Istituite con la legge 30 luglio 1990 n.128, le fondazioni bancarie sono diventate un importante attore della vita economica e finanziaria del nostro Paese. Una spiccata attenzione al sociale e il forte radicamento sul territorio rappresentano i due principali elementi distintivi di uno strumento operativo che, a vent’anni di distanza dalla sua nascita, ha dimostrato di saper gestire ingenti somme di capitali, investendo in una molteplicità di settori che vanno dall’istruzione alla salute, all’arte, alla ricerca, allo sport, solo per citarne alcuni.
Con lo scopo di tracciare un bilancio delle azioni intraprese e dei risultati ottenuti, il volume “Fondazioni bancarie, arte e cultura”, curato da Chiara Leardini e Gina Rossi, restringe il campo d’indagine ai soli interventi attuati nel comparto culturale. La scelta di soffermarsi su un unico ambito di interesse deriva sia dalla propensione ad investire in questo settore – testimoniata dalla presenza della voce “Arte, attività e beni culturali” nei bilanci di tutte le 88 fondazioni bancarie presenti in Italia -, sia dalla consistenza delle somme elargite per sostenere iniziative e progetti artistici e culturali – messa in evidenza dai dati contenuti nel Rapporto ACRI, che registrano per l’anno 2008 la più alta percentuale in termini di importo, pari al 30,6% del totale complessivo.
Partendo dall’analisi dei documenti contabili, il volume si sofferma sul ruolo giocato dalle fondazioni bancarie all’interno di un settore che pone ancora oggi notevoli problemi di gestione, legati a una cronica mancanza di risorse economiche, ulteriormente aggravata dalla massiccia presenza del pubblico, che soprattutto in passato ha scoraggiato, quando non addirittura ostacolato, l’intervento del privato nel management dei beni e delle attività culturali. Le fondazioni bancarie rivestono, oggi, una duplice funzione in quanto da un lato sopperiscono alla debolezza delle risorse pubbliche, intervenendo a sostegno della domanda, e dall’altro agiscono da veri e propri imprenditori accollandosi il rischio d’impresa di proposte progettuali, capaci di produrre ricadute positive solo nel medio-lungo periodo. L’entità delle cifre riportate all’interno del volume – più di 10mila azioni realizzate nel corso del 2008 per un totale di 513,1 milioni di euro investiti a favore della tutela, promozione e valorizzazione del patrimonio culturale italiano – offre una misura del coinvolgimento e della volontà di contribuire al miglioramento del sistema dei beni e delle attività culturali, espressi dalla fondazioni bancarie che aspirano a diventare sempre meno semplici finanziatori e sempre più progettisti per lo sviluppo e la promozione del territorio.
Pur fornendo una presentazione iniziale dell’apparato nazionale delle fondazioni bancarie dedite alla cultura, il volume analizza con maggior dettaglio la propensione delle fondazioni bancarie attive sui territori di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige ad occuparsi del settore artistico-culturale nel periodo 2006-2009. Gli autori dei diversi contributi passano in rassegna l’intera gamma degli strumenti di rendicontazione utilizzati dalle fondazioni per sondare la loro capacità di comunicare all’esterno, in maniera chiara ed esaustiva, gli interventi sostenuti e i benefici apportati all’interno della propria comunità di riferimento.
Il volume oltre a descrivere le principali modalità operative di uno strumento ibrido, a metà strada tra pubblico e privato e tra economia e sociale, delinea anche alcuni possibili scenari futuri che vedono una sovrapposizione crescente tra le categorie di pubblico e privato e una maggiore interazione tra fondazioni bancarie e distretti produttivi culturali.
Fondazioni bancarie, arte e cultura
Ruolo, risultati e prospettive alla luce di un’analisi territoriale
A cura di Chiara Lardini e Gina Rossi
FrancoAngeli 2010
Euro 24,00