1. Le trasformazioni di Palermo: patrimonio, cultura e apertura internazionale
Dalla prima metà degli anni Novanta Palermo è il teatro di un processo di riqualificazione che ha posto fine a una lunga fase di abbandono del centro storico caratterizzata dal declino della popolazione residente (crollata da 125.000 abitanti del 1951 ai circa 19.000 degli anni Novanta), dall’assenza di illuminazione stradale, dall’abbandono degli spazi collettivi e dalla mancanza di locali pubblici. Le trasformazioni hanno seguito una logica di contaminazione che ha prodotto delle aree di cambiamento concentrate principalmente nel centro storico, dove le realizzazioni degli anni ’90 hanno agito come focolai intorno ai quali altri luoghi si sono successivamente aggregati.
Anche se Palermo non è certo fra gli esempi più eclatanti di città cosmopolita, la sua maggiore apertura internazionale è oggi piuttosto evidente. A metà degli anni Novanta, sulla scia di quanto era già avvenuto in molte altre città europee in una fase di indebolimento dei legami nazionali, Palermo ha principalmente fatto ricorso “alla cultura per tentare di creare un senso di appartenenza, di unità, al di là delle divisioni sociali e dei conflitti, per mobilitare le risorse necessarie all’elaborazione di un interesse generale urbano”(1). In questa sede non è possibile approfondire le dinamiche tramite le quali la città si è aperta ai flussi globali(2), ci limitiamo a rimandare ad alcuni meccanismi principali:
• il ruolo del governo locale (con la canalizzazione di finanziamenti per il recupero del centro storico e l’investimento in cultura);
• la mobilità dei giovani universitari;
• il ruolo dei visitatori stranieri.
L’approvazione del piano particolareggiato del centro storico nel 1993, con il suo impianto di recupero filologico, permise di concentrare fondi statali ed europei in attività di recupero del patrimonio storico-artistico e per l’erogazione di finanziamenti ai privati vincolati al recupero del patrimonio immobiliare(3). Nella seconda metà degli anni Novanta quest’operazione venne accompagnata da ingenti investimenti nell’infrastrutturazione culturale del territorio(4); il processo di inserimento di Palermo nella competizione interurbana ha trovato una delle sue risorse nel rafforzamento delle infrastrutture culturali cittadine(5).
Nel processo di apertura internazionale, gli strumenti di mobilità studentesca sono stati molto importanti: master e stage all’estero sono elementi comuni nel percorso di molti dei progettisti (architetti, urbanisti, designer) e degli animatori dell’imprenditoria culturale palermitana che si è formata a partire da quegli anni. I programmi europei di mobilità hanno infatti permesso ai giovani palermitani di costruire network internazionali e un bagaglio culturale in grado di interagire con contesti non locali. La crescente offerta di voli low cost verso le principali destinazioni europee ha costituito un’inedita opportunità per seguire eventi culturali di richiamo internazionale e ha rappresentato per i creatori delle nuove forme urbane un’ulteriore occasione per entrare in contatto con le tendenze culturali internazionali.
L’aeroporto e il porto sono diventati snodi piuttosto attivi con volumi di traffico in crescita costante dalla metà degli anni ’90 con un leggero declino solo negli ultimi due anni, mentre l’aumento del numero delle strutture ricettive testimonia del tentativo di un nuovo posizionamento della città nel panorama internazionale(6). Nuove connessioni aeree e programmi di scambio comunitari hanno agito anche nella prospettiva dell’incoming: nel corso degli anni Palermo ha così iniziato a delineare il proprio ruolo di second city dotata di una certa capacità di attrazione nei confronti di studenti, professionisti e artisti.
2. Disastri locali, connessioni globali
Le contraddizioni che hanno segnato le trasformazioni della città nel corso degli ultimi venti anni non rendono facile prevederne gli esiti. In seguito al passaggio dalla giunta di sinistra a quella di centrodestra, questo processo ha continuato a svilupparsi attraversato fasi alterne e il panorama delle nuove forme urbane nel centro della città ha continuato ad evolversi con un andamento non lineare. Circa vent’anni dopo l’inizio di questo processo, resta uno iato fra le strategie di recupero e le prospettive d’uso e di gestione degli spazi dato che, di fatto, questi due aspetti sono stati separati e il secondo affidato alla contrattazione degli attori in campo, fra i quali la presenza micro e macro criminale gioca un ruolo non indifferente. Palermo è ancora oggi caratterizzata dalla pessima gestione dei servizi pubblici cittadini, dalla disastrosa situazione della mobilità e della vivibilità urbana, dalla crisi dei settori tradizionali dell’economia cittadina (commercio e terziario legato alle commesse della pubblica amministrazione nelle sue varie declinazioni); da ampi bacini di disoccupazione e lavoro nero, nonché dalla presenza capillare delle organizzazioni mafiose.
