Integrating design into placemaking: The “Furniture & Territory” educational project | Design e sistema territorio. L’esperienza didattica del progetto “Arredo & Territorio”

The “Furniture & Territory” project involved the creation of custom-designed furniture for the Turin Olympic valleys. By collaborating with European design students and local artisans, the project aimed to enhance public spaces, promote local craftsmanship, and foster a deeper connection with the natural environment. The resulting pieces are still in use in 28 municipalities.

Design e artigianato per la valorizzazione del territorio

L’attività di design intesa come servizio progettuale alla produzione, sebbene sia pratica diffusa nell’ambito della produzione industriale, risulta perlopiù estranea al mondo della produzione artigianale: tale attività viene nella realtà svolta dallo stesso artigiano che, lavorando in un regime di autonomia creativa, è abituato a condurre personalmente l’intero processo, dall’ideazione allo sviluppo e realizzazione del manufatto, secondo una personale cultura del “saper fare” e talvolta guidato da una creatività “istintiva”.
Abbiamo assistito però negli ultimi anni a diverse operazioni in cui il design, nella sua accezione più completa –culturale e professionale – è stato chiamato a confrontarsi con la produzione artigianale, non certo per intaccare l’autonomia ideativa dell’artigiano, quanto piuttosto per creare sinergie, contaminazioni e trasferimenti tecnologico-culturali in grado di individuare nuovi modelli produttivi.
Proprio in questo filone di interventi si inserisce “Arredo&Territorio”, progetto culturale e operazione didattica interfrontaliera volta a valorizzare caratteristiche e specificità del territorio piemontese attraverso le risorse del design e dell’artigianato locale. L’iniziativa, promossa della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Torino, è stata realizzata in collaborazione con la Regione Piemonte, la Città di Torino, la Provincia di Torino e con il patrocinio del Comitato per l´Organizzazione dei XX Giochi Olimpici Invernali Torino 2006.
Lo studio A&D, ideatore e curatore dell’operazione, ha visto nelle Olimpiadi invernali di Torino 2006 una interessante occasione per motivare i potenziali attori – mondo artigiano, cultura del design, istituzioni – ad intraprendere un percorso congiunto per la valorizzazione del territorio (dalle caratteristiche ambientali alla cultura materiale) della provincia di Torino, attraverso l’ideazione, realizzazione e installazione di elementi di arredo urbano (in particolare montano) nelle valli teatro dell’evento olimpico.
Con questo obiettivo, tre Scuole di Architettura e Design (Corso di Laurea in Disegno Industriale del Politecnico di Torino, Ecole d’Architecture de Lyon, Ecole d’Architecture Languedoc-Roussillon) sono state chiamate a confrontarsi con il progetto di arredi urbani e montani lungo i percorsi che da Torino raggiungono alcune delle valli olimpiche (Valle Susa, Chisone e Germanasca, Pellice); percorsi che attraversano paesaggi di diversa natura, dalla città all’alta montagna, talora di straordinaria bellezza e talora precari, dove maggiori sono le occasioni di valorizzazione.
Foglio

Contesto territoriale ed espressioni del paesaggio

L’obiettivo di sviluppare progetti in grado di promuovere valori importanti per il territorio alpino, attraverso il contributo diretto degli studenti, ha dovuto necessariamente confrontarsi con le diverse e mutevoli “espressioni” del paesaggio di riferimento (di tipo fisico, ambientale, naturalistico, culturale): da Torino all’alta montagna attraversando le Valli Susa, Chisone, Pellice, Germanasca.
In quest’ottica sono state individuate alcune specifiche aree d’intervento corrispondenti a “tipi” territoriali situati progressivamente sull’itinerario: le uscite dalla città, il territorio pedemontano (campagna e centri abitati dell’hinterland), la bassa montagna e l’alta montagna; questi gli ambiti su cui gli studenti sono stati chiamati a riflettere e a proporre soluzioni progettuali.

Uscite dalla città

Lungo i tre tragitti di uscita dalla città (rispettivamente s.s. n°23, autostrada, s.s. n° 589) si pongono problemi di orientamento e di segnalazione delle opportunità di percorso olimpico.
Percorrendo C.so Unione Sovietica in direzione della SS.23, si incontra la Palazzina di Caccia di Stupinigi inquadrata dal lungo viale alberato: nell’individuazione di possibili interventi, ci si dovrà necessariamente confrontare con tale scenario di eccezionale valore paesaggistico-culturale.
Al contrario la tangenziale che immette all’autostrada per Pinerolo denota espressioni di scarso interesse paesaggistico, definite da anonime infrastrutture (viadotti, caselli, ecc.) che attendono, oltre ad interventi di orientamento e segnalazione, una riqualificazione ambientale.

