The trajectory of public funding for cinema. Is the French model a viable option? – L’evoluzione del sostegno pubblico alle imprese cinematografiche. Il modello francese diventa realtà?

The call for a “French-style” model for supporting the cultural industries has never been louder than in recent years. As policymakers grapple with the challenges of revitalizing the film and performing arts sectors, a significant development has emerged: the introduction of new and more sophisticated indirect support mechanisms, particularly tax incentives for domestic film companies. This marks a significant step towards the long-sought French model, which combines substantial direct funding with a robust system of tax breaks and industry-specific tax benefits.

Mai come in questi ultimi anni il richiamo al cosiddetto “modello francese” è stato così presente all’interno del dibattito sulle possibilità di rinnovamento e di rafforzamento del settore dello spettacolo inteso nelle sue due anime principali, quella cinematografica e quella delle rappresentazioni dal vivo. Ebbene, in questa fase cruciale di ripartenza della politica, di bilanci di attività svolte e di eredità consegnate ai nostri nuovi decision makers, va registrata l’introduzione, a partire da quest’anno, di nuove e più evolute forme di sostegno indiretto, e in particolare di agevolazione fiscale alle imprese cinematografiche nazionali, che – di fatto – per la prima volta avvicinano il nostro Paese al tanto decantato modello di sostegno francese.

Abstract

The call for a “French-style” model for supporting the cultural industries has never been louder than in recent years. As policymakers grapple with the challenges of revitalizing the film and performing arts sectors, a significant development has emerged: the introduction of new and more sophisticated indirect support mechanisms, particularly tax incentives for domestic film companies. This marks a significant step towards the long-sought French model, which combines substantial direct funding with a robust system of tax breaks and industry-specific tax benefits.

Abstract Ita

Mai come in questi ultimi anni il richiamo al cosiddetto “modello francese” è stato così presente all’interno del dibattito sulle possibilità di rinnovamento e di rafforzamento del settore dello spettacolo inteso nelle sue due anime principali, quella cinematografica e quella delle rappresentazioni dal vivo. Ebbene, in questa fase cruciale di ripartenza della politica, di bilanci di attività svolte e di eredità consegnate ai nostri nuovi decision makers, va registrata l’introduzione, a partire da quest’anno, di nuove e più evolute forme di sostegno indiretto, e in particolare di agevolazione fiscale alle imprese cinematografiche nazionali, che – di fatto – per la prima volta avvicinano il nostro Paese al tanto decantato modello di sostegno francese. Modello che accanto a cospicui finanziamenti diretti prevede da tempo un modello virtuoso di detassazione degli utili cui, dal 2004, è stato affiancato un sistema di fiscalità specifico a favore dell’industria cinematografica francese.

Il presente contributo può considerarsi una anticipazione di una più organica pubblicazione di prossima uscita in materia di sostegno pubblico al cinema e di agevolazioni fiscali a cura di IsICult. Si ringrazia per il supporto tecnico e scientifico il Prof. Alberto Pasquale e Angelo Zaccone Teodosi curatore del libro (insieme al sottoscritto).

Premessa
Con questo contributo si intende descrivere le caratteristiche fondamentali e la ratio del pacchetto di misure inserite nell’ultima Legge Finanziaria ed analizzare il possibile impatto sul territorio, nella prospettiva – ventilata in alcuni progetti di legge già resi pubblici dalla nuova maggioranza – che tali provvedimenti possano essere estesi in modo organico anche al comparto delle “perfoming arts”1 . Un nuovo e più evoluto modello di intervento pubblico da considerarsi – è bene precisarlo – come strumento complementare e non alternativo alle attuali forme di sovvenzionamento diretto.

