Introduzione
Viviamo in un’era di continui cambiamenti e mutamenti. La tecnologia e il progresso hanno modificato in maniera radicale il nostro modo di vivere, di comunicare, la nostra quotidianità, in Europa come in Asia e in tutto il mondo. Allo stesso tempo, ci troviamo a vivere in un periodo di profonda crisi economica e sociale in cui l’unica soluzione sembra essere quella di ‘inventarsi’ e ‘re-inventare’ la vita in ogni suo aspetto compresi il lavoro e l’occupazione, non solo giovanile.
In un paese come l’Italia, ricco di testimonianze e bellezze artistiche e archeologiche, da sempre definito come “il paese in cui è presente la maggior parte del patrimonio artistico culturale mondiale”, c’è davvero la necessità di ripartire cercando soluzioni, sociali e politiche di chissà quale tipo? La soluzione non potrebbe arrivare, invece, da ciò che più ci contraddistingue come popolo e come nazione, ossia il nostro inestimabile patrimonio artistico culturale e le nostre tradizioni territoriali? Città come Roma, Napoli, Firenze, Venezia incantano milioni di turisti ogni anno, e basta fare una passeggiata anche nei paesi in cui abitiamo o in quelli limitrofi per notare che viviamo in un paese permeato in ogni suo aspetto dal proprio patrimonio artistico e culturale.
Il Veneto e il suo patrimonio culturale
Il Veneto è una regione di grande storia e cultura. La sua popolazione è una delle più antiche d’Italia, nota fin da tempi remotissimi per la semplicità e il ritegno dei costumi. Una terra dove mare, pianura e montagna si incontrano, compenetrandosi a vicenda e che da sempre ha beneficiato degli influssi culturali, commerciali, creativi in genere, provenienti dall’area mediterranea, grazie alla presenza di Venezia. Per secoli indipendente sotto le insegne della Serenissima Repubblica Veneta, dopo una breve parentesi francese e austriaca, il Veneto fu ammesso al Regno d’Italia nel 1866. Ancora oggi, oltre all’italiano, la grande maggioranza della popolazione parla il dialetto spesso come madrelingua. E’ una delle regioni italiane che vedono i loro abitanti riconosciuti ufficialmente come ‘popolo’.
Per lungo tempo terra di povertà ed emigrazione, grazie a un notevole sviluppo industriale è oggi una delle regioni più ricche d’Italia. Inoltre, grazie al suo patrimonio paesaggistico, storico, artistico e architettonico è la regione più visitata d’Italia. L’intero territorio regionale, ogni provincia, Belluno, Vicenza, Padova, Treviso, Verona e il capoluogo regionale Venezia, ogni città è patrimonio artistico e culturale(1). Dalle innumerevoli ville e architetture alle piazze e borghi antichi, dalle città murate ai castelli medievali, alle chiese e monasteri attorno ai quali ogni anno prendono forma tradizioni popolari e rappresentazioni storiche per ricordare eventi memorabili o semplici ricorrenze tradizionali.
Molti i beni protetti dall’UNESCO. Venezia, iscritta nel 1987: ‘’rappresenta un capolavoro del genio creativo umano. Mostra un importante scambio di valori umani, in un periodo o in un’area culturale del mondo, negli sviluppi dell’architettura e delle tecnologie, dell’arte monumentale, urbanistica o paesaggistica. Porta una testimonianza unica o per lo meno eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà esistente o del passato. È un eccezionale esempio di un tipo di costruzione o di complesso architettonico o tecnologico o paesaggistico che sia testimonianza di importanti tappe della storia umana. È un eccezionale esempio di un tradizionale insediamento umano o di occupazione del territorio che rappresenta una cultura ( o più culture ) specialmente quando è messa in pericolo da mutamenti irreversibili. È direttamente o materialmente legato ad eventi o tradizioni in vita, con idee, con credi, con lavori artistici o letterari d’eccezionale valore universale’’.
La città di Vicenza iscritta nel 1994 costituisce una realizzazione artistica eccezionale per i numerosi contributi architettonici di Andrea Palladio, che, integrati in un tessuto storico, ne determina il carattere d’insieme. L’Orto botanico di Padova è stato inserito tra i beni patrimonio dell’UNESCO nel 1997, mentre la città di Verona nel 2000 per la sua struttura e per la sua architettura che rappresenta uno splendido esempio di città fortificata in più tappe determinanti della storia europea. Nel 2009 sono state inoltre inserite le Dolomiti, bellezza naturale e paesaggistica unica al mondo.
