Può l’etimologia della parola “cretino” aiutarci a proporre qualche riflessione su quanto pubblicato in questo numero della Rivista, in cui si affronta il tema delle professioni “creative” in Europa e dell’insediamento di immigrati nell’area della Capitale italiana?
Partendo da una fonte primaria ormai desueta, quale il vocabolario Devoto-Oli, impariamo che il significato è quello di: “stupido, imbecille” – Che è indice di stupidità (momentanea o abituale). In medicina, affetto da cretinismo, derivato dal franco-provenzale, crétin (che è dal latino, christianus) nel senso commiserativo del “povero cristo”. La stessa fonte definisce il cretinismo come una deficienza di sviluppo mentale e fisico per insufficienza della funzione tiroidea. La tiroide, infine, è una ghiandola endocrina, la cui funzione consiste nella produzione di sostanze iodate, che hanno efficacia stimolatrice su tutto l’organismo, influenzando l’accrescimento, il metabolismo, l’attività neuromuscolare, l’apparato circolatorio, etc.
Utilizzando, poi, la fonte primaria dei nostri tempi, Wikipedia, impariamo che, sin dai primi studi sul cretinismo in Europa, erano state identificate le aree geografiche in cui si manifestava la patologia con maggiore frequenza, valli alpine e lontane dal mare, i cui abitanti erano privati dell’assunzione di iodio, anche mediante una corretta alimentazione e l’idratazione con acqua ricca di questa sostanza. Tali ambienti erano anche caratterizzati, sovente, da una elevata endogamia.
Il parallelo che si vuole in questo modo evocare è quello di un corpo (in questo caso politico e sociale) come quello europeo nel suo complesso e, in particolare quello italiano, che deve porre la massima attenzione al funzionamento della propria “ghiandola endocrina”, il cui elemento chimico essenziale (iodio) può essere rappresentato dalla creatività e dall’apporto delle popolazioni migranti. Come abbiamo visto le funzioni alle quali essa sovrintende sono realmente vitali ed essenziali. Sia la prima (creatività) che la seconda (immigrazione) sono, dunque, gli elementi di cui hanno esattamente bisogno l’Europa e l’Italia per nutrirsi correttamente e trasformare l’alimentazione in crescita, rinnovamento e mantenimento (funzioni del metabolismo), per irrobustirsi e reagire correttamente e armoniosamente agli stimoli (attività neuromuscolare) e favorire lo scambio/ricambio di idee e il movimento delle persone (apparato circolatorio).
Nel caso della creatività è quello che cercano di dimostrare Antonio Paolo Russo e Alan Quaglieri Dominguez, fornendoci dati ed elaborazioni inedite e originali sulla relazione tra presenza di professionisti creativi e sviluppo economico, dimostrandoci l’importanza degli aggregati urbani come ambiti privilegiati per l’attrazione del talento creativo e ridimensionando un luogo comune abbastanza diffuso, che attribuisce alla presenza di creativi un ruolo eccessivo rispetto alla crescita economica, ribaltando in questo caso tale prospettiva.
Nel caso dell’immigrazione il contributo di Ginevra Demaio illustra in modo puntuale e dettagliato, senza fornirci però particolari spunti critici, il fenomeno nelle sue dinamiche storiche, territoriali e qualitative per quanto riguarda la città e la più vasta area provinciale di Roma. Ne emerge un quadro di tutto rispetto, che termina evocando, giustamente, la necessità di politiche finalizzate a promuovere la funzione di rinnovamento e spinta propulsiva dell’immigrazione, anche per quanto riguarda la rigenerazione dei centri storici.
In un caso e nell’altro l’Europa sta provando ad attrezzarsi o sta comunque lavorando, mediante un nuovo piano per aiutare l’industria culturale e creativa dell’UE a diventare più competitiva e rafforzare la crescita e l’occupazione (Europa Creativa http://ec.europa.eu/news/culture/121001_it.htm) e l’attivazione di gruppi di lavoro sul dialogo interculturale (http://ec.europa.eu/culture/our-policy-development/intercultural-dialogue-in-the-spotlight_en.htm), mentre quello che, sinceramente, deve preoccuparci è la sostanziale assenza di politiche coerenti e significative su questi argomenti nel nostro paese.
Rincretiniti o evoluti? Questo è il dilemma …, ma, forse, almeno noi che ce lo poniamo, siamo, per il momento, ancora immuni dal morbo!…