Luci ed ombre del settore cinematografico nazionale
La nostra industria cinematografica rappresenta da sempre uno dei cardini dell’industria culturale, segnandone profondamente la sua identità. Il cinema ha fortemente influenzato e influenza tuttora la cultura, i costumi sociali, le mode, il linguaggio e gli stili di vita degli italiani.
Tuttavia, negli ultimi anni, malgrado alcuni segnali positivi2, le distorsioni del mercato cinematografico hanno messo sempre più a rischio la specificità culturale del cinema italiano, mortificandone la forza creativa, impoverendone la capacità produttiva e limitandone la diffusione sul territorio nazionale ed europeo.
La polverizzazione delle imprese cinematografiche italiane – caratterizzate da dimensioni ridotte, scarsa patrimonializzazione ed alto tasso di mortalità – unita ad una forte presenza delle majors americane sul versante distributivo e dell’esercizio, e da qualche anno anche su quello produttivo, ha determinato una forte presenza di film commerciali ad alto budget, di origine per lo più statunitense.
Negli anni, in Italia, si è sempre più configurato un mercato del cinema incapace di sostenere i prodotti filmici a matrice culturale, caratterizzati da una domanda non sufficientemente ampia, ed esposti ad un processo generalizzato e continuo di costi di produzione crescenti, cui si aggiunge un sistema televisivo ristretto ad un triopolio (accanto a Rai e Mediaset, anche Sky svolge un ruolo di sostegno al cinema nazionale) che non garantisce sufficienti sbocchi produttivi e diffusivi sul mercato.
Cinema e credito d’imposta: il caso francese
La Francia, come è noto, è il Paese che destina il volume di risorse finanziarie a favore del cinema, dell’audiovisivo e del multimediale più elevato in Europa.
Il bilancio 2008 del Cnc3 ammonta complessivamente a 528,5 milioni di euro (una cifra più elevata dell’intero Fondo Unico per lo Spettacolo), di cui 266,7 milioni a sostegno delle sole attività cinematografiche. Per fornire un dato di raffronto immediato rispetto all’Italia, si consideri che nel nostro Paese gli stanziamenti a valore sui capitoli di spesa del Fondo Unico dello Spettacolo sono stati nel 2006 pari a poco meno di 78 milioni di euro, ovvero meno del 30 % delle risorse francesi.
Tale differente peso dei finanziamenti diretti trova un riscontro anche nei principali indicatori del mercato cinematografico ovvero incassi lordi in sala, numero di sale e biglietti staccati come mostra la tabella qui di seguito riportata. Nonostante il nostro Paese stia recuperando rispetto alla Francia nel raffronto 2006-2007, tra i due mercati permane una forbice molto ampia.
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(*) Per l’Italia dati relativi agli schermi operanti per più di 60 giorni l’anno, dati 2007 stima Media Salles su fonte Siae e Cinetel. Fonte: elaborazione IsICult su dati Media Salles

Merito della vitalità e del dinamismo del settore in Francia è senz’altro l’aver già da tempo sperimentato forme di sostegno al cinema complementari rispetto a quelle elargite dal Cnc e che si traducono in due strumenti di intervento:
a) tax shelter4, attraverso l’intervento delle Società di finanziamento del cinema e dell’audiovisivo, le cosiddette Sofica, attivate già a partire dalla metà degli anni ‘80. Gli apporti destinati alla produzione cinematografica derivanti dagli investimenti delle Sofica hanno fatto registrare una crescita impetuosa nel corso degli ultimi 20 anni. Dal 1986 (primo anno di operatività) al 2006 le risorse sono aumentate di circa l’88 %, passando da 29,5 milioni di euro e 61 film sostenuti a 32,8 milioni di euro e 78 film sostenuti5.
b) crediti di imposta6 introdotti più di recente (2004-2005) a seguito del “Rapporto Leclerc”7 e che si vanno ad aggiungere al già ricco sistema di sostegno al cinema e all’audiovisivo francese. Duplice l’obiettivo: da un lato permettere alle società di produzione indipendenti di accrescere i loro mezzi finanziari in un contesto reso più ostico a causa delle crescenti difficoltà a trovare finanziamenti presso gli investitori tradizionali del settore (reti televisive, le stesse Sofica, i distributori, ecc.); dall’altro limitare la delocalizzazione delle spese di realizzazione delle opere cinematografiche nei paesi a basso costo della mano d’opera. Come vedremo più avanti, si tratta dei medesimi obiettivi strategici posti al centro della normativa italiana.