Descritta attraverso i tradizionali indicatori economici e in termini di variazioni degli stock (numero di imprese, quantità e qualità delle infrastrutture esistenti, ecc.), Palermo restituisce l’immagine di un contesto socio-economico chiuso e asfittico(7). La nostra ipotesi è che questo tipo di descrizione sia corretta ma incompleta.
Per cogliere le correnti di dinamismo e di innovazione che attraversano il tessuto urbano proponiamo dunque di guardare ai flussi, alle connessioni, alle loro localizzazioni e agli artefatti che emergono dai loro incroci.
Da questo punto di vista, la ricostruzione delle biografie dei luoghi permette di vedere come all’origine di molti artefatti che punteggiano i centri dell’innovazione urbana vi siano percorsi di formazione e di lavoro lontani da Palermo, esperienze nell’ambito delle quali si sono formate estetiche e hanno preso corpo idee e connessioni innovative che poi hanno retro-agito sul corpo della città attraverso traiettorie di rientro (a volte temporaneo) per dar vita a progetti di nuovi spazi e forme urbane e, più in generale, di re-invenzione del locale in chiave cosmopolita. In questa prospettiva, si tratta di mettere a fuoco le traiettorie delle diverse figure circolanti in questo processo:
• i proprietari e gli ideatori/progettisti;
• i capitali che ne hanno consentito la realizzazione;
• i modelli architettonici o urbanistici che li hanno ispirati(8).
Per meglio comprendere il cambiamento recente della città in una prospettiva che miri alle dinamiche di cosmopolitizzazione, esito dell’incrocio fra flussi globali e risorse locali, vanno considerati cinque aspetti:
• l’importazione di tipi architettonici e urbani;
• l’importazione di nuove pratiche urbane;
• l’ibridazione dei luoghi;
• la gentrification del centro storico;
• le logiche di contaminazione o di zona, cioè la creazione di filiere di nuovi luoghi in aree circoscritte della città.
Negli ultimi venti anni a Palermo sono apparsi nuovi artefatti urbani frutto di modelli esterni quasi esclusivamente risultato di adattamenti e riusi di strutture di interesse storico-artistico. Tra gli esempi più evidenti dell’importazione di tipi urbani frequenti in altre città vi sono nuovi spazi pubblici; bar, ristoranti e hotel di design internazionale; spazi ex-industriali; luoghi multifunzionali che combinano attività culturali (mostre, danza, teatro, musica…) e commerciali (libreria, bar, ristorante, agenzia di viaggi…). Questi luoghi attirano nuove tipologie di fruitori e stimolano nuove abitudini e pratiche d’uso che non sempre hanno attecchito senza difficoltà, creando talvolta persino qualche tensione sociale. I fattori di resistenza e di tensione sono numerosi e molti luoghi (locali e spazi culturali in particolare) hanno avuto un’esistenza precaria.
3. Flussi globali, sviluppi locali: l’innovazione urbana tra musica e arte contemporanea
L’approccio che abbiamo sommariamente riassunto ci permette di riconoscere un certo dinamismo nella sfera dell’economia della cultura con progetti ed esperienze di impresa che possono essere considerati altrettante spie dell’interazione ricorsiva tra il processo di cosmopolitizzazione e i suoi possibili esiti sul piano dell’innovazione culturale ed economica.
Casi particolarmente interessanti sono costituiti da (micro)imprese nei campi della produzione e distribuzione musicale, dell’arte contemporanea, dell’editoria di qualità, dei servizi per il turismo culturale. Per ragioni di sintesi, in questo contributo ci concentriamo esclusivamente su due settori per i quali più marcata è la relazione con il processo di trasformazione urbana del centro storico: la produzione musicale e le arti visive contemporanee.