Il rapporto tra uomo ambiente, la costruzione di paesaggi culturali, lo sviluppo del paese, della popolazione, del turismo, della storia e della cultura ha portato alla formazione della storia del Veneto in ogni suo particolare aspetto. La ricchezza e la diversità del quadro ambientale si sono riflesse nella ricchezza del suo patrimonio paesaggistico: i panorami di oggi sono così grazie anche alla diversità delle situazioni culturali che li hanno costruiti, nel loro modificarsi sia nello spazio che nel tempo. Osservando i diversi caratteri dell’ambiente, è possibile riflettere anche sul fatto che questa sia un’area d’incontro, tra le diverse culture dell’est e dell’ovest, del nord e del sud, della terraferma e legate al mare. La storia culturale di questa regione affonda le radici nell’arte, nella storia, nell’architettura, nella cultura contadina, nelle tradizioni, nel concetto di identità regionale, nell’importanza del dialetto come chiave di lettura di una comunità, e nel grande sviluppo industriale.
Venezia e il territorio del Nordest
Nell’ultimo decennio Venezia, già capitale mondiale della cultura, ha cercato e sta cercando di mettere a disposizione il suo ricco territorio circostante per dare maggiore slancio e nuova economia alla vita culturale e alle imprese.
Venezia e il Nordest costituiscono ormai da anni una grande area metropolitana di oltre sette milioni di abitanti. La densificazione urbana e industriale, ha colmato i vuoti tra quelle che trent’anni fa erano le città del Nordest, senza tuttavia dar vita a un sistema metropolitano compiuto. Venezia e il Nordest, ovvero, le Venezie, già oggi rappresentano, oltre alla maggiore concentrazione di industria creativa in Europa(2), anche una dei maggiori bacini di:
– beni ed attività culturali: la Fondazione Musei Civici di Venezia, la Biennale di Venezia, la Fenice di Venezia, l’Arena di Verona, le opere palladiane, il Mantegna, il MART di Rovereto, Giorgione e Giotto, solo per citare gli elementi di maggiore richiamo;
– centri di ricerca e cultura scientifica internazionali concentrati in particolare a Trieste, Padova e Trento;
– beni paesaggistici:il delta del Po, le Dolomiti, il Collio ed il Carso, i centri di Cividale, Asolo, Bassano, Marostica, Castelfranco, Cittadella, etc;
– luoghi di storia e memoria segnati dalla Grande Guerra, da Rovereto al Pasubio, dall’Altopiano di Asiago al Grappa, da Vittorio Veneto al Collio a Gorizia;
– aree di produzione enogastronomia di eccellenza internazionale come la Valpolicella, le aree di produzione del Prosecco e del Friulano;
– luoghi di turismo religioso che vanno da Aquileia a Venezia, da Padova a Trento;
– località di turismo di massa in cerca di una riqualificazione, come la costiera adriatica da Grado, Lignano a Jesolo e Sottomarina, le terme di Abano, l’intero bacino del Garda, la montagna altoatesina, trentina e il Cadore che ruotano attorno alle Dolomiti Patrimonio Unisco;
– attività culturali e festival diffusi di livello internazionale su ambiti diversificati ma che costituiscono elementi di vitalità diffusa all’interno della città. Ne sono esempi manifestazioni a rete come OperaEstate Festival, I Suoni delle Dolomiti, il Far East Film Festival, il Festival Biblico, il Festival Città Impresa, Comodamente, ITS- International Talent Support o premi internazionali come il Premio Marzotto, il Dedalo Minosse e numerosi altri.
