“Oggi più che mai si ha bisogno di un Teatro” e non di un teatro qualsiasi ma di un teatro sociale. Questa sembra essere l’affermazione cardine da cui si sviluppa “Il pubblico del teatro sociale”, volume in cui la sapiente regia di Ivana Conte ha saputo concentrare manifestazioni ed esperienze teatrali legate a situazioni di disagio, raccontate da artisti, operatori, mediatori e registi.
Nei progetti pilota, nei modelli e nelle narrazioni presentate viene costantemente messo in luce lo strettissimo rapporto tra spettacolo e spettatori, tra attore e fruitore, alimentando la consapevolezza che il teatro non sussiste senza comunità. Le sei sezioni del libro si possono idealmente raggruppare in due parti: la prima è caratterizzata da un approccio generale, volto a mettere a fuoco e a definire gli argomenti centrali della trattazione; la seconda invece racchiude la parte esperienziale, tracciando un percorso tra diversità e difficoltà sociali in dialogo con la forma teatrale.
La prima parte riguarda il teatro di comunità in Italia di cui si fornisce un inquadramento storico, sottolineandone l’origine dall’animazione teatrale e analizzando in modo efficace lo snodo degli anni settanta, usando la struttura morfologica della fiaba e le sue categorie. Vengono ravvisate delle somiglianze con il teatro popolare di tradizione, soprattutto per la scelta di luoghi aperti e pubblici come spazio della rappresentazione ma ne viene sottolineata una novità fondamentale, valida ancora oggi: la comprensione della situazione e la valorizzazione di quanto si ha intorno, a cominciare dal pubblico.
Indagato il rapporto tra lo spettacolo e la comunità degli spettatori, è il momento di lasciare la parola agli artisti e operatori che attraverso brevi scritti, forniscono la loro visione sul pubblico del teatro sociale facendo emergere nuove questioni: la necessità di ampliare il pubblico di riferimento svincolandolo da categorie specifiche e coinvolgere maggiormente le scuole e le giovanissime generazioni. La continua ricerca di linguaggi in ambiti e luoghi marginali potrebbe contribuire, secondo alcuni, al rinnovamento e alla messa in discussione del sistema teatrale attuale. Tutti, attori e pubblico, sono generatori dell’evento spettacolo, che mira ad individuare cosa ogni essere umano ha da offrire agli altri, qualsiasi sia la sua condizione, cultura o etnia.
Nella seconda parte del volume, vengono presentate esperienze e progetti di vario tipo, dai più tradizionali alle nuove sperimentazioni, realizzate con l’ausilio di tecnologie digitali. Il teatro sociale può diventare un potente strumento di messa in relazione tra categorie distanti in cui spesso dimorano pregiudizi e stereotipi, come nel caso di adolescenti che entrano in contatto con carcerati o situazioni di disagio psichico, o si trasforma in mezzo per affrontare tematiche esistenziali come il dolore o il sacro.
Come sottolinea Marco Fratoddi nella “Non conclusione”, il volume non fornisce risposte e soluzioni dogmatiche ma chiavi di lettura, interpretazioni differenti e a volte contrastanti sulla stesse finalità del teatro sociale. Oggi, proprio quando sembra che la richiesta di teatro diventi confusa, è il momento di “rilanciare”; e “rilanciare è stato sempre il modo di oltre passare praticato dai cercatori, di oro e di teatro”.
Il pubblico del teatro sociale
A cura di Ivana Conte
Franco Angeli, 2012
Euro 27,00