Fino a poco tempo fa gli addetti ai lavori della scena musicale palermitana erano abbastanza concordi nel registrare una scarsa presenza di soggetti dinamici capaci di emergere oltre la sfera locale(9). Sebbene molti dei vincoli oggettivi allo sviluppo del settore musicale permangano, e non solo a livello locale(10), il panorama palermitano ha cominciato a mostrare, a partire dal 2006, elementi di inedito dinamismo – specie nell’ambito del jazz, del folk d’autore, dell’indie-rock e così via(11) – sotto la spinta di alcune nuove etichette musicali indipendenti impegnate in generi musicali differenti ma con alcuni elementi in comune: valorizzazione di precedenti esperienze di autoproduzione, centralità del musicista, attenzione alla dimensione artigianale del prodotto (qualità; design; packaging); apertura e connessioni internazionali (comunicazione; siti in inglese), autonomia finanziaria dei progetti(12).
Pur essendo sensibili alla dimensione del progetto culturale queste esperienze nascono con finalità commerciali e si situano nell’ambito delle attività imprenditoriali di nicchia. La genealogia delle nuove etichette e dei soggetti che coinvolgono può essere rintracciata nel contesto di festival ed eventi che, a partire dai primi anni Novanta, hanno animato la città – dal Festival del Novecento e dalla rassegna “Palermo di Scena” fino ai più recenti Vucciria Festival e Kals’art – localizzandosi quasi esclusivamente nel centro storico.
Tali iniziative hanno creato le condizioni per la circolazione di artisti e progetti di caratura nazionale e internazionale e favorito la formazione di un pubblico locale sensibile alle produzioni di qualità e alle influenze e tendenze culturali esterne(13). Tra le altre iniziative istituzionali che hanno avuto un ruolo cruciale nell’introduzione di pratiche d’uso della città ispirate a modelli non locali vanno poi ricordate le decine di “caffè-concerto”, cioè l’uso di piazze e spazi pubblici antistanti bar e ristoranti del centro storico concesso dalla giunta di sinistra negli anni Novanta insieme a contributi per la realizzazione di piccoli concerti.
Di pari passo con il processo di riqualificazione urbana, una miriade di nuovi locali ibridi per forme e funzioni (pub, centri culturali), apparsi secondo marcate logiche di contaminazione e di zona in alcune aree del centro storico(14), ha avuto la possibilità di ospitare concerti e di favorire l’aggregazione di fruitori, artisti, produttori e imprenditori culturali da cui negli ultimi anni stanno emergendo progetti di produzione e distribuzione discografica. Paradossalmente, in una fase di affievolimento della spinta dei fattori propulsivi appena descritti (crisi della committenza pubblica e irrigidimento in materia di regolamentazione dei pubblici spettacoli) la tendenza alla creazione di nuove etichette agisce da catalizzatore di progetti musicali e accresce l’attrazione esercitata da Palermo nei confronti di gruppi provenienti dal resto della Sicilia (intaccando così il primato di Catania in questo settore a livello regionale). Assistiamo dunque a un processo di creazione di micro-filiere legate alla produzione musicale con l’apertura di nuove sale prova e studi di registrazione che costituiscono un’ulteriore spinta all’ammodernamento tecnico delle rare strutture già esistenti.
Nel campo dell’arte contemporanea è riscontrabile un fenomeno che segue analoghe logiche di accumulazione e localizzazione. Anche in questo caso un ruolo centrale è stato giocato dall’effetto combinato della riqualificazione del centro storico e dei tentativi delle amministrazioni locali degli ultimi venti anni di accrescere la statura internazionale di Palermo nel campo del contemporaneo(15). Nonostante la città sia ancora priva di grandi istituzioni culturali in grado di esercitare un ruolo di rilievo nel panorama internazionale dell’arte contemporanea, il fermento creato da mostre e progetti temporanei e il rapporto tra questi e gli artefatti del tessuto urbano (già recuperati o in via di recupero) ha dato vita a una nuova generazione di galleristi e spazi espositivi localizzati nel centro storico.
Tra le esperienze più significative da questo punto di vista spiccano le sei edizioni (1998-2005) del Genio di Palermo, una sorta di mostra diffusa, un itinerario nella città caratterizzato dall’apertura di studi, laboratori di artisti ed esposizioni temporanee in bar e spazi pubblici. Questa esperienza ha contribuito a formare una generazione di giovani impegnati nel campo della produzione artistica permettendo a molti artisti e critici palermitani di costruire delle reti di relazioni che avessero respiro internazionale.
