Abstract
The communities, their different expressive potential, highlighted in the territorial cultures, interwoven with material and immaterial, everyday life and future expectations, draw non-linear trajectories, sometimes with critical outcomes – as regularly have reported the article of Ricci and Cabasino. However, the regenerative capacity that they express are unexpected and open to possibilities that bring changes.
The editorial illustrates the key elements of the articles included in the number of Tafter Journal, indicating how culture could assist the territorial development in different ways and highlighting how the quality of inter-organizational relationships plays a central role in this process.
Pratiche di Ascolto Attivo
Le comunità, le loro differenti potenzialità espressive, evidenziate nelle culture dei territori, intessute di materiale ed immateriale, vita quotidiana e aspettative future, disegnano traiettorie che non sono lineari, a volte dagli esiti critici – come puntualmente ci hanno segnalato gli articoli di Ricci e Cabasino. Eppure, per altri versi, impreviste sono le capacità di rigenerazione che esprimono ed aperte a possibilità foriere di cambiamenti.
Gli articoli che vi proponiamo raccontano dei differenti modi in cui si cambia e ci si rimette in gioco: spesso e felicemente la soluzione creativa è nelle mani degli abitanti di una città che ospita un festival, oppure nelle mani dei consumatori culturali esperti e appassionati, e alle volte in sistemi territoriali che si orientano spontaneamente verso strategie innovative per offrire sempre meno merci e sempre più idee, immaginazione e fantasia.
Ma tutto questo non basta, se non è sorretto da un’appropriata qualità delle relazioni, qualità che si rispecchia nel legame in spazi urbani tra l’edificio fisico e la parte naturalistica; e in una comunità, tra chi vi appartiene e chi decide, affinché si possa rendere un luogo assolutamente unico ed irripetibile. In questo senso, la relazione va considerata un valore aggiunto per stimolare riflessione, dibattito e senso di appartenenza e di appropriazione di una comunità.
Segnali positivi ci sono e si trovano, ad esempio, nelle comunità frizzanti, “minoranze attive”, per dirla con De Rita, che scommettono, rischiano, lavorano sull’apertura internazionale, si sforzano di condividere e produrre strumenti – anche tecnologici – che sposano una pratica di ascolto.
L’ascolto è una pratica riflessiva, non passiva, la quale, sia che si basi su strumenti, sia che produca delle pratiche ed azioni che favoriscono l’ inclusione sociale, e la crescita culturale, può accrescere il patrimonio di ciascuna persona, di ciascuna comunità e di ciascun territorio. E perché no, produrre una dimensione di sogno che ospiti la creatività, l’arte, il mito ed amplifichi il senso di comunione e di vicinanza.