Pianura

Una volta usciti da Torino in direzione del pinerolese, la pianura che si dispiega è caratterizzata da un paesaggio di tipo rurale: cascine, campi coltivati, filiere di pioppi a bordo strada, le Alpi innevate all’orizzonte; un paesaggio “disteso”, definito da lunghe prospettive e dall’impiego di materiali tradizionali (i laterizi delle cascine, il legno degli infissi, ecc.).
Giunti a Pinerolo, principale insediamento urbano sul percorso olimpico che prelude alla parte montana, si viene proiettati in una dimensione urbana ricca di testimonianze storiche, dall’impianto romano alle architetture medievali, ai portici e viali alberati di forte reminescenza barocca.
Subito fuori da Pinerolo si trova invece un significativo sistema di rotatorie in grado di accogliere interventi di varia natura, da sistemi per l’orientamento alla segnalazione degli accessi alle valli laterali (“porte di valle”).

Bassa montagna

Superata Pinerolo comincia la salita verso le zone montane connotate dall’impiego di materiali tipici e “antichi” (in particolare la pietra di Luserna, lavorata in lastre e conci a spacco e utilizzata nella realizzazione di pavimentazioni, muri a secco, tetti, dettagli architettonici).
La presenza di costruzioni solide disseminate a contorno del fiume Chisone, come lo storico Forte di Fenestrelle, luogo dal valore fortemente suggestivo, conferisce a questa porzione di territorio una immagine “grezza”, in cui l’aspetto austero e i toni cromatici prevalentemente grigi dettati dall’uso della pietra aderiscono al contesto naturale in cui sono inserite.
Numerosi in questo ambito sono gli attraversamenti da parte del percorso olimpico (statale n°23) di centri abitati piccoli e medi, accompagnati da testimonianze di archeologia industriale e recenti insediamenti produttivi non sempre contestuali.

Alta montagna

Salendo ulteriormente e passando alle stazioni invernali di alta montagna (Sestriere, Sansicario, Salice d’Ulzio, Bardonecchia, ecc.) possiamo notare segni architettonici distinguibili in “punti” (la torri in stile razionalista, ma anche l’edificato più tradizionale) e “linee”, nuovo modello di costruzione longitudinale che asseconda le curve di livello. Il paesaggio si arricchisce inoltre con elementi tipici della modernizzazione, come i giochi di luce definiti dagli impianti per lo sci notturno.
L’impiego di nuovi materiali un tempo estranei a questo paesaggio risulta fortemente caratterizzante: l’acciaio zincato, il calcestruzzo a vista, le grandi superfici vetrate convivono con i materiali più tradizionali come legno e pietra. Innovazione e tradizione coesistono e gli interventi di nuova progettazione spesso dimostrano di apportare contributi significativi alla definizione del paesaggio.
FontanaPonte

Temi e requisiti di progetto

In base a tali contesti territoriali sono stati messi a fuoco i temi verso cui indirizzare la progettazione:
– Relax: attrezzature per lo svago, l’informazione cartacea o digitale, l’osservazione di valori ambientali e paesaggistici (punti sosta, attrezzature pic-nic, etc.).
– Attraversamenti Urbani: barriere pedonali, barriere antirumore, segnaletica, illuminazione pubblica, attraversamenti pedonali, dettagli infrastrutturali, sedute, raccolta rifiuti, etc.
– Segnali di Percorso: attrezzature segnaletiche e promozionali (infoturismo olimpico, porte di valle, attrezzature per i trasporti).
I temi indicati corrispondono a diverse scale d’intervento: da singoli elementi d’arredo lungo occasioni puntuali, a sistemi di attrezzature su porzioni di territorio più estese, fino a più articolati interventi sui nodi territoriali (i sistemi di rotatorie).
In tale scenario di riferimento (contesto e temi progettuali) alcuni requisiti specifici hanno rappresentato i valori trasversali di cui i progetti hanno dovuto tener conto in misura adeguata, secondo i singoli obiettivi:
–    Identità del paesaggio nel progetto per luoghi specifici: attenzione alla continuità con il paesaggio circostante (in riferimento alle singole occasioni progettuali) dal punto di vista delle suggestioni formali, materiche, simboliche, ecc.
–    Identità del paesaggio nel progetto per luoghi omogenei: continuità in riferimento a porzioni più estese di territorio.
–    Dimensione artigianale, tecniche e materiali tradizionali: attenzione alla successiva fase di prototipazione da parte degli artigiani locali (progettare facendo riferimento a materiali e tecniche testimoni della cultura artigianale locale).
–    Sostenibilità ed energie rinnovabili: verifica dell’opportunità di applicazione di tecnologie innovative e sostenibili (fotovoltaico, eolico, etc.).