Il Nordest italiano rappresenta storicamente il punto di connessione con la vecchia e la nuova Europa. Gli obiettivi che si pone Venezia come città sono diversi e su più versanti(3):
– mantenere e qualificare ulteriormente le sue manifestazioni, diventate negli anni recenti “simbolo” della rinascita di Venezia: a partire da la Biennale ma guardando anche al fiorire di istituzioni pubbliche come la Fenice o promosse da fondazioni private come Prada, Gugghenheim e Pinault;
– proseguire nelle opere di intervento sulla città, a partire dalla più grande opera ingegneristica mai realizzata nota come “Mose”(4) fino alle decine e decine di interventi di restauro che in un nuovo rapporto tra pubblico e privato stanno vedendo rinascere palazzi ed edifici di valore inestimabile;
-ripopolare la città di giovani creativi che possano dare vita a nuove industrie tecnologicamente avanzate sull’asse che va dall’area del canale della Giudecca fino al Vega e ai laboratori degli artisti di Marghera;
– ricucire un tessuto connettivo con la città di Mestre, accentuando il processo di trasformazione da città dormitorio a vero e proprio entroterra collegato direttamente al capoluogo lagunare;
– riqualificare i flussi turistici costruendo una programmazione culturale permanente di altissima qualità, capace di alzare i livelli di permanenza dei turisti.
La cultura frutta al paese il 5,4% del PIL e dà lavoro a 1,4 milioni di persone, pari al 5,6% del totale degli occupati. E’ questa la riflessione che è stata posta al centro di Venezia 2019-Salone Europeo della Cultura, che si è tenuto dal 23 al 25 novembre 2012. Il Salone Europeo della Cultura si è articolato in 4 sezioni che esprimono, con diversi linguaggi che si intrecciano, le nuove tendenze della cultura contemporanea: si tratta di due iniziative già esistenti, il Salone dei Beni e delle Attività Culturali e del Restauro e Open Design Italia, e di due novità assolute, Nuove tecnologie digitali per la cultura e Restauri Aperti. Il tutto nell’ottica di promuovere la “rete” e individuare un possibile orizzonte di sviluppo per Venezia e il Nordest. Il filo conduttore delle 4 diverse sezioni del Salone Europeo della Cultura di Venezia è stato il confronto tra Venezia e Berlino. Dopo Parigi nel 2011, il confronto ravvicinato è stato con la capitale tedesca, protagonista nell’ultimo trentennio di una rinascita culturale che vede nei giovani artisti e designer i suoi attori principali. In un anno in cui la Germania è stata ago della bilancia in Europa, il Salone ha visto confrontarsi sull’identità e sul futuro dell’Europa i grandi protagonisti del dibattito culturale ed economico dei due Paesi, in un momento strategico per la stessa Unione Europea. Tra i temi al centro della discussione, anche l’impatto degli eventi culturali sull’economia, il binomio cultura-turismo, le sinergie pubblico-privato, l’umanesimo e il rapporto tra religione e società. La cultura come fattore strategico di crescita e sviluppo del Nordest dell’Italia, attraverso il binomio sempre più stretto tra cultura ed economia.
Secondo l’UNESCO, la Cultura è “l’intero complesso dei caratteri distintivi spirituali, materiali, intellettuali ed emozionali che caratterizzano una società o un gruppo sociale. Essa include non solo le arti e le lettere, ma anche i modi di vita, i diritti fondamentali dell’essere umano, i sistemi di valore, le tradizioni e i credi”. Pertanto in una prospettiva di sviluppo e innovazione, la cultura è il nucleo centrale che qualifica il significato stesso di benessere umano, condizionando e determinando i bisogni e le aspirazioni dei membri di una collettività. Essa è il perno intorno al quale si costruisce il sistema di valori e la rete di relazioni che caratterizzano e collegano un gruppo sociale e lo differenziano dagli altri gruppi. La cultura ha un ruolo non strumentale, ma centrale e fondante: essa è alla base dei fini stessi.
La città di Venezia: una “nuova” risorsa economico culturale
Il tema del rapporto tra cultura e territorio ha assunto negli ultimi anni un peso sempre crescente nelle strategie di sviluppo locale delle società occidentali(5). Un documento interessante è una pubblicazione dell’Università Iuav di Venezia, Dipartimento delle Arti e del Disegno Industriale, elaborato dai docenti Pier Luigi Sacco, Giorgio Tavano Blessi, Silvia Vergani “Il capitale culturale di Venezia: quale risorsa per lo sviluppo della città?” del 2007. Nella premessa si parla di “dimensione culturale” del territorio che negli anni ha assunto un peso sempre crescente nelle strategie di sviluppo locale delle società occidentali, un elemento riconosciuto a livello nazionale ed internazionale per la capacità di fornire contenuti e pratiche innovative in grado di rispondere alla crescente spinta di elementi quali la globalizzazione.
