della biblioteca Mamma  Haïdara – tra il 5 e l’8/01/2007.
(12) Per info cfr http://www.aidtransparency.org
(13) Per info cfr le site web http://www.southafrica.info/africa/timbuktu-exhibition.htm
(14) Per info cfr “Sauvegarde des Manuscrits de Tombouctou – Proposition de Projet” in http://tombulletout.typepad.com/Documents/manuscrits_tombouctou_save_fr.pdf. Questo progetto è stato fondato dalla Norwegian Agency for Development Cooperation (NORAD) e messo in opera dal Centre for Development and the Environment, University of Oslo in collaborazione con: Ahmed Baba Institute, Timbuktu; National Center for Scientific and Technological Research (CNRST); UNESCO (Attraverso il finanziamento del Governo del Lussemurgo); The Institute for the Study of Islamic Thought in Africa (ISITA).
(15) Sauvegarde des Manuscrits de Tombouctou, 2004, cit, pag. 32.
(16) Un percorso di turismo culturale classico in Mali prende le mosse dalla sua capitale Bamakò, si sposta a Djenné per vistare la moschea in fango più grande del mondo, sale verso la falesia di Bandiagara, presso la Terra dei Dogon e giunge fino al deserto di Timbuctù.
(17) Tra cui nel 2006  il Presidente della Commissione europea José Manuel Durão Barroso e nel 2007 Bernard Weber in rappresentanza  della New Open World Corporation (NOWC), la società che ha lanciato il concorso per eleggere le nuove 7 meraviglie del mondo. Timbuctù era tra le 21 finaliste
(18) A questo proposito abbiamo dato molta importanza agli studenti del liceo e della scuola franco araba che rappresentano il 62% della popolazione di riferimento. Questa decisione ha una doppia valenza: in primo luogo la volontà di verificare un’affermazione ribadita da tutti i bibliotecari intervistati, ovvero che gli studenti siano tra i più assidui frequentatori in rapporto alla percentuale cittadina. In secondo luogo il proposito di inserire, tra i soggetti di riferimento, un numero considerevole di donne istruite, in grado quindi di poter rispondere al questionario. Nonostante ciò le studentesse rappresentano solo il 20%
(19) Abbiamo somministrato il questionario ai direttori di tutti gli alberghi cittadini e ad un cospicuo numero di ristoratori e commercianti alfabetizzati.

 

Bibliografia e sitografia
Bodo S. e C. Da Milano., “Cultura e inclusione sociale”, in Economia della Cultura, n. 4, 2004, pp. 487-488.
Jeppie. S., “The meaning of Timbuktù” Shamil Jeppie, Souleymane Bachir Diagne (eds), CODESRIA/HSRC, 2008
Hunwick J. O., and Boye Alida J. “The hidden treasure of Tombuktu. Rediscovering Africa’s Literary Culture”, Thames & Hudson, London, 2008
http://www.tombouctoumanuscripts.org/
http://www.savamadci.com
http://www.aidtransparency.org
http://www.southafrica.info/africa/timbuktu-exhibition.htm
http://tombulletout.typepad.com/Documents/manuscrits_tombouctou_save_fr.pdf