Fondazioni Bancarie e nuova economia della cultura

Nate all’inizio degli anni ’90 con la legge Amato-Carli 218/1990, le Fondazioni di origine bancaria (FOB) hanno concretamente supportato nel corso di poco più di un ventennio di esistenza migliaia di istituzioni pubbliche e private, prestando particolare attenzione ai settori dell’arte, della cultura e della formazione.

Nate all’inizio degli anni ’90 con la legge Amato-Carli 218/1990, le Fondazioni di origine bancaria (FOB) hanno concretamente supportato nel corso di poco più di un ventennio di esistenza migliaia di istituzioni pubbliche e private, prestando particolare attenzione ai settori dell’arte, della cultura e della formazione. Alcuni dati consentono di comprendere in modo immediato la rilevanza di questo sostegno: nel solo 2011, le erogazioni complessive delle 88 Fondazioni bancarie presenti sul territorio italiano sono state pari a 1.092,5 milioni di euro, di cui il 30,7% destinati al settore Arte, attività e beni culturali, il 14,3% alla Ricerca e 11,6% a Educazione, istruzione e formazione.

 

Una presenza, dunque, considerevole della quale l’autore da conto, con intenti divulgativi e facendo leva sulla ricca quantità di esperienza e sui casi di eccellenza portati avanti da alcune Fondazioni selezionate a campione e, in modo più specifico, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone. Non a caso il testo vuole essere uno strumento utile sia per tutti quei soggetti – cosiddetti stakeholders – che intendo avvalersi del sostegno delle FOB quali associazioni culturali, scuole, cooperative sociali, biblioteche, ecc., sia per i cittadini interessati a comprendere come si stia evolvendo il sostegno privato al mondo dell’arte, della cultura e dell’istruzione. Collocabili nel cosiddetto “terzo settore”, in effetti, le Fondazioni di origine bancaria sono soggetti di diritto privato, che si trovano tuttavia spesso a svolgere finalità pubbliche. Non perdendo mai di vista il ruolo di sussidiarietà loro spettante e, dunque, mai sostituendosi all’intervento pubblico, esse sono dotate di autonomia e di uno speciale legame con il territorio d’origine e del cui sviluppo negli anni si sono prese cura. Un sostegno che, come più volte sottolineato dall’autore, non si è limitato alla mera erogazione di fondi, seppur di notevole importanza, ma che è stato mosso dal chiaro intento di favorire lo sviluppo di una cultura manageriale nel non profit anche a fronte della progressiva diminuzione delle risorse economiche causata dalla crisi.

 

Prendendo atto della scarsa propensione degli operatori del settore alla progettazione, dovuta tanto a una mentalità che vede l’arte come qualcosa di altro dall’economia, quanto alla mancanza di una programmazione certa da parte delle stesse pubbliche amministrazioni, le Fondazioni bancarie si sono attivate in vista di sollecitare miglioramenti in tal senso. Basti pensare alle modalità di selezione dei progetti tramite bandi, ovvero ai criteri selettivi espressamente individuati nella “Carta delle Fondazioni”, approvata dall’Associazione di Fondazioni e di Casse del Risparmio SpA (ACRI) nell’aprile del 2012. Si tratta di criteri – caratteristiche del richiedente; capacità di lettura del bisogno del territorio e adeguatezza e coerenza della soluzione proposta; innovatività; efficienza; sostenibilità; capacità di catalizzare altre risorse; non sostitutività; monitoraggio e valutazione – che implicano una ponderata attività di pianificazione, una progettualità e una visione futura da parte dello stakeholder interessato al finanziamento. Si veda il criterio della sostenibilità: i progetti devono dimostrare di essere in grado di auto-sostenersi negli anni successivi all’iniziale erogazione effettuata dalla fondazione, ricorrendo anche a strumenti quali il fund raising.

 

Le FOB, dunque, offrono un sostegno al territorio non solo in termini materiali, ma anche in termini di capacity building, ovvero di costruzione delle capacità in questo caso manageriali degli operatori del terzo settore. Un ruolo non di poco conto, che se considerato unitamente alla capacità delle fondazioni di fare rete e di cooperare allo sviluppo di progetti di respiro nazionale e sovranazionale, deve considerarsi una inestimabile risorsa. Tanto più inestimabile vista la progressiva riduzione delle risorse pubbliche destinate alla cultura e alla formazione, riduzione che appare ancor più incomprensibile in un paese che, come evidenzia l’autore, “non possiede risorse naturali strategiche e la cui vera economia sono la bellezza, la cultura, l’arte, il paesaggio e i saperi che ne derivano”.

 

Fondazioni Bancarie e nuova economia della cultura
Marco Maria Tosolini
Marsilio Editori, 2013
Euro 38, 00