Facendo una panoramica economica, sociale e culturale di Venezia nel corso del tempo, si denota come la città è stata oggetto di grandi trasformazioni che negli ultimi decenni hanno modificato profondamente il tessuto economico e sociale dell’area urbana. La città di Venezia ha visto e vede accrescere in maniera inconsapevole, il suo ruolo in ambito internazionale quale meta privilegiata nel mercato turistico, forte di un patrimonio ricco di unicità collegate all’identità e alla storia del luogo. Emerge quindi la consapevolezza del potenziale economico e produttivo collegato alla valenza simbolica/culturale del territorio, la presenza di un capitale culturale, da indirizzare verso la crescita dell’ambito urbano, materia prima che determinerà la crescita di un nuovo settore trainante per l’intera economia locale: il turismo(6).
Il turismo assume il ruolo di nuova risorsa per l’intera provincia soppiantando progressivamente storici settori industriali, in un processo di sviluppo spontaneo scarsamente presidiato dalle istituzioni. La motivazione principale per la visita della città è legata alla storia e cultura del luogo, ma solo una minima parte dei turisti è disponibile a pagare per visitare un’attrazione culturale. A partire dalla fine degli anni ’70 è quindi possibile constatare come l’industria turistica tenda a soppiantare i settori economici tradizionali non più efficienti.
Tuttavia le pressioni esercitate dal turismo nel territorio, senza opportuni strumenti di controllo e gestione, tendono ad assumere connotati negativi, in particolare nel centro storico. Nel tempo l’impianto infrastrutturale della città ha presentato costi crescenti in termini di mantenimento di edifici e servizi, costi per l’acquisto e affitto di appartamenti e spazi produttivi, che non permettono un ricambio della popolazione nel suo complesso. Al contempo sono nate delle “aree di compensazione”, dei luoghi dove il costo degli immobili permette l’insediamento di popolazione a basso reddito come quella giovanile e delle attività produttive innovative, costituite soprattutto da micro-imprese e attività di produzione culturale.
Nel lungo periodo, all’interno del contesto cittadino si delinea quindi uno scenario di declino in termini sia quantitativi che qualitativi, che coinvolge anche la dimensione della “diversità”, e più in generale il settore culturale nel suo complesso.
In quest’ottica, la rilevanza dei fattori di tipo immateriale all’interno dei sistemi sociali post-moderni investe tutti i piani della realtà, influenzando in maniera decisiva le modalità e le fasi di crescita delle società occidentali. La scelta di visitare una mostra d’arte, andare a teatro, e così via, non costituisce un atto di consumo, quanto piuttosto si configura come un momento di crescita identitaria che si sviluppa nel tempo(7). Quindi ciò che caratterizza lo sviluppo delle società post-industriali è la valorizzazione dei capitali immateriali presenti nel territorio, e in particolare del capitale simbolico/culturale. Analizzare la città di Venezia nella sua dimensione culturale e delineare uno scenario di sviluppo significa dare una visione della città quale realtà dove la “cultura” non sia un patrimonio unicamente indirizzato alla fruizione, ma possa divenire un elemento attivo per un’innovativa strategia di sviluppo locale e delle politiche giovanili.
L’area urbana è stata oggetto di ricerche che negli ultimi decenni hanno evidenziato il peso delle risorse culturali nella crescita del territorio, enfatizzando in particolare il peso della dimensione tangibile di questa risorsa nell’economia locale. In una panoramica a livello nazionale e internazionale, le città che hanno introdotto nella politica di sviluppo locale il capitale culturale quale leva strategica, presentano una diversità molto sviluppata sia nella dimensione tangibile (aree di residenza, spazi fisici, infrastrutture) che intangibile (sociale, umano, culturale) del corpo urbano. Città quali Barcellona, Montreal, Sydney, Milano, Linz e molti altri casi che potrebbero essere citati, mostrano come a fianco di aree della città dedicate alle attività finanziarie e residenziali, ad alto valore aggiunto in termini di qualità e servizi, siano presenti aree “cuscinetto” dove giovani, famiglie, la classe creativa, sono in grado di trovare risposte efficaci alle loro necessità.