Il dispositivo frutto di una stretta collaborazione tra i rappresentanti dei produttori, il Centro Nazionale di Cinematografia (Cnc) ed il governo, in particolare i servizi del Ministero delle Finanze è stato inserito (altra analogia con l’Italia) all’interno della legge finanziaria francese per il 20048 sancendo per la prima volta l’introduzione di un credito d’imposta specifico a favore dei produttori di cinema. Il suo ammontare è proporzionale alle spese tecniche per il film, a condizione che queste vengano effettuate in Francia, cioè utilizzando industrie francesi e personale residente nel paese, in modo tale da trattenere le riprese in Francia e contribuire allo sviluppo della creazione cinematografica e audiovisiva.
Il credito d’imposta francese è riservato ai produttori di film francesi o europei. Si determina un base di calcolo di spese ammissibili che comprendono dal 2006 l’insieme delle remunerazioni degli autori e dei collaboratori di produzione (interpreti, tecnici, ecc.) ed anche le spese di realizzazione che devono essere principalmente effettuate in Francia. Ogni voce di budget è collegata ad un numero di punti e bisogna avere almeno 38 punti su 40 per accedere al credito che è pari al 20% delle spese ammissibili, entro un limite di 1.000.000 €.
Questo credito si imputa sull’imposta societaria o, se l’ammontare dell’imposta societaria è insufficiente, la differenza è rimborsata dal fisco. In pratica, il regime di ammortamento dei film è sufficientemente generoso per evitare ai produttori di pagare l’imposta societaria, e il credito d’imposta si assimila di fatto a una sovvenzione (elemento che differenzia il sistema francese da quello italiano).
Il 2007 è stato il terzo anno di applicazione del regime fiscale. In base alle stime fornite direttamente dal Cnc, nel primo anno (2005) il plafond si aggirava sui 30 milioni di euro, mentre nel 2006 le risorse a disposizione erano già salite a 40 milioni di euro.
Sempre nel 2005, 118 su 187 film hanno beneficiato del dispositivo, grazie al quale l’intero sistema produttivo ha tratto grande vantaggio: basti osservare che il numero di settimane di riprese in Francia è passato dal 60,8 del 2003 al 71,3% del 2005 rispetto al totale di settimane di riprese.

Il confronto con l’Italia: l’introduzione di un sistema di agevolazione fiscale ad hoc nella Finanziaria 2008 (Legge n. 244/2007)
Per tentare di rimuovere alcuni dei fattori cronici di debolezza strutturale del settore in Italia, non è più sufficiente puntare sul ripristino (pur importante) dei livelli minimi di finanziamento pubblico collegati alla quota del Fondo Unico dello Spettacolo spettante al comparto9. Gli effetti positivi rilevati oltralpe potrebbero ben presto concretizzarsi anche nel nostro Paese, a partire dal prossimo anno quando dovrebbe andare a regime il sistema di agevolazioni appena approvato dall’ultima Legge Finanziaria.

In quest’ottica, gli addetti ai lavori ripongono grande fiducia nei nuovi strumenti di intervento legati ad un uso efficiente della leva fiscale. Introdotte con l’ultima Legge Finanziaria, le nuove misure presentano un impianto complesso ma ben congegnato che ha tutte le possibilità per innescare nel tempo un circolo virtuoso in grado di far affluire investimenti (anche esterni) più cospicui, rendere il mercato più competitivo rispetto al resto d’Europa, rafforzare il tessuto imprenditoriale e autoriale senza trascurare l’impatto in termini di crescita occupazionale, di sviluppo locale e in ultima analisi di maggiori entrate nel lungo periodo anche per lo Stato, capaci di compensare il mancato gettito fiscale nei primi anni di funzionamento del provvedimento.

Grazie ad un inedito sforzo congiunto (alcuni lo hanno definito “bipartisan”) sul piano politico e ad una forte e coesa pressione giunta dalle associazioni dei produttori e dei distributori, è stato messo a punto e introdotto all’interno dell’ultima Legge Finanziaria un pacchetto di misure di sostegno pubblico sotto forma di agevolazione fiscale e riconducibili in parte ai meccanismi di credito d’imposta e detassazione degli utili investiti nel settore, appena esaminati nel sistema francese.

Sul piano del confronto internazionale, è utile ricordare come il meccanismo dell’agevolazione fiscale a favore del cinema sia già stato introdotto, e ampiamente utilizzato, oltre alla Francia, in vari altri Paesi europei (Regno Unito, Irlanda, Germania, Belgio, Olanda), ed anche in vari importanti Paesi extra-Ue, tra cui Canada, Australia e Sudafrica (Davies e Wistreich 2007).
Tale meccanismo ha prodotto in tali nazioni, oltre che interessanti benefici economici in termini di aumento dei volumi produttivi, anche un valore aggiunto per la tutela e la valorizzazione dell’identità culturale nazionale10.