Se negli anni passati le gallerie d’arte erano localizzate quasi esclusivamente nelle zone moderne della città, più recentemente, e con pochissime eccezioni, l’area d’elezione degli spazi dedicati all’arte contemporanea è rappresentata dai quattro mandamenti della città antica. Questa localizzazione è dovuta non tanto all’appeal degli edifici ristrutturati, quanto all’effetto straniante esercitato su artisti e collezionisti stranieri dalla presenza di macerie e rovine. L’effetto di accumulazione di questi nuovi luoghi colpisce sia rispetto alle dimensioni complessive della città sia a quelle di un mercato locale (collezionisti, acquirenti, appassionati) ancora limitato. Tale denso tessuto – di gallerie d’arte propriamente dette e spazi espositivi di varia natura(16) – è costituito da reti translocali alimentate attraverso co-produzioni internazionali, residenze d’artista, qualche presenza a fiere internazionali o apertura di sedi estere e, occasionalmente, comincia a dispiegare logiche di sistema e di rete locale.
4. Conclusioni
La proliferazione di progetti ed etichette musicali e di spazi dedicati all’arte contemporanea può essere annoverata tra gli esiti più evidenti del processo di cosmopolitizzazione di Palermo. Sviluppatesi per lo più negli ultimi cinque anni, queste esperienze hanno trovato nel cambiamento urbano le condizioni di possibilità per essere concepite e realizzate. Ricorsivamente, costituiscono oggi – in atto – altrettanti fattori di innovazione culturale e – in nuce – indicano traiettorie praticabili di sviluppo economico per il contesto in cui sono nate. Nicchie con un’incidenza ancora irrilevante sulle statistiche dell’economia palermitana, prefigurano l’aggregarsi di filiere produttive innovative aperte a interlocutori e mercati oltre la dimensione locale. Le reti creative e i progetti imprenditoriali che si dispiegano intorno a queste esperienze costituiscono moltiplicatori dell’apertura cosmopolita non solo perché in alcuni casi sono frutto di traiettorie translocali ma in quanto dipendono dalla capacità di accrescere il grado di connessione tra Palermo e il resto del mondo e di attrarre fruitori dall’esterno.
L’innovazione urbana a Palermo è ancora una realtà fragile, ma dopo decenni di forte marginalizzazione, la città appare oggi come un sistema di attori e di forme in relazione molto più stretta del passato con il resto del mondo. Senza sottovalutare i molteplici fattori di criticità, possiamo formulare l’ipotesi che il prezioso capitale sociale costituito da una moltitudine di legami deboli(17) possa rivelarsi un’importante risorsa per il futuro e che le esperienze cui abbiamo accennato possano considerarsi come prove tecniche della possibilità di un sistema di economia della cultura a Palermo.
Note
(1) P. Le Galès, European Cities: Social Conflicts and Governance, Oxford, Oxford University 2002; trad. it. 2006, Le città europee. Società urbane, globalizzazione, governo locale, Bologna, il Mulino, 2006, p. 207.
(2) Su questi aspetti cfr. O. Söderström, D. Fimiani, M. Giambalvo, S. Lucido, Urban Cosmographies. Indagine sul cambiamento urbano a Palermo, Meltemi, Roma 2009.
(3) Dal 1993 al 2009 sono stati impegnati ed erogati finanziamenti pubblici ai privati per un ammontare di 84,8 milioni (Fonte: Assessorato al Centro Storico Comune di Palermo).
(4) Cfr. F. Giambrone, I Cantieri di Palermo. Azione di governo e politiche culturali per le città, Nicolodi, Rovereto 2006. Sul ruolo della cultura nelle politiche urbane contemporanee si veda A. Cochrane, Understanding Urban Policy. A Critical Approach, Blackwell, Oxford 2007.
(5) Cfr. D. Harvey, From managerialism to entrepreneurialism: The transformation in urban governance in late capitalism, “Geografiska Annaler”, n. 71 B (1), 1989.
(6) Il 2010 ha fatto registrare 4.352.778 passeggeri, con una leggera flessione (1,6%) rispetto all’anno precedente.
(7) Istituto Tagliacarne, Osservatorio Economico, Camera di Commercio di Palermo 2009.
(8) O. Söderström, D. Fimiani, M. Giambalvo, S. Lucido, op. cit., p. 22.