In questa direzione la città di Venezia ha recentemente presentato interessanti interventi che vedono l’amministrazione e alcune organizzazioni private agire congiuntamente o in maniera autonoma per la modificazione del tessuto urbano. A livello infrastrutturale le opere di ri-urbanizzazione dell’isola della Giudecca, le aree Junghans e le aree industriali dismesse come “Mulino Stucky” trasformate ad esempio in abitazioni, le residenze per studenti, il nuovo spazio per laboratori e produzioni nel campo della cultura e dell’artigianato, hanno dotato la città di nuove risorse. Manca tuttavia un piano organico che renda più accessibile la città a chi – esterno al sistema urbano – è interessato a risiedere e costruire nuove occasioni economiche e produttive: un’opportunità questa che deve essere colta e governata dalle istituzioni con strumenti adeguati (l’affitto permette maggiore dinamicità nel mercato e una soglia di accesso abbordabile anche per i giovani ). La proposta, ad esempio di residency per attività ad alto contenuto immateriale (cultura, servizi, tecnologia), è un’azione che potrebbe trovare in spazi come le aree dismesse dei Bacini dell’Arsenale, oppure i complessi nell’area di San Pietro di Castello e San Pietro della Vigna, occasioni di rilancio della città(8).
La costruzione di un progetto di respiro europeo finanziato attraverso piani come URBAN, piani di recupero urbano, che coinvolga anche fondazioni europee attive nel campo della cultura e soprattutto della produzione culturale, potrebbe presentare le premesse per la strutturazione di un piano per la rigenerazione di questi spazi con l’obiettivo di innestare attività e nuova popolazione. I progetti URBAN hanno permesso a città di tutta Europa (ad esempio Milano, Genova, Lisbona, Berlino, Amsterdam e Vienna solo per citarne alcune) di operare nella direzione di un rilancio del centro storico, prestando una particolare attenzione agli impatti a lungo termine del progetto, soprattutto per ciò che concerne le sfere del capitale umano e sociale della popolazione residente. L’obiettivo di questi progetti non sarebbe unicamente diretto a fornire dall’esterno del sistema nuove occasioni di sviluppo, ma sarebbe volto ad accrescere la diversità locale in termini di capitale umano; ad aumentare le occasioni di scambio e apporto di conoscenze tra residenti e nuovi residenti; a promuovere una crescita delle possibilità inespresse, piuttosto che incentivare l’attrazione di attività provenienti dall’esterno, che presentano sovente un alto rischio di rigetto da parte della città.
A questo proposito, di grande contributo e valore per lo sviluppo della cultura a Venezia risultano essere alcuni progetti, tra i quali è possibile segnalare:
– l’associazione culturale “Spiazzi” che in collaborazione con il comune ha creato un osservatorio chiamato RADAR sulla creatività emergente, dove sono registrate e catalogate tutte le nuove attività e imprese ad alto contenuto creativo (culturale, economico, artigianato ecc) che operano nella città;
– le iniziative localizzate nell’area di Canareggio, quali Teatro Fondamenta Nuove e Villa Groggia;
– la nascita di nuovi spazi per il contemporaneo nel campo delle arti performative e della musica nell’area della Giudecca.
A livello macro, a parte le operazioni della Biennale, Fenice e Teatro Stabile del Veneto, sono poche invece le risorse a disposizione di istituzioni quali Fondazione Bevilacqua La Masa per attività di residency di artisti o per la promozione delle produzioni culturali e del contemporaneo. In questo campo, in particolare, l’amministrazione opera con l’obiettivo di promuovere grandi interventi in collaborazione con gruppi finanziari interessati ad investire nella città (ad esempio l’operazione di Palazzo Grassi ad opera dell’imprenditore francese Pinault), e a fornire un canale di visibilità internazionale alle iniziative, con scarso apporto al coinvolgimento del tessuto culturale locale e alla partecipazione di giovani artisti nella produzione e promozione del contemporaneo.
