L’evoluzione come teoria applicata alla biologia rappresenta la spiegazione più accreditata – anche se non ancora universalmente riconosciuta – all’interno del mondo scientifico del modo in cui le forme di vita presenti sulla Terra sono cambiate, e continuano a cambiare, per meglio adattarsi all’ambiente in cui vivono, al fine di aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza. Non dissimile dalle altre specie animali, l’uomo presenta una propria evoluzione biologica frutto dell’azione combinata di mutazioni genetiche e selezione naturale, a cui però è possibile associare anche un’evoluzione di tipo culturale. Partendo dalla definizione di cultura come “accumulo di conoscenze globali e innovazioni, derivante dalla somma di contributi individuali trasmessi attraverso le generazioni”, il genetista di fama internazionale Luigi Luca Cavalli Sforza nel volume “L’evoluzione della cultura” offre un’interpretazione in chiave evolustionistica dello sviluppo culturale che ha accompagnato gli ultimi 100mila anni di vita degli uomini. Concentrando la sua attenzione sui comportamenti adottati dagli esseri umani dal momento in cui hanno affinato la propria capacità di comunicare dando vita al linguaggio, che rappresenta la principale differenza tra l’uomo e gli altri animali, Cavalli Sforza ci guida alla scoperta delle motivazioni profonde che rendono indispensabile una lettura delle trasformazioni culturali che si sono susseguite nel corso dei secoli da una prospettiva evolustionistica, al fine di acquisire una maggiore consapevolezza del mondo in cui viviamo e delle differenze presenti al suo interno.
La credenza, purtroppo ancora oggi ampiamente diffusa, che popolazioni che vivono secondo canoni non conformi agli standard stabiliti dai paesi occidentali, devono la loro condizione di “inferiorità” a differenze innate e immutabili, trova il suo fondamento nell’idea che differenti livelli di sviluppo socio-economico siano ascrivibili a eredità genetiche trasmesse di padre in figlio, di generazione in generazione. Una convinzione senza alcun fondamento scientifico che ha portato alla nascita del fenomeno tristemente noto con il nome di “razzismo”, che ha reso possibile, a sua volta, l’introduzione di una scala gerarchica delle popolazioni presenti sulla Terra, in base alla quale i popoli economicamente superiori – che occupano le prime posizioni di tale ipotetica scala – sono autorizzati a sfruttare i popoli che vivono in condizioni disagiate, relegati nelle ultime posizioni. Cavalli Sforza mostra come, in realtà, l’evoluzione culturale e quindi la scelta di adottare o meno determinate innovazioni, sia profondamente influenzata dall’ambiente in cui l’uomo vive e con il quale interagisce. L’abitudine di consumare latte anche dopo lo svezzamento, molto diffusa nei Paesi del Nord Europa, è un esempio ampiamente utilizzato per dimostrare come l’adozione di un nuovo comportamento culturale sia causata da una combinazione di fattori genetici – la presenza di individui che a causa di una mutazione hanno continuato a produrre la lattasi, l’enzima che serve per utilizzare lo zucchero contenuto nel latte, anche dopo lo svezzamento -, e di fattori ambientali – la scarsità di cibo verificatasi in alcune zone del Pianeta da un certo momento in poi che ha fatto sì che gli individui tolleranti al latte anche in età adulta potessero consumarlo senza problemi e quindi sopravvivere. Anche se distinte, l’evoluzione biologica e l’evoluzione culturale possono influenzarsi a vicenda ed è per questo che si parla di co-evoluzione biologico-culturale.
Se è vero che l’evoluzione biologica e l’evoluzione culturale presentano molti punti di contatto, ciò non toglie che vi siano anche alcune differenze tra l’una e l’altra. Tra queste la più importante è che mentre in biologia una mutazione avviene sempre in maniera del tutto casuale, nel caso della cultura il cambiamento e quindi l’introduzione di una innovazione non è mai casuale, ma scaturisce dalla necessità di trovare una risposta a un determinato bisogno. Ne consegue che al contrario dell’evoluzione biologica che esclude per definizione la nozione di progresso, l’evoluzione culturale mira al miglioramento delle condizioni di vita. Ciò su cui Cavalli Sforza invita a riflettere è il significato del termine “progresso”, in quanto ogni innovazione presenta sempre dei costi e dei benefici. Il fatto che una nuova invenzione possa rappresentare anche un gravissimo pericolo per l’umanità (si pensi al caso dell’energia nucleare e alla creazione della bomba atomica), è forse la principale motivazione per cui gli uomini non possono evitare di comprendere i meccanismi che regolano la propria evoluzione culturale, che risulta essere di gran lunga più importante di quella biologica, perché più rapida e perché dipende in larga parte da noi stessi.
L’evoluzione della cultura
Luigi Luca Cavalli Sforza
Codice Edizioni, 2010
Euro 16,00