La cultura oltre la crisi

Martedì 20 luglio 2010 Tafter Journal e la Fondazione Rosselli hanno organizzato una Tavola Rotonda dal titolo “La cultura oltre la crisi”. Obiettivo principale dell’incontro – primo di una serie di appuntamenti – è stato quello di discutere le possibili soluzioni per trasformare l’attuale situazione di crisi in opportunità. Con l’intento di condividere sia quanto emerso durante il dibattito sia gli interrogativi che l’hanno generato, si è deciso di rendere aperta la discussione utilizzando lo spazio di confronto virtuale offerto da Tafter Journal.

Martedì 20 luglio 2010 Tafter Journal e la Fondazione Rosselli hanno organizzato una Tavola Rotonda dal titolo “La cultura oltre la crisi”. Obiettivo principale dell’incontro – primo di una serie di appuntamenti – è stato quello di discutere le possibili soluzioni per trasformare la crisi in una grande opportunità.
L’urgenza dell’attuale situazione economica spinge, infatti, a porsi una serie di interrogativi. Come messo in evidenza da Francesca Traclò, direttore della Fondazione Rosselli, se fino a qualche anno fa, era ancora possibile parlare di un problema strutturale del comparto culturale per il quale si potevano individuare delle soluzioni, in quanto esisteva un orizzonte temporale abbastanza lungo che permetteva di redigere una programmazione di ampio respiro, oggi il problema principale è diventato come affrontare l’emergenza, visto che un settore fortemente sussidiato come quello culturale ha visto ridursi drasticamente e improvvisamente i finanziamenti provenienti dallo Stato. Tale politica di tagli alla cultura si preannuncia dirompente nelle sue conseguenze, in quanto non si tratta di un intervento isolato e temporaneo, ma di un’azione che durerà almeno per i prossimi cinque anni. Partendo da uno scenario così caratterizzato, la prima domanda su cui ci piacerebbe ragionare insieme è quale scenario possiamo immaginare per il prossimo futuro, tenuto conto del fatto che i prossimi cinque anni saranno particolarmente difficili sia perché istituzioni da sempre abituate a camminare appoggiandosi a qualcuno dovranno iniziare a farlo da sole, sia perché il comparto privato non è stato nel frattempo abituato a sostenere la crescita delle organizzazioni culturali.
La seconda domanda che desideriamo rivolgervi riguarda l’erogazione dei servizi, ossia quali saranno le modalità grazie a cui chi opera nel comparto della cultura riuscirà ad offrire gli stessi prodotti e servizi, garantendo una qualità elevata ed un’offerta proporzionata alla domanda, con budget di molto inferiori. Il timore è che se si andrà verso una diminuzione dell’offerta, si corre il rischio di generare una domanda meno soddisfatta e meno propensa ad investire il proprio tempo libero in cultura.
La terza domanda ha a che fare con il tema della disoccupazione, che nel settore culturale rischia di amplificarsi ulteriormente a causa dei numerosi lavoratori precari che vi partecipano. In assenza di ammortizzatori sociali diviene quasi impossibile riuscire a garantire una continuità lavorativa e la nostra paura più grande è che le istituzioni culturali siano del tutto impreparate ad affrontare questa emergenza.
Un altro aspetto su cui vogliamo invitarvi a riflettere è il rapporto tra cultura e innovazione. Esiste oggi la convinzione, largamente condivisa, che l’innovazione sia l’unico asset capace di determinare un cambiamento strutturale del settore culturale. Ma l’innovazione nel nostro Paese continua a essere un driver guidato soprattutto da tecnici, che difficilmente riesce ad uscire dai laboratori di ricerca e sviluppo e a diventare parte integrante dell’offerta culturale. Al contrario di quanto accade negli altri Paesi, in Italia il costo dell’innovazione continua ad essere elevato e questo scoraggia le aziende culturali ad intraprendere percorsi innovativi. Cosa intendiamo, quindi, quando parliamo di innovazione in campo culturale e in che modo sarà possibile ampliare la gamma dei servizi offerti, nella distribuzione, nella promozione e nella divulgazione culturale grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie?
Infine desideriamo affrontare con voi le possibili declinazioni del binomio cultura-impresa. Posto che le organizzazioni culturali stentano, ancora oggi, ad essere gestite secondo una logica imprenditoriale, il ragionamento che ci piacerebbe fare con voi è come fare, quali strade intraprendere affinché gli operatori del settore culturale siano sempre più imprese, affinché le realtà attive nel comparto culturale diventino organizzazioni capaci di ragionare secondo logiche di mercato, e di trovare valore e sostenibilità fuori dal meccanismo sussidiato. Quali modelli innovativi possiamo immaginare per stimolare una maggiore collaborazione tra i privati e la cultura? E quale deve essere il rapporto tra pubblico e privato? Tutto ciò senza dimenticare che il fine ultimo della cultura non è produrre denaro, ma benefici intangibili quali il senso di appartenenza alla comunità locale, la qualità della vita urbana, la conoscenza delle proprie radici, la socializzazione, la tolleranza, la cooperazione.