Il territorio dei beni culturali

“La privatizzazione del patrimonio storico artistico italiano e l’introduzione di forme private di gestione nel settore dei beni e delle attività culturali” sono i temi centrali del saggio di Davide Ponzini. Il testo, strutturato in tre parti, cerca di inquadrare la materia mettendo in risalto i metodi e gli strumenti utilizzati in ambito nazionale, gli esempi più significativi realizzati negli ultimi anni ed infine un’analisi ragionata dei processi più efficaci di privatizzazione finalizzati alla trasformazione territoriale e allo sviluppo economico.

“La privatizzazione del patrimonio storico artistico italiano e l’introduzione di forme private di gestione nel settore dei beni e delle attività culturali” sono i temi centrali del saggio di Davide Ponzini, Il territorio dei beni culturali, edito da Carocci (2008).  Il testo, strutturato in tre parti, cerca di inquadrare la materia mettendo in risalto i metodi e gli strumenti utilizzati in ambito nazionale, gli esempi più significativi realizzati negli ultimi anni ed infine un’analisi ragionata dei processi più efficaci di privatizzazione finalizzati alla trasformazione territoriale e allo sviluppo economico.
Oggi il settore dei beni e delle attività culturali risente ancora fortemente della presenza pubblica. La ricchezza del patrimonio diffuso italiano (centri storici, castelli, giardini, musei, siti archeologici, chiese, ecc.) ed il suo radicamento al territorio, rendono concettualmente difficile pensare in una logica di privatizzazione, soprattutto se per privatizzazione si intende comunemente la “cessione di quote o di funzioni o attività pubbliche a soggetti privati”.
L’ingresso del privato nel settore è comunque ancora limitato e non deve generare allarmismi nell’opinione pubblica. La modifica del Titolo V e l’introduzione del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio hanno messo in atto il principio di sussidiarietà tra Stato e Regioni e hanno permesso ai soggetti privati di “concorrere, cooperare e partecipare” in materia di valorizzazione. Tale strumento consente un più ampio ventaglio di possibilità e soluzioni, importanti se si considera la non trascurabile ricaduta di tipo qualitativo e quantitativo che una corretta gestione del territorio è in grado di produrre.
La materia analizzata dall’autore non è di per sé facilmente inquadrabile all’interno di un unico settore, le modalità di raggiungimento degli obiettivi sono molteplici ed i suoi effetti non hanno un andamento lineare né razionale. Questo complica l’analisi, ma la arricchisce di elementi che fanno capo a diverse discipline: la pianificazione territoriale, il diritto, l’economia della cultura, le politiche pubbliche.
Fino a questo momento sono tre i processi individuati da Davide Ponzini in ambito di privatizzazione dei beni e delle attività culturali: l’alienazione e la cartolarizzazione, la costituzione di soggetti pubblico-privati per la gestione e l’introduzione di privati nella progettazione.
A fronte di una spesso mera cessione dei beni, vi sono esempi virtuosi di collaborazione tra pubblico e privato, come l’istituzione di Fondazioni, volte alla valorizzazione urbana e territoriale, o come il coinvolgimento in progetti complessi di trasformazione e sviluppo territoriale. Pubblico e privato sono allora chiamati a sedersi ad uno stesso tavolo per elaborare in modo condiviso piani e programmi di sviluppo.
In questo ampio panorama di possibilità, l’autore individua alcuni esempi significativi in ambito nazionale: il progetto per il Museo delle Navi di Pisa e la sua Fondazione, la Fondazione “Museo delle antichità egizie” di Torino e il progetto per il nuovo Museo Egizio, il progetto dei Nuovi Uffizi a Firenze, la Fondazione “Teatro alla Scala” di Milano e il rinnovamento del suo sistema di produzione. Tali esperienze mostrano la capacità di questo tipo di azioni di rendere più efficiente la fruizione della struttura e di innescare il processo di valorizzazione urbana, che dipende dal luogo, dagli attori coinvolti e dai fattori che agiscono localmente.
In conclusione, il volume mostra che, nonostante perplessità e dilemmi, il processo di privatizzazione permette di raggiungere risultati positivi favorendo determinate dinamiche: in primo luogo “la pluralizzazione” degli attori coinvolti e degli interessi messi in campo, in secondo luogo “la territorializzazione” degli interventi, che risultano più efficaci grazie all’associazione con politiche locali che tengono conto dei valori identitari del luogo, ed infine, la capacità delle Amministrazioni pubbliche di non contrapporsi al privato, ma di imparare a gestirlo, limitando la sua influenza ove necessario.
Le sperimentazioni condotte in ambito di privatizzazione permettono di individuare i percorsi maggiormente virtuosi e di cogliere nuove opportunità di sviluppo, ma dimostrano come ciascuna di queste operazioni debba essere calata sul territorio da cui dipende sia dal punto di vista degli strumenti che nell’efficacia dell’azione.

Il territorio dei beni culturali
Interpretazioni strategiche del processo di privatizzazione dei beni e delle attività culturali in Italia
Davide Ponzini
Carocci, 2008
Euro 17,50