Siti archeologici e management pubblico in Sicilia. L’esperienza del Parco della Valle dei Templi

La legge regionale sui parchi archeologici in Sicilia (L.r. 20/2000), ha introdotto un modello innovativo di gestione, il Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento. Se da un lato l’autore sottolinea la valida intuizione di creare un “sistema dei parchi archeologici”, dall’altro il processo di managerializzazione risulta incompleto, manifestando i limiti del modello in termini di accountability e responsabilizzazione gestionale.

Il volume di Adriano Varrica, collaboratore di ricerca presso il Dipartimento di Scienze economiche, aziendali e finanziarie dell’Università di Palermo, prende in esame una tematica che in Italia viene affrontata, spesso, da un punto di vista più formale che sostanziale: l’introduzione della logica manageriale nella pubblica amministrazione.
Nello specifico, lo spettro di analisi viene ristretto all’ambito dei beni culturali, proponendo il caso studio della Valle dei Templi di Agrigento, il sito archeologico siciliano meglio mantenuto e gestito, che mostra significativi tratti innovativi in virtù del modello gestionale introdotto: il Parco Archeologico e Paesaggistico. All’ente Parco vengono assegnati alcuni livelli di autonomia (scientifica e di ricerca, organizzativa, amministrativa e finanziaria), finalizzati a stimolare un’amministrazione maggiormente dinamica e relazionale del patrimonio archeologico.
L’obiettivo dello studio è quello di verificare l’esito del percorso di riforma che ha avuto inizio nel 2000, attraverso l’approvazione di una legge con significativi tratti di innovazione, la cosiddetta “legge sui parchi archeologici” (L.r. 20/2000). L’aspetto particolarmente interessante, sottolineato dall’autore nell’introduzione, risiede nell’intenzione del Legislatore di utilizzare l’istituzione dell’ente Parco Valle dei Templi come “prototipo” per verificare l’efficacia e l’efficienza di un modello gestionale pubblico, autonomo e manageriale, in altri siti archeologici regionali, messi tutti a sistema tra loro. Un elemento aggiuntivo, questo, che rappresenta, potenzialmente, un passo avanti rispetto alla restante amministrazione periferica regionale, in cui i siti archeologici sono amministrati dalle soprintendenze provinciali, ognuna delle quali si occupa di tutte le tipologie di beni culturali ivi esistenti.
Tenuto conto della specificità del modello siciliano, che consta la piena competenza legislativa e amministrativa che lo Statuto speciale assegna alla Regione, l’esperienza del Parco Archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi rappresenta un unicum nel panorama istituzionale nazionale e regionale (eccezione fatta per Pompei, in cui si riscontrano sostanziali differenze a livello di struttura e di governo).
L’autore si sofferma, nella parte finale del volume, sugli esiti di un processo di modernizzazione, dipinto come “utopico”, in quanto l’Assessorato ha nel corso degli anni progressivamente abbandonato a sé stesso il Parco, dimostrando di non voler proseguire e sostenere il processo di riforma iniziato. Tale esperimento di decentramento di poteri e responsabilità alle strutture periferiche risulta, infatti, solo parzialmente attuato e, allo stato attuale, interrotto. Ulteriore conferma dell’intenzione di bloccare il processo di riforma deriva dall’espressa abrogazione di uno degli aspetti più innovativi della L.r. 20/2000, ovvero, l’autonomia in tema di risorse umane, soprattutto in termini di individuazione delle figure professionali.
A conclusione dell’analisi dell’incompleta esperienza innovativa, emblematicamente definita “un’occasione mancata”, l’autore si sofferma sulle opportunità vanificate che tale processo di modernizzazione comporta in una delle poche Regioni a statuto speciale, che per definizione, è posta nelle condizioni di produrre innovazione in termini di management pubblico dei beni culturali. Detta altrimenti, la Sicilia rappresenta un banco di prova particolarmente interessante per qualsiasi ipotesi di devoluzione di poteri dallo Stato agli enti locali.
L’auspicio che ne deriva è che si rinnovi l’attenzione verso l’esperienza del Parco agrigentino, in modo tale che il percorso interrotto non venga completamente vanificato, e che si riesca a salvaguardare almeno gli aspetti validi, come l’intuizione di creare un “sistema di parchi archeologici siciliani”, esigenza fortemente sentita negli ultimi anni.

Siti archeologici e management pubblico in Sicilia
L’esperienza del Parco della Valle dei Templi
Adriano Varrica
Franco Angeli, Milano, 2010
Euro 26,00