Nel campo delle nuove tecnologie, nell’area del centro storico, si segnalano il Consorzio Venezia Ricerche dedicato allo studio dell’ecosistema lagunare e operazioni di bonifica delle aree della gronda lagunare, e i centri di ricerca e per il restauro presso l’isola di San Servolo. Tuttavia le iniziative più interessanti sono presenti nel territorio esterno al centro storico. L’area VEGA ne è un esempio. Parco scientifico tecnologico innestato a Marghera nel precedente spazio industriale di aziende quali Agip, Montecatini Nord e Vetrocoke, aziende che avevano dismesso produzioni e lasciato l’area abbandonata ormai da tempo. Il progetto, nato 10 anni fa su modello degli incubatori americani e con un apporto finanziario considerevole da parte dell’Unione Europea, ha visto la creazione di nuovi edifici per attività ad alto contenuto di capitale intangibile. Attualmente negli 85 ettari sono insediate 150 aziende e risultano essere 1.500 le persone impiegate. E’ chiaro come creatività ed innovazione siano ormai da anni concetti chiave e sui quali si basa il rapporto tra cultura e territorio della città. Inoltre è chiaro come già da tempo la cultura, per la città di Venezia, il Nordest, e in maniera più estesa per l’intera Regione, sia generalmente riconosciuta come risorsa fondamentale per lo sviluppo economico e la competitività.
Altra grande risorsa del territorio regionale e di Venezia è ovviamente il turismo. L’offerta culturale è senza dubbio uno tra i fattori più importanti che influenzano la scelta di una meta turistica da parte del viaggiatore, soprattutto se la metà è una città d’arte (e questo vale anche se la città, come è il caso di Venezia, è già di per sé un “brand” universalmente conosciuto e riconoscibile). Questa semplice considerazione è a maggior ragione valida oggi che, come ci rivelano gli esperti del settore, il viaggiatore è sempre più alla ricerca di un approccio esperienziale, che accresca la sua esperienza cognitiva da diversi punti di vista: artistici, culturali, enogastronomici, ludici e così via.
Questa tendenza è stata recepita anche da molti dei produttori di eventi culturali, pubblici o privati che siano, che sempre più spesso fanno riferimento alla “differenziazione” e alla “destagionalizzazione” per caratterizzare le loro proposte.
Come messo in evidenza da uno studio condotto dall’Assessorato alla Statistica del Comune di Venezia(9) sugli eventi culturali e le presenze turistiche nel territorio comunale veneziano, la relazione tra eventi culturali e flussi turistici è di difficile esplicitazione e quantificazione, in particolare per una città come Venezia, in cui l’altissimo numero di eventi – la cui concentrazione peraltro segue in certa misura l’andamento stagionale turistico – non consente di applicare metodologie statistiche robuste. Le due variabili infatti si influenzano reciprocamente: se da un lato l’offerta culturale è uno dei più importanti fattori motivanti per la scelta della meta da parte del viaggiatore, è altrettanto vero che gli operatori culturali tendono a concentrare le loro proposte nei periodi di alta stagionalità per poter contare su un bacino di utenza più ampio. Inoltre la semplice analisi dei dati turistici in generale non consente di poter ripartire il contributo dei diversi eventi, dai più grandi ai più piccoli, che spesso si accavallano nello stesso periodo.
In questo senso, lo studio citato considera molto importante l’analisi di un evento particolarmente significativo – sia in termini di immagine e notorietà internazionale sia in termini di numero di visitatori – come il Carnevale di Venezia. Tale ricerca si avvale di due principali indicatori. Il primo indicatore che viene utilizzato per evidenziare se i diversi eventi hanno avuto un effetto destagionalizzante è dato dall’indice di stagionalità, costruito come differenza della distribuzione percentuale effettiva mensile delle presenze sul totale annuo rispetto alla distribuzione teorica in caso di perfetta non stagionalità (ossia a una distribuzione omogenea delle presenze per ogni mese dell’anno). Il passo successivo consiste, nella stima dell’impatto dell’evento in termini di incremento delle presenze turistiche rispetto a quelle che ipoteticamente ci sarebbero state se l’evento non si fosse svolto. L’eventuale influsso di fattori esterni contingenti, come appunto gli eventi culturali, viene registrato dalla componente irregolare. Un valore positivo, per un certo mese della serie storica, della componente irregolare indica pertanto che in quel mese il valore è superiore a quello spiegato dalla componente del ciclo-trend e dalla componente stagionale.
Il limite di questo metodo è che ci potrebbero essere fattori diversi dall’evento in questione e non noti, che potrebbero avere un effetto distorsivo sull’analisi, oltre al fatto che il valore della componente irregolare tiene conto anche dei giorni del mese non toccati dall’evento. Dove possibile si è utilizzato pertanto anche il dato sugli arrivi giornalieri per lo specifico periodo di svolgimento dell’evento in esame, che viene confrontato con gli arrivi negli altri giorni del mese per rilevare eventuali differenze.
