La globalizzazione non ha prodotto effetti dirompenti esclusivamente negli ambiti dell’economia e della finanza, ma ha apportato radicali cambiamenti anche nella sfera sociale e nella dimensione identitaria delle popolazioni. I beni culturali, quale principale espressione dell’insieme di valori e tradizioni di una determinata civiltà, hanno dimostrato di non essere immuni all’influenza esercitata da sistemi di connessione che hanno reso la circolazione dei capitali, dei prodotti, delle idee e delle persone più rapida e accessibile, perdendo la connotazione nazionale che li costringeva a restare ancorati ad un contesto territoriale ben definito, e acquisendo l’attributo di patrimonio universale dell’umanità.
Valicando i confini dei singoli Stati, la globalizzazione applicata ai beni culturali pone in essere numerose problematiche di carattere giuridico, che hanno delle ricadute dirette sulle politiche di conservazione, circolazione e fruizione delle opere d’arte, genericamente intese. Il volume curato da Lorenzo Casini, professore di Diritto amministrativo presso la Facoltà di Architettura della Sapienza – Università di Roma, rappresenta il primo caso in cui l’internazionalizzazione del patrimonio culturale diviene oggetto di una trattazione sistematica, volta a mettere in evidenza le principali conseguenze giuridiche causate dalla globalizzazione dei beni culturali.
Muovendo dai risultati di un’indagine, promossa dall’Istituto di Ricerche sulla Pubblica Amministrazione e sostenuta dalla Fondazione Vodafone Italia – avviata nel maggio 2007 e conclusasi nel luglio 2009 -, i contributi raccolti nel volume parlano della profonda trasformazione che ha riguardato i beni culturali in tempi relativamente recenti. Il patrimonio culturale è diventato globale perché è cresciuta la domanda di cultura a livello mondiale; perché sono nati organismi di tutela internazionali, quali l’UNESCO; perché il mercato dell’arte ha progressivamente allargato il proprio raggio d’azione, facendo aumentare il numero delle opere d’arte in circolazione; perché le stesse istituzioni hanno intrapreso processi di de-localizzazione che hanno portato alla nascita di musei globali – il Guggenheim e le sue sedi sparse in tutto il mondo -; perché i pubblici di riferimento sono a loro volta divenuti globali.
L’unione di tutti questi aspetti fa sì che oggi i beni culturali pongano nuovi problemi giuridici che, non riguardando più i singoli Stati, necessitano di un organismo di protezione internazionale capace di fissare regole e procedure che completino le normative nazionali attualmente vigenti. Il cambio di prospettiva che la globalizzazione richiede si ripercuote tanto sugli aspetti funzionali quanto su quelli normativi, organizzativi e procedimentali, mettendo in luce le differenze esistenti tra quegli Stati e quelle istituzioni che hanno anticipato i tempi, sfruttando a proprio vantaggio le possibilità offerte dalla globalizzazione, e quelli che invece, intimoriti dal confronto con l’estero, hanno continuato a pensare in termini locali in uno scenario ormai internazionale. In quest’ultima categoria è possibile inserire anche l’Italia che, in materia di internazionalizzazione del diritto dei beni culturali, presenta situazioni di arretratezza che hanno delle ripercussioni negative sulla gestione degli stessi. Per rilanciare l’economia culturale italiana, gli strumenti di tutela, gestione e valorizzazione devono, allora, essere ripensati e aggiornati secondo i principali standard vigenti a livello globale.
La globalizzazione dei beni culturali
A cura di Lorenzo Casini
il Mulino, 2010
Euro 27,00
La globalizzazione dei beni culturali
La raccolta di saggi a cura di Lorenzo Casini, professore di Diritto amministrativo presso la Facoltà di Architettura della Sapienza – Università di Roma, nasce da una ricerca avviata alcuni anni fa sul rapporto tra globalizzazione e beni culturali. Un rapporto che pone rilevanti problematiche di ordine giuridico, che il volume affronta per la prima volta in maniera organica…