The memories reflect our vital experiences make us remember episodes, anecdotes, intersect with our actions and strengthen the image we have of ourselves as individuals, but also as belonging to a place.
Just like a photo or an image, enriched with sound and video media, multimedia devices are able to recall to the mind the rich and multifaceted emotional context that characterizes a place, amplifying its sense for those who live in it, experience it, live it.
I ricordi riflettono le nostre esperienze vitali, ci fanno rammentare episodi, aneddoti, si intersecano alle nostre azioni e rafforzano l’immagine che abbiamo di noi come individui singoli, ma anche come appartenenti ad un luogo.
Esattamente come una foto o un’immagine, arricchita di supporti sonori e video, i supporti multi-mediali sono in grado di richiamare alla mente il contesto emotivo ricco e sfaccettato che caratterizza un luogo, amplificandone il senso per chi lo abita, lo sperimenta, lo vive.
In questo senso, ciascun luogo ha una sua personalità, che altro non aspetta che di essere tirata fuori a beneficio del pubblico esterno, dei turisti, ma anche degli abitanti stessi. Un luogo che ha un valore legato non solo alla dimensione fisica o architettonica e ai cambiamenti che esso vive, ma che assume un valore intrinseco per ciascuno dei suoi abitanti, evocando il legame emotivo – distante o meno – che essi vi intrattengono.
E’ questo il senso dello sfidante progetto “The Media Portrait of the Liberties” realizzato a Dublino da un gruppo interdisciplinare di ricercatori, artisti, antropologi con la preziosa collaborazione della comunità locale.
Nella stessa direzione si muovono le attività dei musei, sempre più attivi nella realizzazione di esposizioni temporanee ideate per dare spazio alle collezioni locali, ma anche per valorizzare il territorio, amplificandone l’identità espressa nel patrimonio culturale.
Se è ormai riconosciuto il ruolo della cultura all’interno dei processi di creazione del valore nella produzione di importanti vantaggi di tipo competitivo, non è ancora definito, né lineare, il processo che porta ad una valutazione degli effetti sia sociali che culturali di un evento espositivo, cosa che fa divenire effettivamente sempre più complesso il sistema che rende appetibile l’investimento da parte dei privati in una mostra.
In questo quadro frastagliato, assumono valore sempre maggiore le fondazioni erogative quali possibili grant-makers di attività culturali; esse concorrono, infatti, a rendere effettivamente più fluido un sistema di supporto alle attività culturali basato su un’attenta pianificazione e valutazione degli interventi, rafforzando in questo modo il ruolo che esse assumono di intermediario tra i bisogni dei cittadini e le istituzioni.