Il Carnevale di Venezia è l’evento che, per diverse ragioni, meglio si presta all’analisi della stima dell’impatto sui flussi turistici. In primo luogo si svolge in un periodo in cui di norma non ci sono altri eventi importanti che porterebbero avere un effetto distorsivo; in secondo luogo il carnevale non cade sempre nello stesso periodo e questo consente di evidenziare meglio l’apporto in termini di destagionalizzazione dell’evento, apporto confermato dall’analisi dei dati raccolti dall’ufficio statistico del Comune di Venezia.
Seguendo un approccio simile e con l’intento di migliorare l’offerta culturale del territorio, attraverso una maggiore razionalizzazione e un migliore coordinamento del calendario degli eventi proposti, la Regione Veneto ha lanciato il progetto “RetEventi Cultura Veneto”, un’iniziativa che nasce come un network tra istituzioni locali e operatori dello spettacolo che, operando in una logica di rete e condivisione, si pongono l’obiettivo di costruire un’offerta culturale di qualità, accessibile al grande pubblico e diffusa sull’intero territorio regionale. Le modalità con le quali viene proposto il progetto rispondono pienamente alla necessità ormai imprescindibile che Regione, province, comuni e associazioni del settore debbano lavorare insieme per “fare cultura” di qualità, non più solo strumento di svago, ma fattore capace di contribuire a stimolare la diffusione di idee e di creatività. La programmazione proposta da RetEventi Cultura Veneto, testimonia dunque una grande attenzione all’arricchimento dell’offerta culturale nel territorio e rappresenta la denominazione che richiama il concetto del collegamento e coordinamento tra eventi a livello locale, provinciale e regionale.
In conclusione da questa analisi della regione Veneto e della città di Venezia emerge in maniera molto chiara come la crescita di questo Paese sia stata resa attuabile da una serie di qualità riassumibili nel termine Cultura. La cosa straordinaria, è che questa visione è estendibile a tutte le regioni d’Italia, nessuna esclusa. Nonostante ciò, mancano ancora delle azioni concrete su vari livelli, anche solo di reale presa di coscienza di questo dato di fatto. La risposta alla domanda iniziale appare chiara: una soluzione attuabile e concreta alla crisi, non solo occupazionale, che ci sta investendo, potrebbe essere davvero alla portata di tutti.
Note
(1) Tratto da, Elisa Barbierato, Tesi di Laurea, Cultura e teatralità nei territori di Este, Monselice, Montagnana, Venezia, Università Cà Foscari 2008-2009,pp. 5-12.
(2) Fonte, Network, RetEventi Cultura Veneto, I progetti culturali della Regione del Veneto, 2012.
(3) Fonte, Convegno Veneto di Valore.Cultura, Impresa, Territorio. Un capitale comune, Regione Veneto, 2012.
(4) Il MOSE (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico ) è un progetto per la difesa di Venezia e della laguna dalle acque alte. Esistono pareri contrastanti riguardo il progetto e il suo impatto ambientale sul territorio lagunare.
(5) Cfr. Pier Luigi sacco, Giorgio Tavano Blessi, Silvia Vergani Il “capitale culturale” di Venezia:quale risorsa per lo sviluppo della citta?, Venezia IUAV, 2007, pp. 2-9
(6) Ibidem
(7) Ivi, pp. 10-21
(8) Ivi, pp. 27-34
(9) Assessorato alla Statistica. Direzione Programmazione e Controllo. Settore Controllo Interno e Statistica. Servizio Statistica e Ricerca, Gli eventi culturali e le presenze turistiche nel territorio comunale veneziano.
Bibliografia
Atti del Convegno, Veneto di Valore: Cultura, Impresa, Territorio. Un capitale comune, Regione Veneto, 2012
Barbierato E. (2009), Tesi di laurea. Cultura e teatralità nei territori di Este, Monselice, Montagnana, Venezia, Università Cà Foscari,
Bernardi U. (2004), Culture e integrazione: uniti dalle diversità, Milano, Franco Angeli Editore
Network, RetEventi Cultura Veneto, I progetti culturali della Regione del Veneto, 2012
Sacco P.L., Tavano Blessi G., Vergani S. (2007), Il “capitale culturale” di Venezia: quale risorsa per lo sviluppo della città?, Venezia, IUAV
Santagata W. (2007), La fabbrica della cultura, Il Mulino, Bologna