Tech and the city. Start up a New York un modello per l’Italia

Sfruttando le competenze distintive dell’economica newyorkese – finanza, moda, designer, pubblicità e media – la comunità hi tech ha trovato un terreno fertile per sviluppare nuovi modelli di business, in cui i giovani e le loro idee assumono un ruolo centrale.

New York è una città in fermento, il cui centro pulsante viaggia alla velocità di un click ed è collocato tra i grattacieli di Manhattan, in quella striscia di territorio che parte da Flatiron District per arrivare sino a SoHo e TriBeCa, definita “Silicon Alley”, a voler richiamare la ben più nota sorella maggiore californiana.

 

È qui che sono sorte le prime star up tecnologiche, che hanno poi dato vita nel giro di poco meno di un decennio a una comunità tecnologica che si sta diffondendo a macchia d’olio in tutta la city, per alimentare un circolo virtuoso di crescita costante.

 

Dal 2007 al 2011 i posti di lavoro nel settore tecnologico a New York sono aumentati del 28,7%, passando da 41.100 a 52.900. Nello stesso arco temporale, il numero di investimenti di venture capital nelle start up newyorkesi è aumentato del 32%, mentre è calato del 10% nella Silicon Valley e del 14% a Boston e dintorni.

 

Queste sono solo alcune cifre, che tuttavia non sono in grado di esprimere e far comprendere la vera “rivoluzione tecnologica” in corso a New York. Ci pensano Maria Teresa Cometto e Alessandro Piol, autori del testo “Tech and The City. Start up a New York un modello per l’Italia”, ad accompagnare i propri lettori in un viaggio alla scoperta dei protagonisti di questa rivoluzione, in cui luoghi, eventi, persone ed esperienze di vita si intrecciano per raccontare la rinascita di una città che ha scelto di investire su sé stessa e sull’innovazione tecnologica.

 

Messa a dura prova dall’11 Settembre e dalle crisi finanziarie, la prima delle quali generata proprio da una grande bolla legata al word wild web che ha trascinato nel vortice tutte le dot com nate alla fine degli anni ’90, New York ha dimostrato ancora una volta la capacità di ristrutturare se stessa, partendo dai propri fallimenti.

 

È già perché è dal fallimento del 2001 che sono nate alcune delle start up tecnologiche di maggior successo, stimolate a riflettere, questa volta attentamente, su quale fosse il modello di business migliore per guadagnare attraverso Internet. Ed è il fallimento la prima lezione da apprendere per chi vuole sviluppare un business di successo.

 

Sfruttando le competenze distintive dell’economica newyorkese – finanza, moda, designer, pubblicità e media – la comunità hi tech ha trovato un terreno fertile per sviluppare nuovi modelli di business, in cui i giovani e le loro idee assumono un ruolo centrale: chi già ha avuto successo, ispirandosi al principio del “give back”, si impegna ad aiutare i nuovi imprenditori e gli investitori attratti dalle elevate prospettive di guadagno impiegano denaro e tempo nelle attività di mentoring a supporto delle start up.

 

Il networking è la vera forza della comunità tecnologica newyorkese, che andandosi a sommare all’inguaribile ottimismo e alla costante esigenza di miglioramento della città, sprigionano una contagiosa spinta all’innovazione ed esercitano una forte attrazione per i talenti verso una città che offre crescenti prospettive lavorative, opportunità formative e, a differenza della Silicon Valley, uno stile di vita affascinante e multidimensionale.

 

Decisivo nell’accrescere l’attrattività della città è stato il ruolo della pubblica amministrazione e, in particolare, del sindaco Bloomberg. Fondatore egli stesso di una start up di successo e resosi conto in seguito alla crisi finanziaria del 2008 dell’importanza di diversificare l’economia newyorkese, Bloomberg ha assunto un ruolo attivo nella costruzione del settore tecnologico a New York. Come? Investendo nell’istruzione tecnologica dei giovani, senza tuttavia distribuire “a pioggia soldi dei contribuenti […], ma favorendo l’avvio di progetti specifici con un piccolo contributo monetario o la concessione di spazi sottoutilizzati, lasciando ai privati la responsabilità di svilupparli”.

 

Grazie alla collaborazione pubblico privata, sono sorti e nasceranno nei prossimi anni incubatori, spazi di coworking e, soprattutto, programmi e istituti di formazione altamente specializzati, capaci essi stessi di attrarre nuovi talenti e generare risorse per la città.

 

Ecco, dunque, emergere lo stretto legame che si è instaurato tra la comunità tech e la city, la prima città negli Stati Uniti ad avere ottenuto il proprio dominio Internet di primo livello e l’utilizzo di “.nyc”. Ed ecco dipanarsi, tra il racconto delle esperienze dei sui protagonisti, gli elementi di successo per costruire un ecosistema favorevole l’insediamento di start up.

 

Tech and the city

Start up a New York un modello per l’Italia
Maria Teresa Cometto, Alessandro Piol
Guerini e Associati, 2013
Euro 22,00