Il provvedimento è strutturato in modo tale da rispettare, nel suo complesso, i criteri di legalità generale e quelli di compatibilità degli aiuti di Stato validi a livello comunitario.
Nel momento in cui scriviamo la Direzione Generale del Cinema (Mibac), di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, è impegnata in un complesso negoziato con gli uffici competenti della Commissione europea per ottenere la necessaria autorizzazione ai relativi decreti attuativi (contenenti le modalità operative per beneficiare degli incentivi) sulla base di una attenta verifica di compatibilità con le regole sugli aiuti di Stato11.

Il provvedimento ha una validità triennale (2008, 2009, 2010) e tocca tre ambiti di intervento (Casari, Zanin e Demozzi 2008):
• crediti di imposta, per imprese operanti internamente ed esternamente al settore cinematografico per la realizzazione di opere filmiche di nazionalità italiana, nonché per le imprese di produzione cinematografica (commi 325, 326 e 327);
• un credito d’imposta per imprese cinematografiche italiane che realizzano film o parti di film su commissione di produzioni estere (commi da 335 a 337);
• ulteriori agevolazioni per il settore: detassazione sugli utili o tax shelter (commi 338, 339) e fondo per il sostegno alle sale nel passaggio al digitale (comma 34212).

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Il primo ambito rappresenta il cuore del provvedimento e si basa sul riconoscimento di “bonus” fiscali, sotto forma di crediti d’imposta, a favore di soggetti che “investono” nel settore cinematografico.
Al pari dei cugini francesi, obiettivo strategico è quello di aumentare le risorse complessivamente disponibili per gli investimenti in questo comparto. Proprio per questo motivo l’incentivo fiscale non è riconosciuto soltanto alle imprese operanti nel settore (questo è uno degli elementi distintivi rispetto al modello francese che tuttavia può contare come abbiamo visto anche sulle Sofica) ma è esteso anche ad altri soggetti, con il fine specifico di ampliare la platea degli investitori e far aumentare il giro di affari complessivo con un impatto positivo anche sulla produzione culturale. Si parla in tal senso di credito d’imposta “interno”, ossia rivolto alle imprese del settore (produttori, distributori, esercenti, imprese di postproduzione), e di credito d’imposta “esterno”, di cui possono beneficiare tutti i soggetti che producono redditi d’impresa.

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a) Le agevolazioni fiscali ai soggetti non operanti nel settore sono riconosciute in relazione ad investimenti nella produzione dei soli film riconosciuti di “interesse culturale” o di quelli con i requisiti per ottenere la nazionalità italiana13.
Tali soggetti “esterni” potranno beneficiare di un credito di imposta pari al 40% degli apporti in denaro versati fino ad un importo massimo di € 1.000.000 per ciascun periodo d’imposta.
Un ulteriore vincolo per il beneficio dell’agevolazione fiscale richiede che le imprese di produzione cinematografiche destinatarie degli apporti di denaro utilizzino obbligatoriamente l’80% di dette risorse, impiegando mano d’opera e servizi italiani e privilegiando la formazione e l’apprendistato in tutti i settori tecnici della produzione (in ossequio alle prescrizioni comunitarie).
Questi investimenti, inoltre, non possono risultare maggioritari, lasciando quindi sempre al produttore cinematografico il ruolo di titolare e gestore del “progetto”.
In sostanza si stimola il soggetto esterno a stipulare un “contratto di associazione” con il produttore in base al quale si fissa la percentuale di investimento sul budget totale del film e la relativa percentuale di partecipazione agli utili14.
Ovviamente questi ultimi saranno proporzionali alla quota di “rischio di impresa” che il soggetto esterno intende accollarsi rispetto alle reali possibilità di sfruttamento economico dell’opera cinematografica. Al tempo stesso il soccorso “esterno” non deve in alcun modo indebolire la centralità della figura del produttore quale responsabile principale del progetto.

