Il volume, nel tentativo di pervenire ad una risposta circa le modalità più appropriate per difendere il valore della differenza e al contempo limitare le disuguaglianze in un mondo che risulta essere sempre più interconnesso, propone un’attenta riflessione sul significato dell’espressione “società della conoscenza” e sul ruolo giocato dalla cultura e dalle industrie culturali nei processi di integrazione e di discriminazione.
Saskia Sassen considera la globalizzazione come “l’effettiva formazione di sistemi specializzati e trans-nazionali”, che si sviluppano in uno spazio che non coincidendo più con il luogo fisico nel quale due o più attori si relazionano, assume le sembianze di quegli stessi sistemi specializzati che hanno reso possibile l’incontro. All’interno di questo spazio, tuttavia, non sono aumentate solo le possibilità di entrare in contatto con realtà lontane e poco conosciute, ma sono cambiati anche i modi di interpretare e considerare le differenze che inevitabilmente esistono tra persone che non appartengono ad uno stesso ambito sociale. L’antropologia, la sociologia e la comunicazione offrono una spiegazione delle diversità culturali da tre differenti punti di vista. La prima, ravvisando nella cultura una forma di appartenenza ad una determina comunità, si focalizza maggiormente su ciò che differenzia i diversi gruppi sociali; la seconda pone una maggiore attenzione su quei comportamenti che possono portare ad una più intensa coesione, oppure ad una marcata contrapposizione; e la terza tende a valutare le differenze culturali in termini di maggiori o minori possibilità di istituire delle connessioni. L’autore del volume, Néstor García Canclini, utilizzando gli approcci tipici dell’antropologia, della sociologia e della comunicazione, cerca di delineare le mappe interculturali del sapere, ponendo come prima condizione per comprendere le differenze e correggere le disuguaglianze, la sostituzione del concetto di “multiculturale” con quello di “interculturale”. Questo perché mentre la nozione di multiculturalità nasconde in sé un portato negativo, in quanto pur accettando l’esistenza dell’alterità ne evidenzia i caratteri distintivi producendo forme più vistose di discriminazione, la interculturalità “rinvia al confronto e all’intreccio, a ciò che accade quando i gruppi entrano in rapporti di interscambio”.
Qual è allora il ruolo che la conoscenza gioca in uno scenario così complesso ed articolato? A partire dalle differenze che contrappongono, ad esempio, i paesi economicamente avanzati a quelli in via di sviluppo, appare azzardato affermare che il pianeta nella sua totalità sia entrato, oggi, in quella che viene comunemente definita come “società della conoscenza”. Se il 97% degli africani non ha accesso alle nuove tecnologie e ai nuovi mezzi di informazione è evidente che le possibilità di accedere al sapere sono notevolmente limitate, ponendo di fatto i suoi abitanti in una situazione di svantaggio rispetto agli abitanti dei paesi occidentali. In controtendenza rispetto alle teorie attualmente dominanti, l’autore invita a riflettere sulla reale portata di programmi che hanno quale fine prioritario quello della democratizzazione della conoscenza e del conseguente miglioramento delle condizioni di vita. A distanza di anni dalla loro applicazione, tali interventi non sono riusciti nel loro intento, dimostrando che l’informatizzazione della società da sola non è sufficiente. Accanto allo sviluppo delle reti tecnologiche si rendono necessarie anche “la trasmissione e la rielaborazione dei patrimoni storici di ogni società”, accompagnate dalla formazione di un adeguato senso critico e dall’esistenza di condizioni contestuali capaci di ampliare gli effetti della tecnologia. Per comprende appieno la reale portata della società della conoscenza diventa allora indispensabile analizzare i processi che hanno portato alla trasformazione delle differenze in disuguaglianze a partire dalla “discriminazione linguistica, dall’emarginazione territoriale e dalla sottovalutazione dei saperi tradizionali o dalla loro scarsa legittimità giuridica”. Fenomeni questi che si osservano anche nelle strategie commerciali adottate dalle grandi industrie culturali, come ad esempio le major discografiche, che continuano a preferire la promozione di artisti che rispecchiano i canoni della cultura occidentale, oggi dominante, a discapito delle minoranze. Se la cultura ha un compito per Néstor García Canclini è quello di “mettere in comunicazione i differenti, correggere le disuguaglianze e democratizzare l’accesso ai patrimoni interculturali”.
Differenti, disuguali, disconnessi
Mappe interculturali del sapere
Meltemi, Roma, 2010
Euro 21,00