La crisi che ha colpito l’economia mondiale ha prodotto un proliferare di libri che cercano di illustrare le cause che l’hanno provocata e di suggerire delle possibili soluzioni per uscire da una situazione dai contorni nefasti. Seppure alle volte ridondanti, tali pubblicazioni rispondono a un sentimento diffuso e dilagante di ribellione e malcontento, espresso soprattutto da chi subisce senza volerlo gli effetti negativi dell’attuale congiuntura economica.
Per quanto ci si sforzi di capire i complessi meccanismi che regolano la finanza globale, termini come “spread”, “debito pubblico”, “agenzie di rating” rischiano di restare dei perfetti sconosciuti di cui tutti parlano ignorandone il reale significato. Si reiterano in questo modo delle false certezze, basate su informazioni fallaci e approssimative, che contribuiscono alla creazione di uno scenario distorto che serve a proporre misure ingiuste e inefficaci. E’ quanto affermano gli studiosi di materie economiche che hanno deciso di redigere e sottoscrivere il “manifesto degli economisti sgomenti”.
Uscito per la prima volta in Francia, il “manifesto” – a cui hanno già aderito più di settecento economisti – denuncia la presenza di “una sorta di dittatura del mercato” a cui tutti gli stati hanno deliberatamente deciso di sottomettere sé stessi e i propri cittadini, in virtù del paradigma neoliberista che nonostante i suoi evidenti fallimenti continua ad essere l’unico riconosciuto come legittimo.
Attraverso una lucida analisi degli eventi che si sono succeduti nel corso degli ultimi decenni, gli economisti sgomenti invitano a riflettere sulle reali motivazioni che hanno fatto del debito pubblico uno dei più acerrimi nemici degli stati contemporanei. La loro tesi pone l’origine di questi giganteschi debiti accumulati dagli stati, nella volontà del sistema produttivo occidentale di perpetrare la logica della sovrapproduzione in un contesto ormai saturo di beni; questo assieme alla possibilità di delocalizzare le fasi produttive verso i paesi che offrono un minor costo del lavoro, ha prodotto a sua volta un enorme movimento di ricchezza dai salari e dal lavoro verso le rendite e i profitti finanziari. In Italia ciò si è tradotto nella perdita, nel corso degli ultimi vent’anni del secolo scorso, di 120 miliardi di euro che sono passati dai lavoratori ai profitti delle grandi aziende, che continuano ad immettere sul mercato sempre più prodotti destinati a consumatori sempre più poveri. In nome di un mercato illusoriamente efficiente, la finanza è stato il mezzo usato per mantenere alto il livello dei consumi; “gli stati hanno firmato un assegno in bianco alla finanza senza chiedere nulla in cambio e senza fare ripartire l’economia reale”.
22 soluzioni alternative per 10 false certezze: è questa la ricetta proposta dagli economisti sgomenti per superare uno dei peggiori momenti della storia economica dell’occidente. 10 false certezze che vanno dall’assunto che “i mercati finanziari siano efficienti” al credere che “i mercati valutino correttamente la solvibilità degli stati”, passando per la convinzione che sia “necessario tagliare la spesa pubblica per ridurre il debito”. Superare la crisi è ancora un obiettivo raggiungibile a patto di adottare misure economiche alternative che rimettano al centro gli uomini, ponendo in secondo piano il denaro.
Manifesto degli economisti sgomenti
Capire e superare la crisi
Minimum fax, 2012
Euro 7,50