b) le imprese operanti nel settore avranno la possibilità di ottenere crediti d’imposta in relazione agli investimenti effettuati. L’aspetto più interessante ed innovativo è che il beneficio non va solo alle imprese di produzione ma anche a quelle che distribuiscono e programmano una tipologia di prodotto che si connota per il carattere culturale, o alle imprese d’esercizio che decidono di ammodernare i propri impianti per le nuove tipologie di proiezione digitale. In sostanza a tutta la cosiddetta filiera cinematografica.
Nello specifico, ai fini delle imposte sui redditi è riconosciuto un credito d’imposta:
• per le imprese di produzione cinematografica, in misura pari al 15% del costo complessivo di produzione di opere cinematografiche, riconosciute di nazionalità italiana. Tale credito d’imposta spetta fino all’ammontare massimo annuo di 3,5 milioni per ciascun periodo d’imposta15;
• per le imprese di distribuzione cinematografica sono previste due differenti percentuali e relativo ammontare massimo a seconda della tipologia di opera: 10% fino ad un massimo di 2 milioni di euro per le spese sostenute per il sostegno alla distribuzione nazionale di opere di nazionalità italiana; 15% fino ad 1,5 milioni di euro nel caso in cui il film sostenuto fosse anche di interesse culturale16;
• per le imprese di esercizio cinematografico, il credito sale al 30% delle spese complessivamente sostenute per l’introduzione e acquisizione di impianti e apparecchiature destinate alla proiezione digitale, ma con un limite massimo annuo non eccedente, per ciascuno schermo, 50.000 euro;
• sia distributori che esercenti possono stipulare (in analogia ai soggetti esterni) contratti di associazione in partecipazione e sostenere la produzione di opere cinematografiche di nazionalità italiana riconosciute di interesse culturale. In questo caso il credito di imposta è fissato al 20% dell’apporto in denaro fornito e può arrivare fino ad un ammontare massimo annuo di 1 milione di euro per ciascun periodo d’imposta.

Gli altri ambiti di intervento: attrazione delle produzioni straniere, detassazione degli utili e sostegno alle sale digitali

Il provvedimento contempla un credito d’imposta anche a favore delle imprese di produzione esecutiva che svolgano attività commissionate da committenti esteri.
Si tratta di una misura importante, presente anche nel modello francese, che mira a rendere appetibile l’Italia come location ove girare film e favorire, quindi, la diffusione della cultura e dell’immagine del Paese, rendendolo più competitivo rispetto ad altri territori che già da tempo attraggono produzioni straniere attraverso la leva fiscale (si pensi anche all’Irlanda, al Canada o all’Australia), o in virtù dei bassi costi del lavoro (Paesi dell’Europa centro-orientale o del bacino del Mediterraneo).
Il tax credit alle industrie tecniche assicura una valorizzazione del nostro territorio (anche in termini di indotto turistico ed occupazionale) rendendo più conveniente per le grandi produzioni estere avvalersi dei servizi di produzione nazionali, di manodopera italiana, nonché delle locations cinematografiche, che ad oggi risultano assolutamente sottoutilizzate, nonostante la presenza e la diffusione delle Film Commission promosse dagli enti locali (Zambardino, Testa 2007)
Questo intervento trova la sua origine nell’esigenza da parte del nostro paese di non assistere più a spettacoli desolanti quali la creazione di false città di Venezia in improvvisati studios o locations che nulla trasmettono della cultura del territorio. Ogni volta che ciò accade ed esce un film che simula locations italiane prestigiose (Venezia, Roma, monumenti di varie epoche), diminuisce quella qualità del prodotto cinematografico che deriva dall’essere collocato in un contesto ambientale unico ed irripetibile, per arrivare a produzioni che sfornano film “senz’anima” e senza più quell’irripetibile contatto con il territorio originale.
Una corretta applicazione del provvedimento dovrebbe arrecare beneficio solo alle imprese di post-produzione (anche comunitarie) che operino permanentemente in Italia: ciò al fine di evitare pratiche di localizzazione industriale ispirate al solo obiettivo dell’arbitraggio fiscale e non a quello di una reale integrazione industriale libera e in concorrenza.

Nello specifico per le imprese nazionali di produzione e post-produzione è prevista un’agevolazione fiscale in relazione ai film, o a parti di film commissionati da imprese di produzione estere. Tale beneficio spetta purché le opere filmiche, ancora una volta, siano girate sul territorio italiano e utilizzino mano d’opera italiana.
L’agevolazione fiscale è rappresentata da un credito d’imposta pari al 25% delle spese di produzione della singola opera entro un limite massimo per ciascuna opera filmica di € 5.000.000.