(9) D. Fimiani, M. Giambalvo, Ipotesi e scenari per l’innovazione culturale a Palermo. Focus con artisti e operatori del settore musicale, Aapit Palermo 2008.
(10) Fondazione IULM, Economia della musica in Italia. Rapporto 2010.
(11) Nell’aprile 2010 “Rumore”, la rivista di riferimento italiano per l’alt-rock, ha dedicato un articolo alla nuova generazione di artisti della “Palermo rumorosa” (cfr. B. Tomasino, Palermo rumorosa, “Rumore Magazine”, Aprile 2010) .
(12) Tra le etichette apparse negli ultimi anni a Palermo, spiccano i progetti di Fitzcarraldo record, Malintenti dischi, 800A e ancora più recentemente Woolshop Productions e e Qanat Records di Qamm (Qanat Art Music Media).
(13) Palermo è priva di uno spazio istituzionale in grado di ospitare concerti e in generale eventi dedicati alla fruizione dei nuovi generi musicali. Tuttavia il riuso del patrimonio storico-artistico del centro storico ha creato – seppur in maniera intermittente – una cornice di spazi pubblici in cui ospitare eventi musicali (ad es. il complesso di Santa Maria dello Spasimo dedicato prevalentemente al Jazz e sede della fondazione Brass cui recentemente è stato affidato Teatro Santa Cecilia, fondato dall’Unione dei Musici nel 1692).
(14) Tra questi luoghi è comunemente riconosciuto un ruolo propulsivo nei processi di cui stiamo discutendo ad alcuni spazi, in particolare l’associazione culturale I Candelai, il bar Mikalsa e il bar libreria Kalhesa e il centro culturale polivalente Agricantus, tutti localizzati nel centro storico con l’eccezione dell’ultimo.
(15) Questo obiettivo, nonostante i buoni presupposti del Festival del Novecento resta lontano per i ritardi accumulati, ad esempio, dal progetto per un Museo Euromediterraneo delle arti contemporanee presso i Cantieri Culturali alla Zisa e nonostante la presenza del Museo regionale d’arte contemporanea della Sicilia a Palazzo Riso.
(16) Tra gli spazi inaugurati negli ultimi anni, Francesco Pantaleone Arte Contemporanea, Zelle arte contemporanea, Garage, Spazio Cannatella, Nuvole incontri d’arte, Scuderie di Palazzo Sambuca, Casa Orioles, Galleria Monteleone, Galleria Bianca e (fuori dal centro storico) la Galleria dell’Arco e la Centrale Creativa Diffusa Nostra Signora.
(17) M. S.Granovetter, The Strength of Weak Ties, American Journal of Sociology, n. 78 (6), 1973.
Bibliografia
– A. Cochrane, Understanding Urban Policy. A Critical Approach, Blackwell, Oxford 2007.
– D. Fimiani, M. Giambalvo, Ipotesi e scenari per l’innovazione culturale a Palermo. Focus con artisti e operatori del settore musicale, Aapit Palermo 2008.
– Fondazione IULM, Economia della musica in Italia. Rapporto 2010.
– F. Giambrone, I Cantieri di Palermo. Azione di governo e politiche culturali per le città, Nicolodi, Rovereto 2006.
– M. S.Granovetter, The Strength of Weak Ties, American Journal of Sociology, n. 78 (6), 1973.
– D. Harvey, From managerialism to entrepreneurialism: The transformation in urban governance in late capitalism, Geografiska Annaler, n. 71 B (1), 1989.
– Istituto Tagliacarne, Osservatorio Economico, Camera di Commercio di Palermo 2009.
– P. Le Galès, European Cities: Social Conflicts and Governance, Oxford, Oxford University 2002; trad. it. 2006, Le città europee. Società urbane, globalizzazione, governo locale, Bologna, il Mulino, 2006.
– O. Söderström, D. Fimiani, M. Giambalvo, S. Lucido, Urban Cosmographies. Indagine sul cambiamento urbano a Palermo, Meltemi, Roma 2009.
– B. Tomasino, Palermo rumorosa, Rumore Magazine, Aprile 2010.
Sitografia
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www.fitzcarraldorecords.com
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www.800a.bandcamp.com
www.woolshopproductions.com
www.qanatweb.net
www.kursaalkalhesa.it
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www.candelai.it
www.agricantus.org
www.vucciria.org
www.thebrassgroup.it