New Spaces for Culture, New Cultural Actors | Nuovi spazi per la cultura, nuovi protagonisti della cultura

From distinct analytical viewpoints, Bruno Zambardino and Barbara Camocini explore the challenges and opportunities of adapting contemporary spaces to meet the evolving needs of culture. While their perspectives differ, both authors offer valuable insights into this complex issue.

Partendo da differenti prospettive di analisi, i contributi di Bruno Zambardino e Barbara Camocini propongono interessanti spunti di riflessioni sulla questione dell’adeguamento, o se si preferisce dell’innovazione, degli spazi contemporanei a servizio della cultura. I punti di vista degli autori, così come i temi sviluppati, sono naturalmente molto diversi tra loro, ma entrambi forniscono un prezioso contributo su questo tema.
Zambardino, consigliere di amministrazione dell’Ente Teatrale Italiano, nel suo intervento effettua un’attenta e documentata analisi del ruolo della televisione pubblica come spazio di promozione, diffusione ed educazione allo spettacolo dal vivo. Fornendo anche alcuni tratti della storia del rapporto tra la televisione di Stato ed il teatro, l’autore proietta lo sguardo verso le nuove opportunità del nuovo secolo, favorite dal progresso scientifico, ed in particolare dalle nuove tecnologie dell’informazione. Egli preconizza così un ruolo centrale di queste tecnologie nell’«ampliare le possibilità di interazione dello spettatore, nel tentativo di superare la passività della fruizione del teatro “televisivo”».
La proposta contenuta nell’intervento di Zambardino è di creare un nuovo “spazio”, vale a dire un canale tematico (ETI channel) interamente dedicato al mondo dello spettacolo dal vivo, senza perdere mai di vista che l’«obiettivo finale e prioritario resta quello di portare fisicamente il pubblico attuale e potenziale nelle nostre sale teatrali»; un obiettivo ampiamente condivisibile e fortemente auspicabile.
Il tema di nuovi spazi per la cultura assume tutt’altra connotazione nell’intervento della Camocini, che presenta i principi teorici della conversione funzionale di edifici in una prospettiva di rigenerazione urbana.
All’interno di questa cornice, l’autrice tratteggia le caratteristiche salienti del progetto “Città delle Culture” nell’area ex-Ansaldo a Milano, per il quale rileva correttamente la necessità di «prevedere gradi di libertà nella progettazione, spazi flessibili che possano accogliere nuovi stimoli ed essere ridefiniti nel tempo», una sorta di “interattività” degli spazi da adeguare alle nuove esigenze espresse dai diversi portatori di interessi (istituzioni, comunità locale, utenti etc.).
Il tratto comune ai due contributi è dunque l’idea che la cultura sia in cerca di luoghi nuovi – siano essi reali o virtuali – dove esprimersi e meglio raggiungere i propri destinatari. La scelta degli spazi, nell’uno e nell’altro caso, deve essere fatta tenendo conto delle mutate (e mutevoli) esigenze degli utenti: tra queste, va ricordato il ruolo sempre più importante della dimensione relazionale.
Che si tratti di luoghi fisici quali un’ex area industriale, ovvero virtuali come un nuovo canale telematico, i nuovi spazi per la cultura devono infatti far leva sulla dimensione “sociale” degli utenti, i quali risultano sempre più portati, anche dalle nuove abitudini indotte dalle recenti evoluzioni di internet (il riferimento è al web 2.0 ed al fenomeno dei social network), all’interazione reciproca ed alla conseguente ricerca di nuovi spazi entro i quali condividere interessi, esperienze e conoscenze individuali.
Con sempre maggiore frequenza, tali nuove dinamiche relazioni si risolvono nell’attivazione di rapporti basate su processi di scambio interpersonale, nei quali il flusso informativo non è più uni-direzionale – come nelle forme tradizionali di comunicazione – ma piuttosto di tipo multi-polare: non è più possibile, in altri termini, distinguere tra centro e periferia, in quanto è la stessa periferia che assume valore baricentrico.
L’evoluzione dei ruoli individuali, sotto questo profilo, assume dunque forme molteplici, che sono ormai sotto gli occhi di tutti e che, quindi, possono essere sempre più difficilmente ignorate.
Così, ad esempio, il turista del XXI secolo tende sempre più a trasformarsi in viaggiatore, cioè in un soggetto che rifugge il ruolo di destinatario passivo di soluzioni preconfezionate e che invece ricerca forme originali di avvicinamento a nuove culture e territori, nelle quali riconoscersi. Allo stesso modo, il (nuovo) cittadino rifugge la mera esposizione acritica ai flussi di notizie proposti dagli operatori tradizionali dell’informazione, ma risulta invece sempre più incline ad esprimere il proprio punto di vista ed a confrontarsi con altre persone.
Anche il fruitore di cultura deve dunque essere messo in condizione di identificare nuovi spazi per esprimere la propria soggettività, nei quali essere non più un semplice spettatore, ma assurgere al ruolo di attore e protagonista della (e nella) relazione culturale.
Tale istanza, in particolare nella fase di ideazione e progettazione di “nuovi luoghi”, non può quindi che essere tenuta nella più attenta considerazione.