Accanto alle misure di tax credit ovvero di credito d’imposta, sinora analizzate, il provvedimento contempla ulteriori incentivazioni (inserite nel pacchetto complessivo in un momento successivo da forze politiche espressione sia della maggioranza che dell’opposizione), che prendono la forma della detassazione degli utili delle imprese (tax shelter), sia interne che esterne al settore cinematografico, impiegate nella produzione e/o distribuzione di film riconosciuti di nazionalità italiana.
Anche in questo caso i benefici riguardano sia imprese interne al settore (di produzione e di distribuzione), sia soggetti esterni che investono o reinvestono i propri utili nella produzione di opere cinematografiche17, attratti dalla possibilità di una riduzione significativa del proprio reddito imponibile. La ratio resta quella di incrementare le risorse finanziarie a sostegno dell’intera filiera cinematografica evitando rischi di speculazione o fenomeni di “mordi e fuggi”, e al contempo tutelando il prodotto nazionale.
Nel caso delle imprese operanti nel settore non è fissato un tetto percentuale (possono abbattere l’imponibile fino al 100% gli utili dichiarati) mentre per quelle esterne, operanti in settori diversi da quello cinematografico, il limite massimo è pari al 30%.
Il limite di spesa complessivo per questa specifica forma di agevolazione è pari a 30 milioni di euro per il triennio18

Il pacchetto, infine, prevede anche un “contributo straordinario per l’aggiornamento tecnologico” pari a complessivi 20 milioni di euro nel prossimo triennio (2 milioni per il 2008, 8 milioni peril 2009 e 10 per il 2010) da far confluire in un Fondo per la produzione, la distribuzione, l’esercizio e le industrie tecniche.
Tale contributo è destinato per la realizzazione di nuove sale o il ripristino di sale inattive, nonché per l’adeguamento delle strutture e per il rinnovo delle apparecchiature, con particolare riguardo all’introduzione di impianti automatizzati o di nuove tecnologie.

Considerazioni conclusive

L’introduzione del pacchetto di misure di agevolazione fiscale analizzato nelle pagine precedenti consentirà al nostro Paese di allinearsi al resto dell’Europa, dotandosi di uno strumento prezioso per recuperare gli spazi di competitività che le spettano in uno scenario internazionale sempre più agguerrito.

Merito principale degli estensori non è stato solo quello di importare un modello – quello francese – ben funzionante, che ha già dato prova di efficacia, ma anche di saperlo adattare ad un contesto che presenta(va) specificità tali da rendere necessari innesti o integrazioni (estensione dei benefici a tutta la filiera dai produttori alle industrie tecniche, apertura a soggetti esterni, detassazione degli utili accanto ai crediti di imposta).

Dall’analisi del provvedimento è possibile isolare 5 considerazioni strategiche di particolare interesse per le prospettive di sviluppo del settore cinematografico nei prossimi anni.

In primo luogo si ribadisce il rispetto del principio dell’eccezione culturale (che si esplicita nella scelta del legislatore di circoscrivere il beneficio fiscale ai casi di prodotti filmici in grado di contenere valori di diversità culturale). Per tale ragione, la norma prevede la possibilità di ricorrere al credito d’imposta solo per film di nazionalità italiana e di interesse culturale, e soltanto a condizione che parte dell’investimento sia riconducibile al territorio ed a risorse produttive nazionali.

La scelta del legislatore a favore dello strumento del credito d’imposta è stata dettata, in particolare, dalla necessità di immaginare un meccanismo in grado di sostenere il settore nel suo complesso, e non soltanto quelle realtà societarie più evolute in grado di generare utili con continuità nel tempo.
Il credito d’imposta è infatti fruibile anche da imprese di dimensioni ridotte che non conseguono con sistematicità utili di bilancio e da imprese in fase di start-up. Per tale ragione, questa forma di incentivo evita di concentrare il beneficio presso un numero limitato di imprese e favorisce (o dovrebbe favorire) uno sviluppo armonico e concorrenziale del mercato cinematografico.

In secondo luogo la ratio del provvedimento porta a limitare l’attitudine del produttore cinematografico a trasformarsi in mediatore finanziario. Gli apporti in denaro di soggetti investitori – sia interni che esterni al settore – si configurano come contratti di partecipazione agli utili: il produttore, dunque, non corre il rischio di spogliarsi dei diritti relativi al film finanziato. L’apporto si configura, quindi come capitale di rischio che trova la propria contropartita nella partecipazione agli utili e, naturalmente, nel credito d’imposta. L’intento è, ancora una volta, quello di rafforzare la “struttura qualitativa” della produzione cinematografica nazionale e di stimolare una crescita equilibrata e concorrenziale del settore.

