L’arte, il luogo e la sua assenza

Ai primi di gennaio ha chiuso a Stoccolma, al Moderna Museet, la Moderna Exhibition 2010, una mostra che ogni 4 anni fa il punto su cosa sia l’arte contemporanea svedese. Chi, come me, abbia visitato la mostra ha potuto seguire il pensiero dei curatori Fredrik Liew e Gertrud Sandqvist nel dare una risposta alle domande sul tipo di vita che oggi contrassegna il Paese, su come questa vita si rifletta nell’arte e su quale ruolo vi svolga l’artista contemporaneo. Le domande sono di per sé interessanti, e le opere dei 54 artisti selezionati sulla scena svedese erano lì a fornire la propria personale risposta. Ma molto più interessante è stato per me, che svedese non sono e che in Svezia ero casualmente e per la prima volta per un invito a intervenire a una conferenza sulla gestione sostenibile dei siti Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, leggere la sintesi posta all’ingresso della mostra,che nulla conteneva di specifico sulla Svezia. Aveva invece a che fare con lo straordinario modo in cui la produzione artistica contemporanea si intreccia con la vita di un luogo, un modo al tempo stesso inafferrabile e precisissimo. L’arte contemporanea di un luogo è, infatti, sia quella prodotta dagli artisti che in quel luogo vivono, ma che sono nati o cresciuti in qualunque altra parte del mondo, così come è arte contemporanea di quel luogo l’opera degli artisti che lì sono nati e che poi sono diventati cittadini del mondo. Oppure è opportuno fare una scelta tra una delle due visioni?

Ai primi di gennaio ha chiuso a Stoccolma, al Moderna Museet, la Moderna Exhibition 2010, una mostra che ogni 4 anni fa il punto su cosa sia l’arte contemporanea svedese. Chi, come me, abbia visitato la mostra ha potuto seguire il pensiero dei curatori Fredrik Liew e Gertrud Sandqvist nel dare una risposta alle domande sul tipo di vita che oggi contrassegna il Paese, su come questa vita si rifletta nell’arte e su quale ruolo vi svolga l’artista contemporaneo.
Le domande sono di per sé interessanti, e le opere dei 54 artisti selezionati sulla scena svedese erano lì a fornire la propria personale risposta. Ma molto più interessante è stato per me, che svedese non sono e che in Svezia ero casualmente e per la prima volta per un invito a intervenire a una conferenza sulla gestione sostenibile dei siti Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, leggere la sintesi posta all’ingresso della mostra,che nulla conteneva di specifico sulla Svezia. Aveva invece a che fare con lo straordinario modo in cui la produzione artistica contemporanea si intreccia con la vita di un luogo, un modo al tempo stesso inafferrabile e precisissimo. L’arte contemporanea di un luogo è, infatti, sia quella prodotta dagli artisti che in quel luogo vivono, ma che sono nati o cresciuti in qualunque altra parte del mondo, così come è arte contemporanea di quel luogo l’opera degli artisti che lì sono nati e che poi sono diventati cittadini del mondo. Oppure è opportuno fare una scelta tra una delle due visioni?
Queste difficoltà nel cogliere il rapporto tra luogo e arte mi hanno colpito. Come mi ha colpito il contributo di Giulia Becchis e Carlo Genova sui luoghi invisibili e sulla mutevolezza dei significati che a quei luoghi vengono assegnati in diversi momenti del tempo, in funzione della forza delle diverse identità passate. Da cosa vengono determinati, quindi, i significati dei luoghi? Dalle persone che di tali luoghi sono originarie e alle quali si lega l’originaria identità del luogo stesso, o da coloro che ai luoghi forniscono nuova linfa vitale? A mio parere da entrambi. In un rapporto imprescindibile con le manifestazioni culturali e artistiche che in quei luoghi sono avvenute e avvengono.
E’ il capitale culturale, nozione che David Throsby, uno dei più importanti economisti della cultura sulla scena internazionale, ha per primo introdotto, sottolineando la coesistenza di una dimensione tangibile (opere d’arte, manufatti, edifici, …) e intangibile (insieme di atteggiamenti, credenze, usi e costumi, valori e tradizioni comuni o condivisi) della cultura, che entra nella produzione dei beni basati sulla creatività e sulla attività intellettuale che danno la chiave di lettura di ogni luogo. Per questo motivo sono importanti i lavori come quelli di Marta Severo, che aiutano a ricostruire il patrimonio diffuso che caratterizza un luogo, pur delineandolo in un non-luogo quale è il web. Il web, per certi versi anch’esso un luogo invisibile, in quanto deteritorializzato e intangibile, è anche, in questo caso, come spesso, contemporaneamente legato a un territorio preciso. Qui è la Lombardia, con i suoi beni culturali e architettonici catalogati in sei diversi dataset che purtroppo spesso non si parlano e che moltiplicano inutilmente i luoghi invisibili.