La progettazione

I progetti e i prototipi che ne sono scaturiti, rappresentano proposte orientate a inventare occasioni di impiego del sapere artigiano, attraverso la riscoperta di lavorazioni tradizionali e, allo stesso tempo, la sperimentazione di nuove funzioni e tecnologie innovative, applicabili o integrabili con i materiali locali (pietra, ferro, legno, vetro).
Come anticipato in apertura, secondo la tradizione il prodotto artigianale si differenzia da quello industriale per il grado di flessibilità dato dalla personale interpretazione e relazione dell’artigiano con il proprio prodotto. Pertanto già in fase di progetto si sono indagate soluzioni indirizzate alla serie limitata.
In un’operazione di questo tipo, in cui l’esigenza di produrre in piccole serie si accompagna ad una necessaria differenziazione dei produttori/prototipatori, si definisce un interessante e inedito rapporto tra serialità e differenziazione. Nella dimensione artigianale il prototipo tende ad assumere caratterizzazioni differenti a seconda dell’artigiano che lo realizza, in virtù di quella variabile “umana” che rappresenta un valore culturale aggiunto al principio di “riproducibilità” tipico del design.
È chiaro che il prodotto “design oriented”, seppur finalizzato alla produzione artigianale, implica una necessaria dose di controllo sul prodotto finito: per garantire questo senza sottrarre eccessivo margine d’interpretazione all’artigiano realizzatore, è stata fondamentale l’attività di messa a punto non solo della tipologia di prodotto e di scelta dei materiali, quanto la definizione dei dettagli, delle finiture, dei processi costruttivi, frutto di soluzioni discusse e condivise tra le parti.
In funzione della sostenibilità ambientale e produttiva, nella fase di metaprogetto condotta collettivamente tra designer (ancora studenti) e artigiani, sono state concordati alcuni indirizzi che ogni singolo progetto avrebbe dovuto rispettare:
–    una progettazione per componenti (ai fini della produzione di una ampia gamma di manufatti derivanti dalle stesse linee guida)
–    una definizione di componenti uguali condivisibili da progetti diversi (ai fini della razionalizzazione delle forniture di semilavorati e della creazione di una produzione comunitaria in filiera)
–    la riduzione degli scarti
–    la ricerca di un’identità comune attraverso l’uso di materiali e tecniche realizzative ricorrenti.

Prassinoscopio

Dal progetto al prodotto

Gli artigiani, dopo avere preso visione dei progetti e avere quindi identificato quelli maggiormente conformi alle proprie caratteristiche produttive, hanno potuto suggerire e discutere con i designer i possibili adeguamenti sulla base delle tecniche e dei materiali caratteristici disponibili. Si sono innescati meccanismi di assestamento progettuale (cioè di feed-back) attraverso i quali sono state gestite le opportune modifiche al progetto. Da qui per esempio, l’impiego della “pietra di Perosa” piuttosto che “pietra di Luserna” per la realizzazione di uno stesso manufatto lapideo, piuttosto che l’impiego di semilavorati in ferro invece che profili pensati ad hoc.
Tale esperienza di mutuo trasferimento culturale e delle competenze tra ambito progettuale e realizzativo è stata centrale in tutte le fasi del processo:
– nella fase di ideazione, adottando una metodologia consapevole (prestazionale) finalizzata alla definizione di un progetto di massima
– nella successiva, di definizione dei dettagli e adeguamento dei processi, mantenendo un contatto diretto tra designer e artigiano realizzatore;
In particolare l’attività di “assistenza alla prototipazione” ha permesso agli studenti di confrontarsi direttamente con le dinamiche della messa in opera del manufatto (partecipando ad incontri in itinere con il referente artigiano) e di mettere alla prova le proprie capacità di verifica e di ricerca di soluzioni ad hoc.
Rotoinfo
Prototipazione e installazione sul territorio

I risultati progettuali, in particolare quelli alla scala di attrezzatura per l’arredo urbano, finalmente prototipati da artigiani locali, sono stati visibili in anteprima in una mostra allestita a Torino nella centralissima Piazza Carignano. All’interno di un ipotetico e stilizzato scenario extraurbano-montano è stato tracciato un percorso espositivo tra arredi ed elaborati progettuali, occasione anche per utilizzare e sperimentare direttamente i singoli manufatti.
L’operazione non si è fermata a Torino: i prototipi opportunamente ingegnerizzati, sono successivamente stati adottati da numerose amministrazioni comunali piemontesi per diventare attrezzature stabili sul territorio.
E proprio quest’ultima fase ha il valore di orientare la ricerca e la simulazione progettuale verso un confronto concreto con la realtà, perlopiù inedito in ambito didattico. La costruzione dei prototipi ha significato infatti la realizzazione in tutto e per tutto dell’oggetto o sistema progettato, al fine di verificarne le attitudini a diventare prodotto usabile.
Arredo & Territorio è un’iniziativa che ha visto impegnati più di 100 studenti, 3 docenti tutor e altrettanti collaboratori, circa 30 artigiani piemontesi, per 90 km di paesaggio e percorsi analizzati, a fronte di 70 proposte progettuali. I prototipi che ne sono scaturiti (fontane accessibili anche ad utenti disabili e bambini, infopoint digitali ad alimentazione fotovoltaica, panchine ombreggianti, sistemi informativi e promozionali della cultura materiale del territorio, ecc.) sono oggi dislocati su 28 comuni della provincia di Torino e costituiscono un itinerario di realizzazioni di arredi urbani il cui significato didattico rimane centrale, ma che di fatto ambisce a costituire una best-practice: un contributo di idee e di discussione per poter ragionare, progettare e comunicare sul tema dell’arredo e delle attrezzature per esterni, sostenibili sotto il profilo culturale, della fattibilità e del rapporto con il paesaggio.

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