Concorrono a tale obiettivo sia la previsione che estende il credito d’imposta, oltre che alle produzioni, anche alle distribuzioni ed all’esercizio (dunque su tutta la filiera), ma anche la possibilità per distributori ed esercenti di usufruire di un tax credit per somme investite in produzione.

Il maggior volume di risorse connesso con l’incentivazione proposta mira a creare un circuito distributivo realmente “forte” ed in grado di cooperare attivamente ed efficacemente con il produttore italiano; favorire l’ingresso delle distribuzioni nel capitale di rischio della produzione significa assicurare una condizione prioritaria per un miglior esito di quei film che conservano ed amplificano il patrimonio culturale ed identitario italiano rispetto ai blockbuster americani.
In terzo luogo si ritiene fondamentale e strategico l’intervento a sostegno delle sale al fine di promuovere per un verso l’investimento in produzione e avviare un ciclo virtuoso “realizzazione film/uscita in sala” a tutto beneficio dell’intero sistema; per altro verso sebbene non si tratti di risorse ingenti, il contributo fissato in 20 milioni nel triennio per l’adeguamento tecnologico delle sale è un segnale importante in un momento storico che vede ormai alle porte la rivoluzione derivante dall’avvento della tecnologia digitale, che, proprio nelle sale cinematografiche (ed in particolare in quelle che non propongono esclusivamente cinema americano), potrà e dovrà trovare la sua più immediata applicazione.

In quarto luogo anche il coinvolgimento di imprese esterne al settore cinema ha un’importante connotazione di incremento non solo quantitativo, ma anche qualitativo dell’industria: l’apporto di capitali da parte dell’investitore terzo consentirà produzioni con budget più qualificati, e assicurerà ai produttori indipendenti maggiore autonomia dai network televisivi ma anche un dialogo più costruttivo con il sistema bancario.
In quinto luogo il provvedimento pone grande attenzione al rafforzamento della “competitività” internazionale del nostro territorio (cinematografico) e lo fa con misure che stimoleranno un maggiore impiego di location italiane nelle produzioni internazionali, e una più diffusa valorizzazione dell’immenso patrimonio di ambientazioni che l’Italia può offrire. Si darà così linfa vitale all’industria della produzione “esecutiva” nazionale, tutelando e promuovendo quel grande patrimonio di creatività rappresentato dai nostri tecnici qualificati e dalle maestranze specializzate.

In conclusione il complesso degli interventi agevolativi è coerente con l’obiettivo di rafforzare il comparto e, in particolare, lo spessore artistico-culturale del prodotto, stimolando la creazione di un network integrato e concorrenziale tra operatori della filiera, evitando duplicazioni delle agevolazioni nell’ambito di singole realtà imprenditoriali o di singoli gruppi.
Ciò contribuirà certamente a facilitare un percorso virtuoso di maggiore apertura internazionale del settore, segnando un nuovo approccio maggiormente orientato al “sostegno all’apertura”, piuttosto che alle mera difesa protezionistica del prodotto nazionale, come ci insegna l’esperienza condotta in Francia, unico Paese ad avere una quota di mercato domestica molto elevata e al tempo stesso una forte proiezione e presenza sul mercato internazionale.

Note:
1 La legge del 2000 sulle erogazioni liberali, pur apprezzabile per l’approccio volto ad incentivare il settore privati, non ha prodotto sinora i risultati attesi.
2 Nel 2007 la quota di mercato nazionale è giunta alla ragguardevole quota del 30% mentre il numero dei biglietti venduti in sala ha sfiorato i 120 milioni.
3 Autorità pubblica competente in materia, omologa della nostra Direzione Generale del Cinema del Mibac.
4 Tecnicamente, i crediti d’imposta sono i crediti di restituzione di cui sia titolare il contribuente, fatti valere mediante compensazione con il debito di imposta in sede di dichiarazione (credito in senso stretto) o mediante rimborso.
5 Da circa 10 anni, il volume di risorse è sempre al di sopra dei 30 milioni di euro, rappresentando una voce sempre più rilevante all’interno della torta complessiva dei finanziamenti che giungono dal mercato.
6 Per “tax shelter” (lett. “rifugio, riparo fiscale”) si intende uno schema che utilizza un incentivo fiscale. Si tratta, in pratica, di metodi di “alleggerimento” del reddito imponibile consistenti in una riduzione dei pagamenti dovuti all’Erario.
7 Dal nome del Consigliere di Stato francese Jean-Pierre Leclerc incaricato nel 2002 dal Ministro della cultura e comunicazione di redigere un rapporto (presentato nel gennaio 2003) dal titolo “Riflessioni sul dispositivo francese di sostegno alla produzione cinematografica”.
8 Articolo 88 Legge n. 2003-1311 del 30 dicembre 2003, in JO n. 302 del 31 dicembre 2003. All’interno del complesso sistema francese di sostegno all’industria cinematografica ed audiovisiva, il credito d’imposta fa parte del il capitolo dedicato al “sostegno fiscale” che prevede diverse altre forme di sostegno: Iva ridotta (5,5%) sul prezzo dei posti a sedere. Misura estesa agli abbonamenti cavo e satellite della tv a pagamento (aiuto indiretto al cinema); Ammortamento degli investimenti in produzione vantaggioso per i produttori; un reale incitamento ai privati per investire nel settore attraverso le Sofica.
9 Negli ultimi anni va dato atto all’ultimo governo di aver invertito la tendenza ad una progressiva riduzione del Fondo Unico dello Spettacolo giunto, nel 2006, alla cifra minima di 337 milioni. Nell’ultima Legge Finanziaria 2008, l’ammontare complessivo è tornato nuovamente sopra la soglia “psicologica” dei 500 milioni di euro.
10 Due recenti analisi condotte nel Regno Unito (Uk Film Council, 2005) e in California (California Film Commission and the Los Angeles Economic Development Corporation, 2005) dimostrano in modo inequivocabile i vantaggi economici ed occupazionali derivanti dalla presenza di film ad budget elevato sul proprio territorio. Il primo studio, scaricabile dal sito del Film Council, ha dimostrato che l’industria cinematografica britannica nel 2004 ha contribuito per 3,1 miliardi di sterline (4,5 miliardi di euro) al Pil complessivo. Del secondo studio forniamo un passaggio significativo: “a growing number of states and countries have recognized the value of employment and government tax revenues generated by film and television production and are aggressively courting the business with tax credits and other enticements…[They] have started building their own studio facilities, launched training programs for their residents, and implemented relocation and outreach programs for experienced non-residents. The result has been to create real competition for motion picture production.”
11 Come già accennato le agevolazioni sono subordinate, ai sensi dell’art. 88, paragrafo 3, Trattato istitutivo della Comunità europea, all’autorizzazione della Commissione europea. Gli incentivi fiscali per il cinema, quindi, potranno essere richiesti esclusivamente in relazione agli investimenti realizzati e alle spese sostenute successivamente alla data della decisione di autorizzazione della Commissione europea.
12 Allo scopo di assicurare lo sviluppo e l’adeguamento tecnico e tecnologico delle sale cinematografiche e, di conseguenza, una sempre migliore fruizione del prodotto cinematografico sul territorio, la Finanziaria ha assegnato un contributo straordinario di 20 milioni di euro per il triennio 2008-2010.
13 Ex art. 5, D.Lgs. N. 28/2004.
14 Gli apporti ricevuti non devono, in ogni caso, superare complessivamente il limite del 49% del costo di produzione dell’opera e la partecipazione complessiva degli “associati” agli utili non può superare il 70%.
15 Il beneficio, come accade in Francia, è sempre condizionato al sostenimento sul territorio italiano di spese di produzione per un ammontare complessivo non inferiore, per ciascuna produzione, all’80% del credito d’imposta stesso. Come abbiamo visto in Francia la percentuale è più alta (20 %) ma l’ammontare massimo è più ridotto (1 milione di euro).
16 Ai sensi dell’articolo 7, D.Lgs. 22.1.2004, n.28
17 Ci si riferisce a film (lungometraggi, film di animazione, di interesse culturale, film d’essai, ecc.) riconosciuti di nazionalità italiana.
18 In particolare 5 milioni di euro per il 2008, 10 milioni per il 2009 e 15 milioni per il 2010.

Bibliografia
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